Nato a Catania il 20 novembre 1930, Candido Cannavò dopo la maturità  classica si iscrive a Medicina, ma al quarto anno decide che stetoscopio e camice bianco non fanno per lui che già  nel ’48, a diciott’anni, ha scritto il primo articolo per “La Sicilia”. L’argomento è l’atletica leggera, sua grande passione. In materia ha una cultura enciclopedica. Sono gli anni in cui la staffetta giamaicana batte i fino ad allora irraggiungibili sprinter statunitensi. Anche lui è un atleta, ma non uno scattista. Corre i 5mila e i 10mila metri ai campionati nazionali universitari. In un’edizione si classifica secondo. “Allora, gareggiare era una vera e propria avventura”, ricorda. “Eravamo nel dopoguerra e i campionati ogni anno si tenevano a Merano: ci pensate attraversare in treno – spesso in terza classe – tutta la penisola?”.
Comunque, lasciati gli studi, Cannavò si dedica a tempo pieno al giornalismo. Deve anche contribuire all’economia familiare: “Mia madre è rimasta vedova quando avevo 5 anni e ha tirato su da sola tre maschi e tre femmine. Era una sarta incredibile: già  nel ’24 andava ad aggiornarsi a Parigi. La sua sartoria era famosa a   Catania “.
Il primo contratto con La Sicilia arriva nel 1955, anno nel quale la sua firma appare per la prima volta anche sulla Gazzetta dello Sport. “Era maggio e sostituii un corrispondente da Catania rimasto implicato in uno scandalo di corruzione sportiva” racconta. “Allora direttore della Gazzetta era Giuseppe Ambrosini, padreterno del ciclismo, mentre il segretario di redazione era Franco La Ganga, un personaggio straordinario detto ‘il colonnello’ che faceva anche da dimafonista e da direttore amministrativo. Aiutava gli autisti a caricare il giornale. Doveva sentirlo quanto gridava per una nota spese. Era capace di licenziarti quattro volte al giorno”.
Oltre che a lavorare per La Sicilia e a fare il corrispondente per La Gazzetta, scrive per La Stampa e per altre testate. “Mi davo molto da fare, viaggiavo e dovevo mettere insieme i soldi per avere la possibilità  di seguire gli eventi: un giornale come La Sicilia non poteva certo sostenere tutte le spese”, osserva. “Nel 1964 ho seguito anche per La Gazzetta le Olimpiadi di Tokyo. Da allora le ho seguite tutte”.
In quel periodo, Cannavò non si dedica solo allo sport e realizza inchieste sugli aeroporti e sulle strutture sanitarie e psichiatriche siciliane. Suo è il libro bianco ‘Lazzaretti di Sicilia’.
Una sera al Teatro Bellini di Catania assiste a un balletto, con la coreografia di Luciana Novaro: la prima ballerina, Franca Roberto, diventa sua moglie nel dicembre del 1961. Nascono due figli e una figlia (Alessandro è caporedattore al Corriere della Sera; Marco, dopo avere ballato nei teatri di mezzo mondo, ora dirige una scuola di yoga a Londra, città  dove vive anche Marialisa, pedagogista montessoriana che, attualmente, gestisce alcuni negozi buddisti).
L’arrivo a Milano è dovuto a Gino Palumbo, il giornalista che ha trasformato La Gazzetta dello Sport, allargandone gli orizzonti e raccontando i risvolti umani e sociali legati al mondo dello sport. “Lo conoscevo da anni, fin da quando era al Mattino di Napoli e dirigeva il settimanale Sport Sud”, sottolinea. “Poi Alfio Russo lo chiamò nel 1962 a Milano, al Corriere della Sera. Trasformarono il giornale e fu un successo. Già  allora Palumbo mi propose di trasferirmi qui. Avevo trovato anche una casa in via San Marco: avrei attraversato la strada e mi sarei trovavo direttamente qui dentro. Ma era destino che l’operazione non si facesse”.
Palumbo ci riprova nel 1976 quando arriva alla Gazzetta dopo essere passato dal Corriere d’Informazione. In quell’occasione Cannavò avrebbe dovuto andare alla costituenda redazione romana. E non accetta. “La svolta decisiva è del 1980, al mio ritorno da Montevideo dove avevo seguito il Mundialito”, afferma Cannavò. “Palumbo mi propose di venire a Milano come vice direttore. Riunii la famiglia, la moglie e i tre figli, e facemmo una votazione. A Catania avevo una casa – di mia proprietà  – che si affacciava sul mare. Mia moglie conduceva una scuola di danza spagnola. Stavamo proprio da Dio. Milano era una scommessa, dovevamo ricominciare tutto da capo. A conti fatti, si può senz’altro dire che l’abbiamo vissuta bene questa esperienza”. La signora Franca diventa responsabile della scuola di danza spagnola della Scala e il marito – che quando parla di lei si illumina – dopo un anno e nove mesi dall’arrivo a Milano è nominato condirettore. “Era il 1° marzo del 1982 e contestualmente alla condirezione l’azienda mi consegnò la lettera con la quale mi comunicava che sarei diventato direttore dal 1° marzo dell’83″.
Oltre al mare, la grande passione di Cannavò è la lettura. “Leggo sempre di notte”, precisa. “Mi piacciono gli autori sudamericani, soprattutto le scrittrici: oltre a Isabel Allende, Marcela Serrano: ‘La casa delle donne tristi’, l’ultimo libro che ho letto, è suo. Naturalmente leggo anche Camilleri, anche se da siciliano devo confessare che non capisco molte parole del suo agrigentino. E poi mi piacciono i libri di uno storico divulgatore come Silvio Bertoldi”. Oltre al teatro e al balletto (“Per ragioni familiari mi considero un esperto”), ama anche il cinema: “Però non sopporto di uscire dalla sala con la sensazione di avere buttato via due ore. È una delle cose che più mi fanno incazzare”.
Cannavò ha lasciato a Pietro Calabrese la direzione della Gazzetta il 1° marzo 2002, ma ha continuato a collaborare attivamente per il quotidiano e la Rcs fino alla sua morte, impegnandosi contemporaneamente in iniziative a sostegno dei più deboli (disabili, carcerati, senza tetto), protagonisti dei suoi ultimi libri: ‘Libertà  dietro le sbarre’, (Rizzoli, 2004)   ‘E li chiamano disabili’, (Rizzoli, 2005), ‘Pretacci. Storie di uomini che portano il Vangelo sul marciapiede’, (Rizzoli, 2008).

