Un sorriso e qualche rammarico. Gianmarco Tamberi torna a 2,30, misura di valore internazionale e soglia anche psicologica, saltata al primo tentativo dal recordman italiano dell’alto a Szekesfehervar, in Ungheria, in una finale olimpica anticipata, con gran parte dei migliori nella tappa Gold del Continental Tour. L’azzurro dell’Atl-Etica San Vendemiano commette poi tre errori al primato stagionale outdoor di 2,33 e chiude la propria penultima gara prima delle Olimpiadi di Tokyo al quarto posto, superato da tre dei principali rivali per i Giochi in Giappone. Vola a 2,37, come alle indoor, il bielorusso Maksim Nedasekau, a pareggiare la migliore prestazione mondiale stagionale. Seconda e terza piazza per i due russi autorizzati attesi in pedana a Tokyo, entrambi con 2,33, Ilya Ivanyuk e Mikhail Akimenko. Stesso 2,30 di Tamberi, invece, per Andriy Protsenko. “Gimbo” non sbaglia a 2,20 e 2,24, ricorre al secondo tentativo per il 2,27, poi si libera del due-e-trenta senza indugi, al primo assalto. Quindi non è altrettanto efficace tre centimetri più su, a 26 giorni dalla qualificazione olimpica di Tokyo in calendario nella mattinata giapponese del 30 luglio. È comunque tutt’altra storia dopo il 2,24 di Leverkusen e alle spalle restano altri rivali da tenere d’occhio come l’australiano Brandon Starc (2,27), il bahamense Donald Thomas (2,27), il cubano Luis Zayas (2,24). Per il riscatto, nel confronto diretto con gli altri big mondiali, c’è Montecarlo venerdì sera, sulla pedana del 2,39 del 2016. 

“Purtroppo in questo momento più vado veloce nella rincorsa e meno salto, esattamente l’opposto di quello che accade quando sto bene. E questo è un enorme problema perché io sono un saltatore che ha bisogno di velocità – l’analisi dell’argento europeo indoor -. Gli altri ovviamente non stanno né a guardare né ad aspettare me, e saltano. Quindi devo assolutamente risolvere questo ‘casino’ e ho un’ultima possibilità per riuscirci. Mai mi sarei aspettato di arrivare in questa condizione ad una gara dalle Olimpiadi. Niente è ancora perduto ovviamente e non mi arrenderò fino all’ultimo salto, ma di certo non sono contento di come stanno andando le cose”.

SOLIDO DAL MOLIN – È una conferma per Paolo Dal Molin (Fiamme Oro). Il primatista italiano macina gli ostacoli in 13.31 (+0.9) a soli quattro centesimi dal suo fresco record italiano degli Assoluti di Rovereto (13.27). Per l’azzurro era la prima gara dopo il record dei 110hs ottenuto nella finale tricolore in Trentino il 26 giugno, e il tempo centrato in Ungheria consolida le sue nuove certezze. Partenza boom, ma questo non fa più notizia – i suoi primi tre ostacoli sono da vertice mondiale – dopodiché colpisce tutte le barriere dalla quarta in avanti ma non perde l’assetto e si aggiudica il primo posto nella serie più debole, quella senza Grant Holloway e Sergey Shubenkov. Battuto il britannico David King (13.49), lo statunitense Freddie Crittenden (13.52), l’olandese Koen Smet (13.59). Nella classifica complessiva il 33enne alessandrino è quinto: il suo 13.31 è battuto a distanza soltanto dal campione del mondo Grant Holloway (13.08/-0.1), dallo spagnolo Orlando Ortega (13.15), dal russo Shubenkov (13.19) e da Ronald Levy (13.25).

“Non avrei mai pensato di dire ‘brutta gara’ quando corro in 13.31 – il commento di Dal Molin – Ma è così, non è stata una bella gara, ho preso tutti gli ostacoli, a un certo punto non sapevo più cosa stessi facendo. Avevo chiesto di essere inserito nella serie più forte, che per me era più stimolante. Ma così non è stato. Quindi ho giocato. Ed è venuto fuori questo tempo. Sono piacevolmente stupito da me stesso, è strano a 33 anni avere queste sensazioni. Adesso, sì, mi aspetto davvero grandi cose”. Non la migliore giornata, invece, per Luminosa Bogliolo (Fiamme Oro): l’impatto con il settimo ostacolo compromette la propria gara. La ligure rischia di cadere, riesce comunque a restare in corsia e termina al passo, per onor di firma, in 13.72, nello show della portoricana Jasmine Camacho-Quinn (12.34).

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