Firenze – Una vittoria pesante, la prima della storia contro l’Australia, ma nelle parole di Kieran Crowley e Mitch Lamaro c’è il senso di una misura che l’Italia vuole consolidare ad alto livello, costruendo quella credibilità che è il vero obiettivo del gruppo Azzurro fino ed oltre la Coppa del Mondo 2023.
“Sicuramente abbiamo festeggiato ieri sera, una vittoria di questo tipo in un test-match ufficiale richiede anche di sapersi godere i momenti positivi”, esordisce il tecnico azzurro in una conferenza stampa mai così affollata. “C’è tanto da imparare da una gara come questa, ieri i ragazzi hanno dimostrato che erano disposti a morire per la maglia, e questo è un valore importantissimo che va loro riconosciuto, e da cui partire sempre. Con l’Australia abbiamo peraltro esplorato alcune soluzioni nuove nel nostro gioco, che sono riuscite molto bene, sono davvero soddisfatto.
Prosegue il c.t. neozelandese: “Battere l’Australia è un grande risultato, lo sport a volte ti sorride facendoti vincere di un punto, altre volte no facendoti perdere per quello stesso punto. Il significato di un risultato così è importante per la gente, per il movimento, ma soprattutto per la squadra, che dà sempre il 110% in ogni singolo allenamento. Se lo meritano davvero, sono felice principalmente per loro”.
Netta la considerazione di Crowley alla domanda sulla supposta sottovalutazione dello staff australiano per la formazione decisa alla vigilia: “Nessuna mancanza di rispetto: la rosa dei Wallabies è ampia, sono tutti atleti del Super Rugby, del Top 14, della Premiership, ed è giusto che un allenatore voglia mettere alla prova tutti nell’ambio di un tour come questo”.
Sul progetto nato un anno fa: “È passato un anno da quando questo gruppo ha cominciato il suo percorso: stiamo costruendo la nostra identità, senza copiare o ispirarci a qualcun altro. È un percorso, che a volte può avere anche dei momenti negativi: vogliamo guadagnarci il rispetto dei nostri avversari, partita dopo partita, lavorando sulle nostre caratteristiche per metterle nelle migliori condizioni di esprimere appieno il nostro potenziale”.
Sull’attitudine in campo dei suoi ragazzi: “Stiamo provando cose nuove, è vero, fin dallo scorso Sei Nazioni: la riuscita di un sistema, l’efficacia di una qualunque struttura, passa però solo ed esclusivamente dall’attitudine dei ragazzi, a volte può funzionare, a volte no, ma il loro impegno è sempre massimale e come allenatore questo è l’aspetto per me più importante. Parlando in particolare del triangolo arretrato con Capuozzo, Ione e Bruno, sicuramente ieri è stato protagonista, ma la nostra ricerca di allargare il gruppo è in continua evoluzione, e non si fermerà certo dopo questa vittoria”.
Anche per Michele Lamaro, sempre più “il Capitano”, un fuoco di fila di domande, in un mix tra racconto emotivo e analisi lucida: “Con Kieran stiamo lavorando tanto sulla performance, chiaro che vincere fa tutta la differenza del mondo, ma anche perdendo di un punto la prestazione della squadra non avrebbe avuto un valore inferiore.
Onestamente la certezza di poterla portare a casa si è vista dall’inizio, sapevamo che facendo bene il nostro lavoro, gestendo al meglio anche i dettagli del nostro piano di gioco, saremmo stati in partita fino alla fine, e così è stato.
L’atmosfera di Firenze è sempre speciale, si sente nell’aria che questa è una città di sport vera, e allo stadio tutta questa energia l’abbiamo sentita tantissimo. Quando indossiamo la maglia Azzurra noi del resto vogliamo sempre dare il massimo per i nostri tifosi, ma così come ieri non siamo diventati super-eroi, a Batumi non eravamo diventati dei dilettanti.
Trovo che a distanza di un anno il gruppo abbia trovato lo spirito giusto credendo pienamente nel lavoro che stiamo facendo: ogni singolo sa che deve dare il 100%, apportando il proprio contributo al risultato collettivo. Abbiamo un progetto nel quale crediamo profondamente, e questo ci tiene saldi anche nei momenti difficili della partita, come è accaduto in alcuni passaggi anche ieri.
Sull’ultimo calcio ci siamo tutti sentiti di fare pressione salendo assieme, a quel punto valeva un po’ tutto, e se poteva essere utile, perché non provarci.
Non esiste il famoso “click” che ti fa cambiare il corso delle cose improvvisamente: è la somma di quello che facciamo giorno dopo giorno, lavorare per avanzare quel centimetro in più, per sbagliare quel calcio in meno, per chiudere un placcaggio in più. A questo livello la differenza la fanno davvero i dettagli, non le magie improvvise.
Ieri sera abbiamo festeggiato, ci sta, ma da oggi si comincia ad entrare con la testa al test col Sudafrica: dobbiamo proseguire nella costruzione del nostro progetto, lavorando e basta, e sapendo che anche con gli Springboks dobbiamo dare continuità alla nostra performance, senza focalizzarci sul risultato. L’Italia sta lavorando per riconquistare il rispetto di tutti, e questo passa solo per una continuità di prestazioni ad alto livello, che è esattamente quello su cui siamo focalizzati da mesi”.
Delusione, ma anche consapevolezza sul valore dell’avversario di ieri, da parte dell’head-coach e del capitano degli australiani.
Dave Rennie, head coach Australia: “Che dire, sapevamo che l’Italia sarebbe stato un avversario difficile, l’atmosfera allo stadio era molto calda e noi abbiamo commesso troppi errori, concedendo un numero inaccettabile di punizioni. Ieri non abbiamo giocato una buona partita, troppe cose non sono andate nel verso giusto. Abbiamo subito sulla collisione, nella disciplina, regalato tanti turn-over, insomma, davvero una combinazione di fattori negativi che dobbiamo analizzare con grande attenzione”.
Allan Ala’alatoa, capitano Australia: “Siamo davvero delusi, non abbiamo saputo controllare la gara, soprattutto nel breakdown, e per quanto riguarda la disciplina, credo che il nostro coach abbia già detto tutto. Dobbiamo analizzare quello che è accaduto con grande attenzione, e partire da lì per preparare la prossima partita”.