A distanza di 30 anni dalla scomparsa di Sergio Leone avvenuta il 30 aprile 1989 riveliamo per quale squadra di calcio batteva il cuore il famoso regista romano.
Sergio Leone era romanista o laziale? Quattro anni fa se ne discusse.Riassumiamo.Le due tesi convivevano con testimonianze diverse. Quella del Sergio Leone laziale era sostenuta nel libro “Romani”, di Angelo Mellone (ed. Marsilio, 2012), che ai romanisti D’Alema, Andreotti, Ferilli, Verdone e Sordi, contrapponeva una lista “di vippume biancoceleste”, definizione sua, composta da “Aldo Fabrizi, Asia Argento, Raoul Bova, Christian De Sica, Sergio Leone, Lucio Battisti, Bud Spencer, Isolde Kostner, Nanni Loy, Alighiero Noschese, Russell Crowe, Robbie Williams e Morrissey”.
La tesi del Sergio Leone romanista viveva perché, su Il Romanista, Izzi raccontava di aver recuperato un articolo uscito sul Messaggero nel 1984 alla vigilia della finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool. Leone diceva: “Per me il Liverpool non esiste. Sono romanista incallito con moglie e figli che impazziscono per il calcio … mi auguro proprio che la Roma trionfi”. In una intervista rilasciata dal regista alla rivista “Roma Mia”, nel novembre dello stesso anno, Leone spiegava: “Sono tifoso facendo finta di non esserlo. Ho un’accesa polemica in famiglia dove girano troppi romanisti. Io amo poco i tifosi sperticati. Preferisco gli sportivi, ragionano di più senza tirare in ballo la sfortuna, la perfezione propria contro la stupidità degli altri. Naturalmente ho la tessera e vado regolarmente all’Olimpico”. Frase ambigua? Non le successive. Sui suoi amori calcistici. Falcao: “Un perfezionista mosso da una passione trascendentale”. Cerezo: “Ha una visione panoramica, totale del gioco, lo anticipa, in più segna”.
Per conoscere la verità bisognava chiedere a Ennio Morricone, la fonte delle fonti. Infatti ora è finalmente tutto chiaro.
Il sito della Roma aveva già intervistato Morricone nel 2012. Risposta sul calcio e sul tifo: “Quando andavamo allo stadio con Sergio Leone ricordo sempre il delirio, il parcheggio, l’entusiasmo della folla ma anche le file”. Ambigua pure questa.
La verità invece arriva chiarissima dalle pagine del libro Ennio un maestro, monumentale conversazione fra Tornatore e Morricone su musica e cinema, uscita per HarperCollins. A pagina 263 e 264 si parla di calcio. Senza più equivoci. Dice Morricone: “Mi arrabbio quando la Roma sbaglia, ma sono un tifoso composto, quando la Roma segna resto seduto, nemmeno allo stadio mi lasciavo andare. Chissà, il mio era una specie di pudore. Anche a Sergio Leone piaceva il calcio. All’epoca in cui andavo all’Olimpico per la partita, avevo comprato una macchina, sembrava un’auto militare. Con quella andavamo allo stadio io, Sergio e le nostre famiglie. Non sapevo che era laziale, ma un giorno al derby scattò in piedi eccitato come un matto perché la Lazio aveva segnato un goal alla Roma. Allora gli dissi: Da oggi allo stadio ci vado solo con mia moglie!”.
Direi che i dubbi finiscono qui. Resta da registrare solo un’altra cosa clamorosa. Pure Morricone da bambino era laziale. Confessa a Tornatore: “Ma sai che ero laziale? Proprio laziale! Ero bambino, non avevo mai visto una partita. Nella mia classe alle elementari c’erano ragazzini laziali. M’hanno detto: Ahò, te sei laziale?. E io subito, senza sapere ciò che dicevo: Sì, so’ laziale! Quindi lo sono diventato quel giorno, senza capire granché. Il guaio è che invece non era affatto laziale mio padre. Un giorno mi domandò: Ma tu per quale squadra fai il tifo? La Lazio, papà! Me diede ‘na pizza: E non ti vergogni? Mi vergognai, tanto che sono diventato della Roma”.