I migliori ciclisti e cicliste hanno ormai raggiunto l’Italia, giovedì scattano i Campionati del Mondo UCI 2020 di Imola – Emilia Romagna. Concluso il Tour de France e il Giro Rosa, è tempo di ricognizioni sui percorsi iridati che dal 24 al 27 settembre assegneranno quattro ambitissime maglie iridate.

Le prime sono riservate agli specialisti della cronometro. Sia le donne che gli uomini si sfideranno lungo 31,7 km pianeggianti. I campioni in carica non mancheranno di mettere in risalto le proprie doti. Ci proverà l’americana Chloé Dygert, nonostante arrivi all’appuntamento senza corse nelle gambe, per colpa del Covid-19 che, tra le tante cose, ha stravolto anche i calendari agonistici della sua TWENTY20 Pro Cycling. «Sono entusiasta di essere in Italia per cercare di difendere le mie strisce arcobaleno. Sarà interessante vedere se è possibile vincere i mondiali come prima gara della stagione, ad ogni modo sono grata per l’opportunità di tornare ad attaccare il numero alla schiena. Indossare la maglia di campionessa del mondo è un onore, mi piacerebbe tenerla per un altro anno» commenta la 23enne vincitrice di cinque titoli mondiali su pista, due nell’inseguimento individuale e tre nell’inseguimento a squadre, oltre al titolo conquistato nella cronometro individuale nello Yorkshire un anno fa.

Punta a un tris storico Rohan Dennis, che dopo aver disputato la Tirreno-Adriatico con la Ineos Grenadiers è pronto a sfoggiare il body della Australia. «Nel periodo di stop forzato ho sempre avuto in testa il mondiale. È un onore correre con la maglia iridata in qualsiasi categoria. Ogni volta che la indosso io parto per vincere. La mia condizione è buona. Ogni anno è speciale presentarsi al via della corsa più importante dell’anno, ma avere l’occasione di lottare per vincerla per la terza volta consecutiva ed entrare a far parte di un gruppo ristretto di campioni che ci sono riusciti sarà fantastico» racconta il 30enne di Adelaide, numero 1 della crono mondiale già nel 2018 e 2019.

Non sarà ad Imola il campione in carica della prova in linea Mads Pedersen, che sotto la pioggia inglese un anno fa battè l’italiano Matteo Trentin e lo svizzero Stefan Küng. «Ho iniziato l’anno in maglia iridata al caldo dell’Australia, dopo la Parigi-Nizza sono stato costretto a sfoggiarla a lungo solo in allenamento, a causa del coronavirus. Vincere in Polonia è stato un sollievo, aggiudicarmi almeno una gara con questa maglia addosso è stato emozionante. Al Tour de France me la sono goduta ogni giorno» spiega il 24enne danese della Trek-Segafredo, che ha ritenuto troppo duro il circuito di 28,8 km con partenza e arrivo nell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, da percorrere 9 volte per gli uomini e 5 per le donne.

Chi sulle due salite in programma potrebbe esaltarsi è invece Annemiek van Vleuten, dominatrice del ciclismo femminile delle ultime stagioni. La 37enne olandese della Mitchelton-Scott il 17 settembre è caduta nel corso della settima tappa del Giro d’Italia, quando era in maglia rosa, rompendosi il polso sinistro. Dopo essersi sottoposta domenica scorsa a un intervento in Olanda, non ha escluso di poter comunque essere della partita. «La frattura non è troppo complicata, quindi ho ancora un minimo di speranza di poter correre con le mie compagne e difendere il titolo su un percorso adatto alle mie caratteristiche. Vedrò come starò giorno per giorno e farò del mio meglio per recuperare, intanto pedalo sui rulli e con un tutore che mi permette di non sforzare il braccio infortunato».

I campioni non si danno mai per vinti, soprattutto se almeno una volta nella vita hanno provato l’emozione di vestire la maglia iridata.

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