Un organo di controllo sui conti dei club eletto dai tifosi. E’ quanto proposto in un disegno di legge presentato alla Camera dal deputato Daniele Belotti, 50 anni, storica anima della Lega bergamasca e voce del raduno di Pontida nei primi giorni del mese di ottobre, ma anche noto tifoso dell’Atalanta.

«Negli ultimi 15 anni il calcio italiano ha visto ben 147 fallimenti di società, dalla Serie A alla Serie D, con una media di dieci all’anno (i casi più recenti hanno visto protagoniste Cesena, Bari, Trapani, Reggiana e Lucchese). E’ sotto gli occhi di tutti che servono più controlli sulla gestione dei conti economici”, scrive Belotti, in una nota.

«E’ questo lo spirito che sta alla base del progetto di legge che ho presentato che prevede la modifica della legge 91 del 1981 stabilendo l’obbligo di inserire negli statuti societari un organo consultivo di controllo di 3 o 5 membri eletti ogni tre anni dagli abbonati alla società sportiva con sistema elettronico in base a un apposito regolamento approvato dal consiglio di amministrazione della stessa società».

«L’organo consultivo elegge a maggioranza tra i propri membri il presidente che può partecipare, in qualità di osservatore, alle riunioni del cda. Compito di questo organo di controllo è di garantire trasparenza assicurando un’adeguata informazione all’opinione pubblica creando al tempo stesso un’importante cinghia di collegamento tra le società sportive e i tifosi, che può altresì essere utilizzata anche per disciplinare il tifo e per responsabilizzarlo».

«Per tentare un rilancio concreto del calcio italiano», sottolinea Belotti, «occorre che il Parlamento proceda a una riforma che riporti la tifoseria a sentirsi corresponsabile nelle scelte, fatto indispensabile se si vogliono assicurare bilanci equilibrati e se si vogliono evitare le gestioni scriteriate che portano ai fallimenti, o peggio finalizzate alla bancarotta fraudolenta o al riciclaggio come purtroppo avviene in alcune regioni dalla forte presenza della criminalità organizzata».

L’obiettivo finale, come auspicato da un precedente progetto di legge presentato nella scorsa legislatura del deputato Angelo Attaguile e dall’attuale sottosegretario allo Sport Giancarlo Giorgetti, prevede di favorire un azionariato diffuso: le squadre, i colori e le loro tradizioni non possono divenire un valore materiale soggetto a stime, valutazioni o compravendite, soprattutto, non possono appartenere a persone o società che ne fanno un uso esclusivamente speculativo.

«Le società sportive», conclude il deputato della Lega, «devono essere amministrate in maniera da poter ricevere indicazioni e censure dagli sportivi legati alle stesse società, utilizzando magari il metro indicatore dell’abbonamento unito a quello di una riconosciuta militanza come dirigente o atleta. L’analisi dell’intera vicenda sportiva del calcio professionistico italiano spinge quindi a una riforma urgente, anche in considerazione di alcuni allarmanti stati di tensione tra società sportive e tifoserie e la presente proposta di legge vuole rappresentare un primo contributo strutturale».

Intanto il Ministro dell’Interno On. Matteo Salvini ha detto di voler obbligare le società di calcio al pagamento delle spese di sicurezza negli stadi attingendo da una percentuale dei loro incassi. Una volontà legittima e per molti versi anche giusta, dato il giro d’affari milionari che c’è intorno al mondo del pallone. Ma non si tratta di una proposta alternativa. Anzi, non si tratta affatto di una proposta. Nel 2014, infatti, il governo Renzi approvò una legge che prevede esattamente ciò che vuole fare il Segretario Nazionale della Lega. Ad onor di cronaca la Lega votò contro quel provvedimento.

Nel cosiddetto «dl Stadi» dell’ottobre 2014, convertito in legge 146/14, si parla di un prelievo tra l’1 e il 3% degli introiti dalla vendita dei biglietti a carico dei club. Secondo le stime dell’epoca, Serie A e Serie B avrebbero contribuito alle spese per garantire la sicurezza negli impianti sportivi durante le partite per una cifra che si aggira tra i 6 e gli 8 milioni di euro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *