Al termine di una finale combattuta e piena di pathos le padrone di casa della Repubblica Ceca strappano i titolo alle azzurrine e segnando per la seconda volta nella storia il nome del Paese boemo sul defender. Italia sconfitta 6-3, ma sempre in partita e mai doma, che lascia Praga con il rammarico di aver subito un paio di infortuni e lasciato un po’ troppi corridori sulle basi (solo in finale 8)
È sempre difficile raccontare di una sconfitta in finale, specie se questa volta significa aver lasciato nelle mani della squadra, che per due anni si fregerà del titolo di Campione d’Europa Under 18, il prestigioso “defender”: la coppa che ogni due anni appunto viene rimessa in gioco. L’Italia lo custodiva dal 2018, dall’Europeo giocato in casa a Ronchi dei Legionari e vinto in finale contro l’Irlanda. Tre anni fa (nel percorso se ne è aggiunto uno per via della pandemia da Corona virus), però, la categoria Juniores aveva un anno in più ed era Under 19, ora la categoria si è ridotta di un anno, ma il “defender” rimane quello e rimarrà in Repubblica Ceca.
Sono le giovani boeme, infatti, le nuove campionesse d’Europa di categoria, dopo aver battuto in finale le azzurrine 6-3. Una vittoria legittimata dal fatto che anche nel giovedì del torneo, nella prima delle tre partite del secondo round robin, quando si mischiano le squadre provenienti dai gironi eliminatori, nella prima sfida tra ceke e italiane erano state le padrone di casa ad avere la meglio. Ma in finale l’Italia non ha mai mollato, ha dimostrato di essere una squadra grintosa e orgogliosa e non si è fatta “mettere sotto – parole del manager Andrea Longagnani – Abbiamo dimostrato di essere una squadra competitiva e siamo stata l’unica squadra in grado di tenere testa alle neo-campionesse”.
L’Italia in questo Campionato Europeo, prima della finale, non ha fatto un cammino netto (la sconfitta contro la Repubblica Ceca del giovedì aveva fatto vivere con maggiore tensione le due partite del venerdì contro Regno dei Paesi Bassi e Spagna) e non è nemmeno stata fortunatissima in senso generale, dovendo fare a meno per infortunio fin dal riscaldamento della seconda partita del primo giorno di Maya Milano e facendo anche i conti, giorno dopo giorno, di una serie di piccoli acciacchi, fino a vedere Beatrice Nannetti colpita duramente da una battuta nella fase conclusiva della finale. Eppure le ragazze hanno lottato fino alla fine. Non senza commettere errori. Quelli sono sempre dietro l’angolo, specie quando si è giovani e manca l’esperienza, ma quello che assolutamente non è mancato è stata la voglia di migliorare continuamente e di reagire a ogni avversità.
La finale è stata una sfida molto equilibrata, tra due squadre che si conoscono benissimo (nelle settimane precedenti il torneo si erano anche affrontate in amichevole a Ronchi dei Legionari) e che avevano preparato ogni dettaglio per presentarsi pronte all’appuntamento. Ovviamente con palla affidata alle due migliori lanciatrici: Katerina Kindermannova da una parte, Beatrice Nannetti dall’altra.
L’Italia è partita subito forte, mettendo in base il lead-off Anita Bartoli (valida) e, sebbene non sia riuscita a farla avanzare, con due out, riempiendo le basi grazie a due walk, limate da Agnese Giacometti e Linda Rampoldi. Purtroppo si è subito capito che la serata sarebbe stata complicata perché quei tre corridori a occupare tutti i sacchetti sono rimasti lì, sull’eliminazione al piatto di Giulia Bancora e in quel momento è cominciata la conta dei rimasti sulle basi: unico vero rammarico di una partita giocata comunque alla pari con le ceke.
Dopo una prima difesa liscia, nonostante un colpito e un corridore lasciato in terza anche dalle boeme, l’Italia chiude il proprio secondo attacco con due arrivi in base (errore difensivo e base ball) e un altro corridore lasciato in base. Poi arriva il vantaggio delle padrone di casa, firmato da un doppio di Smetanova e dai singoli di Bouckova e Touskova. Sullo 0-2, con alle spalle la sconfitta nel gironcino (partita nella quale a un certo punto l’Italia si era trovata sotto manifesta) le azzurrine si sarebbero potute sciogliere, invece tutto il contrario. Hanno reagito immediatamente, spinto sull’acceleratore, messo la palla per terra e accorciato le distanze con Sarah Bortolotti e ben 3 errori in un solo inning (dei 5 totali) della difesa ceka.
Al cambio campo però una brutta serie di valide subite (4 con un triplo) intervallate da un bunt di sacrificio hanno riportato la Repubblica Ceca ad avere il controllo della partita 4-1. Anche in questo caso, però, stesso cliché di qualche minuto prima: Italia pronta a reagire e capace, oltre che di segnare 2 punti per portarsi sotto fino al 3-4, grazie alle valide di Anita Bartoli e Sarah Bortolotti anche di costringere il manager ceko Tomas Kusy a rilevare Kidermannova con Amalie Chaloupkova. Da quel momento in poi le azzurrine, in attacco, non sono più riuscite a produrre, mentre in difesa hanno subito un punto nella parte bassa del quarto (complice anche un errore) e un altro punto al sesto, con due valide una delle quali è costata l’infortunio a Beatrice Nannetti.
Agli archivi va così la vittoria della Repubblica Ceca, che conquista il secondo titolo di categoria della propria storia, dopo quello del 2014 a Rosmalen; e anche in quel caso l’Italia fu d’argento.