IMG_0879-300x225Era salito alla ribalta delle cronache sportive per una tentata combine di una partita di Promozione nella stagione 2012/13 quando era alla guida del Valfabbrica, illecito che gli era costato tre anni d sei mesi di squalifica succesivamente ridotti in ultimo grado a 18 mesi, ma lui, Lorenzo Mambrini, ha saputo rialzarsi, pur dovendo emigrare dall’altra parte del mondo. L’allenatore tifernate, figlio d’arte (suo padre Giuliano ha lasciato grandi ricordi al Città Di Castello), è stato capace di compiere una vera e propria impresa, andando a vincere il titolo di campione cubano alla guida del Santiago entrando di diritto nella storia del paese caraibico (nella foto, tratta da facebook, le immagini della festa). A suggellare il verdetto finale la vittoria per 2-1 ottenuta ai danni del Ciego de Avila. Davvero niente male, in una terra in cui il baseball è visto come sport preferito e in cui il calcio sta cercando lentamente di emergere. Mambrini in precedenza aveva allenato il Guanabacoa e per poi diventare vice allenatore del Santiago prima di assumere quindi la carica di capo allenatore. Mossa risultati alla mano azzeccatissima.

Lorenzo Mambrini è un allenatore di calcio che sull’isola caraibica ha trovato la sua rivincita: «In Italia mi hanno fatto del male, a Santiago sono ripartito». Ora è ct della nazionale, con la «benedizione» del Lìder Màximo…

«Ragazzo, vai avanti così. Sei sulla strada giusta». Ci aveva visto lungo Fidel Castro quando nella primavera del 2016, alla Ciudad Deportiva de L’Avana,mise una mano sulla spalla di Lorenzo Mambrini e gli «pronosticò» un futuro roseo. Allenatore di origine umbra, era alla guida del Santiago da poco più di un anno e sognava di regalare il primo titolo nazionale alla città dove il Lìder Màximo, il 26 luglio del 1953, aveva dato il via alla rivoluzione cubana. «Per me è un onore esserci riuscito nell’anno della sua morte», ci racconta appena tornato in Italia: «A dicembre ho portato un fiore sulla sua tomba e gli ho promesso che sarei arrivato in fondo al mio progetto».

«Io, dal Milan a Gibilterra, grazie a quel pallone di stoffa in Africa»

«Non ho mai mollato», continua a ripetere. Lui che nasce a Città di Castello da una famiglia di calciatori e, in vent’anni di carriera sul rettangolo verde, non si è mai allontanato troppo da casa. Un po’ di professionismo in Toscana, il ritiro prematuro nel 2011 a causa di un infortunio e la nuova avventura come tecnico, sempre in squadre non lontane dal suo paese. «Avevo preso il patentino nel 2007 a Coverciano e stavo per vincere il campionato di Promozione. C’era una squadra importante di Serie D che voleva offrirmi la panchina ma qualcuno ha deciso di farmi del male».

Ossia fu registrato di nascosto mentre parlava di una presunta combine: «E’ stato premeditato, volevano colpire me perché oggi nel mondo c’è molta invidia e un allenatore di 35 anni che vince può dare fastidio. Ero in testa, non aveva senso». Alcune sue frasi però furono sufficienti per condannarlo a 3 anni e mezzo di squalifica: «Ma assicuro su ciò che ho di più caro che non c’entro nulla con quella storia». Tant’è che nel giugno 2014 il TNAS gli ha dimezzato la squalifica e derubricato l’accusa di illecito sportivo. «Per me è stata la vittoria più importante di quel periodo».

Una sorta di rivincita legale, alla quale ha fatto seguito quella sportiva. Stavolta lontano dalla famiglia: «Volevo rimettermi in gioco, rientrare nel calcio, così quando mi telefonò il presidente del Santiago decisi di trasferirmi laggiù». Il motivo di quella decisione ha un risvolto sentimentale: «Nel 2008 avevo conosciuto una cubana, quella che oggi è la mia ex moglie. Mi portava spesso dalla sua famiglia, a L’Avana, a scoprire il vero sapore dell’isola. Mi colpirono i bambini che giocavano a pallone per strada: io mi allenavo lì e quando ripartivo gli regalavo la roba».

Allenamenti che hanno fatto colpo sugli appassionati di calcio locali: «Erano affascinati dall’entusiasmo che mettevo in campo. Gli dicevo che un giorno sarei tornato lì per allenare». E così è stato: «A Santiago ho portato una mentalità che ancora non esisteva. I calciatori sono professionisti e gli viene assicurato il salario per vivere: così, in accordo col Governo e il partito comunista santiaguero, ho comprato palloni nuovi e materiale fondamentale. Inoltre, per conoscere i miei giocatori, ho voluto che dormissero nell’albergo della società dal martedì al venerdì».

Investimenti che hanno portato subito i loro frutti: «Quando sono arrivato mancavano gli ostacolini, le casacche e tante altre cose: mi sono fatto spedire tutto dall’Italia. Abbiamo vinto il campionato di seconda divisione, poi il titolo nazionale». Il primo per Santiago in 102 anni di storia: «Le persone che mi riconoscono in aeroporto mi fanno felice. Così come portare un sorriso ai bambini malati di cancro che siamo andati a trovare all’ospedale della colonia dopo l’impresa». Un’impresa, appunto, tanto che la Federcalcio cubana gli ha offerto la panchina della nazionale.

«Ho avuto tante richieste, ma ho scelto di rimanere a Cuba. Un po’ per riconoscenza visto che mi hanno dato una chance nel momento più difficile della mia vita, un po’ perché ormai mi sento a casa». E’ entrato in punta di piedi, ha preso la residenza nonostante la nostalgia torni puntuale ogni Natale,e ha fatto capire che non aveva alcun intento speculativo, solo tanta voglia di riscatto. «I cubani mi hanno sempre aiutato. Poi quell’incontro con Fidel non lo dimenticherò mai: arrivò con la sua Mercedes, era già malato. Per questo poi gli ho fatto la promessa sulla tomba».

E una promessa, si sa, è una promessa.

 

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Il Campionato Nazionale di Calcio di Cuba (Campeonato Nacional de Fútbol de Cuba), creato nel 1912, è la più importante competizione calcistica cubana ed è organizzato dall’Associazione calcistica cubana (Asociación de Fútbol de Cuba). Sebbene sia una competizione di Lega afferente alla CONCACAF sin dal 1990, nessun team cubano ha mai partecipato al Campionato per club CFU o alla CONCACAF Champions’ Cup.

Regole del torneo per la stagione 2017

I 12 club partecipanti sono divisi in 3 gironi.

Le prime 2 squadre di ogni girone parteciperanno ad un ulteriore Girone all’italiana di andata e ritorno che designerà la squadra campione di Cuba

Stagione 2017

Servizio a cura di Michele Giannotta

Collaborazione di Federica Giustizieri

 

 

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