 LA FONDAZIONE.

L’idea di una Fondazione intitolata a Candido Cannavò è nata nelle prime ore che sono seguite alla scomparsa del grande giornalista e scrittore, avvenuta il 22 febbraio 2009, su stimolo di un gruppo di redattori e amici e con il supporto della famiglia Cannavò, e ha immediatamente ottenuto l’adesione del Direttore della Gazzetta dello Sport, Carlo Verdelli, che ha voluto darne prima notizia pubblicamente, durante il suo ricordo pronunciato sul pulpito della Basilica di Sant’Ambrogio nel corso delle onoranze funebri a Cannavò.

Verificata l’ampia disponibilità offerta dal presidente della RCS Quotidiani prof. Piergaetano Marchetti e dall’Amministratore Delegato Giorgio Valerio ad accogliere la proposta e a investire il CdA della RCS Quotidiani dell’opportunità di essere, della Fondazione, Ente promotore e primo finanziatore, l’iniziativa, dopo il sì del CdA del 16 marzo 2009, ha seguito il non semplice iter necessario alla nascita di una Fondazione, fortemente voluta nonostante la pesante crisi del mondo editoriale italiano.

Il prof. Marchetti e il suo Studio hanno curato la stesura dello Statuto, che dopo l’approvazione generale, è stato depositato quale atto costitutivo della “Fondazione Candido Cannavò per lo sport”, presso il notaio Renata Mariella il 17 novembre 2009. Ad esso è stata aggiunta una relazione illustrativa degli scopi e delle iniziative previste dalla Fondazione, l’indicazione degli organi statutari, una relazione finanziaria e patrimoniale, il versamento della quota patrimoniale, effettuato il 5 ottobre 2009, e di quella a bilancio per il primo anno di gestione, in una parola il complesso dei documenti necessari per ottenere l’avallo e il riconoscimento previsti dalla legge.

Nella determinazione del primo conto economico di previsione intervengono, oltre che la RCS Quotidiani, anche la redazione della Gazzetta, e la famiglia Cannavò.
Alle prime fasi di costituzione, ha partecipato con entusiasmo anche la più grande Fondazione europea per somme distribuite (213 milioni di euro nel 2009, altrettante a bilancio di previsione nel 2010), la Fondazione CARIPLO, che è stata prodiga di consigli e ha seguito direttamente la nascita della Fondazione Cannavò.

Nel Consiglio di Amministrazione siedono fra gli altri, oltre ai vertici della RCS Quotidiani, un membro della famiglia Cannavò, diversi giornalisti della Gazzetta, a partire dal Direttore, un membro del Comitato di Redazione. Direttore della Fondazione è stato nominato Elio Trifari.

Fonte: Primaonline.it

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