L’ennesimo tonfo sportivo, questa volta in quel di Scampia, non fa scalpore più di tanto. Diventa quasi indolore per tutti, squadra e società, questa caduta libera che, già da tempo, ha assegnato incontrovertibili colpe a noi gruppo dirigente.
Se poi si va alla ricerca della correità per alleggerire la propria colpevolezza chiamando in causa, sia pur marginalmente, il gruppo squadra, allora il concorso di colpa ci vede all’apice di tale responsabilità.
Non vuole essere questa una virata sul patteggiamento, in quanto non c’è da rendere giustizia ad alcun soggetto terzo (se non ad una tifoseria tutta cuore e passione), né tanto meno un’auto flagellazione per ottenere un effetto catartico- espiatorio. Sarebbe una magra consolazione.
Cercare alibi per comportamenti manchevoli di terzi soggetti (dissolvenza di sponsor), eclissatisi da obblighi contrattuali verbali che si sono riverberati sui corrispettivi economici spettanti agli atleti, può rappresentare un modo di deresponsabilizzarsi, ma…non è così. Gli impegni in solido vanno valutati e se infattibili si percorre la strada del recesso, altrimenti vanno rispettati.
Ed allora niente cronaca della gara perduta contro l’Athena Napoli, ma focus spostato sulla componente che più è stata emarginata dal contesto organizzativo societario, offuscata dall’entusiasmo di proporsi su un palcoscenico nazionale importante come la serie A3.
A noi gruppo dirigente è mancato, ahi noi, per desuetudine conclamata, lo spirito pragmatico nel concepire per il terzo anno di fila, un’idea di costruzione di squadra capace di identificare ostacoli e vincoli che potevano frapporsi all’attuazione della stessa.
Bisognava avere contezza dello scontro frontale con la realtà, avara sì di compartecipazione sociale e di promesse rinnegate o falsamente rinegoziate, abbandonando proponimenti più surreali che concreti.
E’ mancata la realizzabilità. Abbiamo sorvolato sul ragionevole budget occorrente, sulla disponibilità di risorse umane frastagliate in più incarichi e, soprattutto, ci siamo convinti che la nostra scelta era un’ottima idea. Così non è stato.
Questa critica amara, a mia firma personale, potrà non piacere e ancor più venir considerata biasimevole per tutto il nucleo dirigenziale, ma un briciolo di buona fede lo si deve concedere ad un gruppo, sì inesperto, ma che mai ha ostentato presunta superiorità millantando onori che non gli appartengono.
Una nota di merito, e qualcuno sorriderà dando una scorsa alla classifica, spetta agli atleti che nonostante le tante traversie interne, infortuni ed assottigliamenti dell’organico, stanno portando a termine il campionato.
Non è facile, e ciò vale anche per lo staff tecnico, preparare una seduta d’allenamento che sia preparatoria ad una gara con ripetute vacanze di elementi, che inficiano la componente tattica mandando alla deriva impegni e prestazioni.
Eppure l’esposizione a sconfitte quasi certe non ha sterilizzato stimoli ed orgoglio nella maggior parte degli atleti che, con professionalità estrema, hanno continuato a coniugare impegni di lavoro e di gioco, sacrificando momenti di vita sociale che in altre circostanze avrebbero privilegiato.
L’ultimo miglio verde i ragazzi lo stanno compiendo a petto in fuori, offrendosi a critiche e strali che non meritano, rispettando principi sportivi, senso di appartenenza e rispetto per i colori sociali.
La via crucis sportiva di Olimpia Sbv Galatina sta per compiersi passando attraverso le due ultime stazioni: il prossimo derby casalingo con il Taviano (29 aprile) e l’ultima trasferta in terra tarantina contro Grottaglie, in calendario il 06 maggio.
Poi le rivoluzioni nei futuri assestamenti societari potranno aprire nuovi scenari, sicuramente meno foschi.

Piero De Lorentis