“Ama Dio e ama il prossimo. Ma già per Nietzsche Dio era morto. E il prossimo? Nel mondo pre-tecnologico la vicinanza era fondamentale. Ora domina la lontananza, il rapporto mediatico e mediato. Il comandamento si svuota. Non abbiamo più nessuno da amare”. Questa affermazione sulla copertina del libro dello psicoanalista junghiano Luigi Zoja “La morte del prossimo” pone degli interrogativi e contiene una provocazione.
Il disincantamento del mondo analizzato da Max Weber, con la perdita della spiritualità in larghi strati della società, nonostante il permanere della cultura religiosa, ci fa riflettere. Ci sono rischi di derive di una tecnologia che crea “una distanza del vicino e una vicinanza del lontano” e quindi induce a domandarci: chi è il nostro prossimo? Dobbiamo chiederci se viviamo davvero in una società basata sui valori della rivoluzione Francese “libertà, uguaglianza e fraternità” che intendevano unire il prossimo. Oppure la competizione e l’indifferenza hanno diviso le persone nella lotta per la sopravvivenza, a scapito anche della libertà dell’individuo?
Chi è il prossimo lo può spiegare l’Anmic Lecce (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) nel convegno “Disabilità e sport” che si terrà venerdì 5 maggio presso la sala Maria d’Enghien del Castello Carlo V di Lecce ore 9-14 in cui si parlerà dei valori sportivi che consentono una vita di soddisfazione anche per i disabili. E se lo sport è un canale di dignità, allo stesso modo si possono aprire altre vie in numerosi settori: lavoro, arte, istruzione.
Il prossimo non si può dividere in normodotati e disabili, ma i pregiudizi sono ancora pervicaci, perché l’organizzazione sociale non ha ancora abbattuto tutte le barriere – mentali e fisiche – che impediscono ai disabili di vivere, traendo il massimo dalle risorse disponibili.
Lo sport, con le paralimpiadi, ci dimostra che anche i disabili possono ottenere risultati di pregio, nonostante le difficoltà personali, perché la passione, il coraggio e il desiderio possono condurre l’uomo a primati ammirevoli.
L’avv. Maria Antonietta Tull, segretario generale Anmic, moderatrice dell’evento, spiega l’importanza della partecipazione al convegno di Lecce dei campioni paralimpici Annalisa Minetti, Luca Mazzone, Andrea Bocciardo che saranno intervistati dal giornalista dott. Claudio Arrigoni, co-moderatore.
Saranno presenti le autorità, il prof. Nazaro Pagano presidente nazionale Anmic e l’avv. Luca Pancalli presidente Cip.
Relatori:
- Dott.ssa Paola Allamprese, dirigente medico II livello Lecce, dott. Paolo Amico, dirigente medico unità spinale policlinico di Bari, responsabile del servizio di medicina dello sport: “La bicicletta adattata. Attività motoria, hobby o reinserimento? Un percorso di collaborazione inter-istituzionale”.
- Ingegnere Rinaldo Sacchetti, direttore tecnico area ausili e assistenza sul territorio, direttore tecnico area ricerca e formazione: “Ausili per l’attività sportiva”.
- Prof. Lorenzo De Michieli, Manging Director Rehab Technology IIT Inail Lab, professore università di Genova, facoltà di economia: “Dalla robotica umanoide all’uomo: esempi di trasferimento tecnologico dall’IIT”.
- Dott. Lucio Maci, consulente Orl Inail: “La sordità, handicap invisibile… oltre le protesi ed oltre gli ostacoli”.
- Dott. Angelo Tornese, medico dello sport Asl Lecce: “La certificazione di idoneità per l’atleta con disabilità”.
- Dott. Fernando Stomeo, specialista in scienze e tecniche preventive ed adattive, docente liceo scientifico sportivo “F. Calasso” di Lecce: “Il soggetto asmatico e lo sport”.
- Dott.ssa Barbara Summo, PhD psicologa psicoterapeuta, funzionario consiglio nazionale ordine psicologi: “Integrazione, inclusione o relazione”.
- Dott. Francesco Manfredi, ortopedico fisiatra, medico federale paralimpico, dirigente medico Giovanni XXIII Bari: “Disabilità e sport: dalla riabilitazione all’agonismo”.
Freud affermava che la differenza tra normali e nevrotici è nella quantità di determinati disagi: ciò significa la differenza tra normali e disabili è solo una questione di visione dei problemi che tutti abbiamo e ci rendono un’unica umanità. Anzi spesso i cosiddetti normodotati hanno più difficoltà a relazionarsi e ad instaurare rapporti su un piano di parità e di rispetto perché si difendono dall’empatia.
La storia dell’evoluzione dell’uomo ci dimostra che l’essere umano non è cambiato nella sua essenza ancestrale e primitiva. L’intelligenza si coniuga con gli istinti e gli impulsi naturali e tra questi c’è la necessità di relazioni. I grandi scienziati di ogni campo del sapere, dalla psicoanalisi alla filosofia, da Socrate a Binswanger, sottolineano che siamo nati per avere rapporti ed essere prossimi. Significa che senza vicinanza fisica ed affettiva l’uomo si auto-condanna all’isolamento, all’alienazione e alla morte, che può non essere organica, ma dell’anima.
Il vero sviluppo, allora, è quello che pone tutti gli individui nelle condizioni di realizzarsi al massimo delle loro potenzialità e possibilità. L’inclusione sociale deve, con urgenza, riguardare anche i disabili, con la consapevolezza che siamo tutti prossimi a qualcun altro e possiamo, con la nostra solidarietà improntata a un dovere etico, rendere le persone più unite. Più vicine alla vita.
fonte: www.salentopocket.it