“Surreale, un sogno, non ho parole per descriverlo. La prima cosa che ho pensato è: cavolo, ho saltato come mia mamma. Solo dopo ho realizzato che 6,91 è anche il record del mondo under 20, e che è lo standard per Tokyo!”. Larissa Iapichino, 18 anni, dopo quel salto da libri di storia si ritrova dentro a una centrifuga. “Mi ci vorrà un po’ a realizzare quello che è successo oggi. Felicità, stupore… ho dentro un misto di emozioni a volume altissimo, mi sento come una bambina”.

La misura è esattamente, al centimetro, quella del record italiano indoor di mamma Fiona May nel 1998 a Valencia. Che significato ha? “Eguagliare mia mamma mi fa realizzare tante cose. Non ci sono tante parole per descriverlo, o almeno io non le ho, mi basta la misura. Le dedico questo record, ma non voglio dire perché. Lei lo sa”.

Hai migliorato il record del mondo under 20 che apparteneva, dal 1983 a Heike Drechsler. Non un nome qualsiasi. “Questo mi sconvolge. Heike Drechsler è una delle dee del salto in lungo… e ho appena battuto un suo record, un suo record del mondo. Fra un po’, vi giuro, mi viene un colpo”.

Con 6,91 si spalancano le porte per un sogno a cinque cerchi: “A 18 anni portare a casa il biglietto per un’Olimpiade non è una cosa da tutti i giorni. Tokyo me la immagino come un’occasione per imparare, per catturare le cose migliori da tutte le grandi campionesse che saranno in pedana con me, e che saranno le mie avversarie… e già questo mi sembra incredibile. Voglio cogliere l’opportunità di fare esperienza. I Giochi Olimpici di Tokyo, ma anche gli Europei indoor di Torun fra due settimane… nelle gare di questo tipo non conta solo la misura d’iscrizione o la forma fisica. C’è tanto lavoro di testa, l’esperienza conta moltissimo. Io sono molto giovane e voglio assorbire più che posso, come una spugna, voglio imparare”.

In fondo a queste emozioni, a questo stropicciarsi gli occhi però c’è ancora la lucidità dell’agonista. “In verità nei primi salti mi sentivo un po’ scarica perché sto studiando molto, è l’anno della maturità. Però nella corsa spingevo molto e infatti il mio allenatore ha spostato indietro la partenza della rincorsa. L’obiettivo che ci eravamo posti non era pensare alla fase di salto, ma a come ci arrivavo, a come correvo. Devo dire che ha funzionato!”. Come festeggerai? “Sui libri”.

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