Ecco il commento dell’Uisp-Unione Italiana Sport Per tutti all’intervento che il ministro allo sport Vincenzo Spadafora ha tenuto ieri in Senato: “Abbiamo ascoltato il Ministro Spadafora, durante l’informativa al Senato per fronteggiare l’emergenza da Covid 19 – scrive Vincenzo Manco, presidente Uisp – condividendo la linea prudenziale adottata finora rispetto alla riapertura, accogliamo con favore la notizia che entro il 25 maggio potrà ripartire lo sport di base e potranno riaprire i ‘centri, le palestre, i centri danza e circoli sportivi’.
Le parole del Ministro tuttavia, sul tema della sicurezza, continuano a non offrire la chiarezza necessaria per subordinare i relativi comportamenti dei vari soggetti sportivi alla riapertura.
Quando si fa riferimento ai protocolli adattabili alle diverse situazioni, si dice che devono garantire la sicurezza dei propri clienti, ovvero attraverso la disponibilità degli spazi a disposizione le imprese relative a palestre o altra tipologia d’impianto possono modulare la loro offerta agli utenti.
Non è invece chiaro come si faccia a garantire, a parità di disciplina sportiva, la stessa identica sicurezza a tutti i partecipanti stante che ciascuno potrà adattare le linee guida per poter ripartire, così come non è chiaro come si faccia ad adattare un protocollo quando nello stesso impianto, soggetti diversi organizzano e praticano la stessa disciplina sportiva. Queste due specificità non riguardano i clienti, bensì la stragrande maggioranza dei praticanti che sono i tesserati delle Asd/Ssd e dei diversi organismi sportivi, tra i quali la differenza tra la stessa disciplina non esiste se non nell’approccio alla pratica che può essere agonistica di prestazione o amatoriale.
Proprio qualche giorno fa abbiamo espresso, al Ministro Vincenzo Spadafora attraverso una lettera che alleghiamo, gli stessi dubbi che non ci pare siano fugati dalle dichiarazioni fatte ieri nell’informativa al Senato. Chiediamo pertanto che su questo il Ministro si pronunci nello specifico al fine di non permettere comportamenti discrezionali legati a promuovere in modo surrettizio protocolli che, anche per finalità di concorrenza, potrebbero far correre rischi riguardo alla salute dei praticanti”.
Qui di seguito il testo della Lettera firmata da Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, inviata al ministro Spadafora lo scorso 5 maggio a seguito delle incongruenze segnalate in merito alle Linee Guida dell’ufficio per lo sport, del DPCM del 26 aprile, della Circolare del Ministero dell’interno del 2 maggio e quella del Ministero della salute del 29 aprile.
“Egr. on. Ministro,
la Uisp, fin dall’inizio del Suo mandato di Ministro della Repubblica con delega allo sport e alle politiche giovanili, ha seguito con grande attenzione il Suo operato, verso il quale ha pubblicamente più volte manifestato il proprio sostegno, soprattutto per le Sue posizioni a favore della promozione sportiva e dell’associazionismo di base, quello che svolge un ruolo coesivo nel rapporto con le comunità piccole o grandi che siano del nostro Paese.
A Lei abbiamo riconosciuto il merito di aver fatto emergere dalla precarietà, dall’invisibilità alla quale erano da sempre destinati i collaboratori sportivi, attraverso le misure di sostegno a loro favore previste dal “Cura Italia”, che saranno reiterate anche nel prossimo decreto, come già da Lei annunciato.
Esprimiamo poi, grande attenzione all’ulteriore impegno da Lei assunto nel voler proseguire il processo riformatore del sistema sportivo italiano attraverso i decreti legislativi relativi alla legge delega 86 dell’agosto 2019.
Ci permettiamo pertanto, in questa delicata fase legata alla ripartenza di alcuni significativi settori produttivi del Paese, di rappresentarLe alcune nostre preoccupazioni dovute ad incongruenze che abbiamo rilevato, tenendo in considerazione la lettura combinata di alcuni interventi istituzionali che si sono concentrati in questi ultimi giorni e precisamente il DPCM 26 aprile, la circolare del Ministero dell’Interno del 2 maggio, quella del Ministero della Salute del 29 aprile, riportante le indicazioni operative relative alle attività del medico competente negli ambienti di lavoro e nella collettività, e le Linee Guida dell’Ufficio per lo Sport.
Con lo spirito di svolgere al meglio il nostro compito, nel rapporto con le basi associative a noi affiliate, e di agevolare anche le migliori intenzioni che sottendono alla formulazione di quei documenti, Le segnaliamo alcune contraddizioni che rischiano di rendere confuso, almeno a nostro avviso, il quadro di riferimento del lavoro che siamo chiamati a fare.
Nel merito. Se da un lato il DPCM sospende gli eventi e le competizioni di ogni ordine e disciplina e permette le sessioni di allenamento agli atleti professionisti e non professionisti delle discipline sportive individuali, riconosciuti di interesse nazionale dal Coni, dal Cip e dalle rispettive Federazioni, le Linee guida dell’Ufficio per lo Sport inseriscono tra gli organismi sportivi anche gli Enti di Promozione, che dovrebbero quindi anch’essi “emanare appositi Protocolli di dettaglio”. Ciò, probabilmente, perché la già citata Circolare del Ministero dell’Interno ritiene comunque consentita anche agli atleti non professionisti di discipline non individuali, come ad ogni cittadino, l’attività sportiva individuale, in aree pubbliche o private.
Inoltre, l’assunzione di protocolli lasciata a carico delle singole organizzazioni sportive, aprirebbe la strada a forme discrezionali di interpretazione delle norme di sicurezza per la salute nello svolgimento della disciplina sportiva, a seconda che ad organizzarla sia una FSN o una DSA o ciascuno dei quindici EPS e relativi nuclei associativi.
Ulteriormente, le figure del “medico sportivo” e, in particolare, del “medico competente”, nel rapporto con la stretta normativa della sicurezza negli ambienti di lavoro, non fanno altro che complicare la lettura complessiva dell’impianto a cui, evidentemente, si ispirano le Linee Guida.
Abbiamo già avuto modo di dire, non potendo far altro che attenerci a quelle che sarebbero state le linee applicative a seguito del Rapporto Coni “Lo sport riparte in sicurezza”, che compilare le relative schede sarebbe stato un esercizio superfluo, poiché quando si praticano le discipline, soprattutto quelle di contatto, il rischio di contagio e la sicurezza della salute degli sportivi, non guardano certo la tessera dell’organismo di appartenenza.
Alla luce di queste nostre considerazioni chiediamo un Suo intervento che consenta di superare le incongruenze, tenendo anche conto, come da Lei stesso anticipato, della successiva redazione del protocollo per gli allenamenti degli sport di squadra e per le linee guida per la riapertura delle strutture in cui si pratica lo sport di base.
RinnovandoLe stima ed apprezzamento, restando a disposizione, Le rivolgiamo i saluti più sinceri e i migliori auguri di buon lavoro”.