Straordinario seguito della tifoseria granata a Cava dei Tirreni.

CAVESE (4-3-3): Colombo, Rossi, Magri, Lomasto, Maffei (D’Amore 33’), Munoz, Aliperta, Cuomo (Palma 85’), Banegas (Tumminelli 90’), Foggia (Bubas 81’), Gagliardi (Bezzon 66’). A disposizione: Angeletti, Palama, Tumminelli, Bezzon, Bubas, Basile, D’Amore, Ludovico, Fissore. All.: Troise.
NARDÒ (3-5-2): Viola, De Giorgi, Lanzolla, Russo, Ciracì, Addae, Fedel, Montinaro (Mengoli 88’), Antonacci (Polichetti 77’); Ferreira (Gjonaj 77’), Dambros. A disposizione: Plitko, Orlando, Pinto, Mengoli, Gjonaj, Polichetti, Mariano, Urquiza, Macrì. All.: Ragno.
ARBITRO: Teghille di Collegno.
NOTE: Ammoniti Fedel, Lanzolla, Ferreira (N), Munoz, Cuomo (C). Espulso Munoz per doppia ammonizione. Angoli 0-7. Recupero 3′ e 5’.

E’ il Nardò che comanda il gioco, é un TORO che mette sul tavolo personalità e voglia di fare, é la squadra di Mr. Ragno che fa la partita, é il collettivo granata che crea le occasioni più numerose e ghiotte, ma é la Cavese a vedere il bicchiere mezzo pieno. Il Nardò che si sperava di vedere al Simonetta Lamberti si é materializzato quasi a pieno in tutta la sua bellezza. Quel quasi é dovuto a qualche sbavatura che poteva costare troppo cara, a non aver premuto sull’acceleratore in superiorità numerica (anzi al contrario é stato l’unico tratto di gara dove gli ospitanti hanno avuto più coraggio),  ma soprattutto alla mancanza di lucidità nella finalizzazione: in apertura e in chiusura le palle gol più nitide, con Ferreira che dopo pochi minuti non inquadra dalla media distanza la porta sguarnita e nel finale con Adddae e Gjonaj che nella foga di sfondare la rete si incartano a vicenda consegnando un tiro i media “cilindrata” a Colombo. Giustamente Mr. Ragno, che ha sempre avuto l’onesta di fare dichiarazioni che fanno il paio al suo valore e spessore di tecnico esperto, navigato e vincente, ammette che il Nardò, per quanto prodotto, avrebbe meritato qualcosa in più; ma quel valore, tradotto, assume un significato ben preciso: il Nardò avrebbe meritato di vincere. La capolista, attendista e sorniona, non ha mai impensierito Viola con trame di gioco, aggrappandosi ai tiri da fermo di Aliperta e a qualche giocata estemporanea con lanci lunghi o a sperare nelle capacità e nelle invenzioni di un attacco di grande levatura. Ma vogliamo anche noi, nella recriminazione di un risultato che si é sperato si concretizzasse, vedere il bicchiere mezzo pieno: é quello della certezza e della consapevolezza di avere una signora squadra, autoritaria, bella, determinata, che se la giocherà fino alla fine, e che bagna di sudore e impegno la mitica casacca granata, generando orgoglio in una tifoseria fantastica che ha seguito in massa, a oltre 400 km, una fede, regalando, insieme ai tifosi aquilotti, onore e bellezza in questo pomeriggio di sport.