Cosa sia accaduto nei 400hs di Montecarlo, in Diamond League, lo racconta uno sconsolato Alessandro Sibilio, ritirato nella gara di un devastante Karsten Warholm, record della Diamond League con 46.51 per il norvegese: “A malincuore temo che un’altra stagione sia andata – il commento dell’azzurro delle Fiamme Gialle – dopo grandi quattro ostacoli ho sentito fastidio alla coscia sinistra, nello stesso punto dell’infortunio dello scorso anno. Mi resta ancora quella percentuale di speranza ma noi atleti lo sentiamo quando è qualcosa di importante. E io ho sentito un dolore forte scendendo dal quarto ostacolo. Il destino sta giocando contro di me da due anni a questa parte. Mi dispiace davvero tanto perché avevo sentito tanti tifosi italiani urlare il mio nome allo stadio Louis II”. Già oggi, al rientro in Italia, si sottoporrà ad accertamenti per una diagnosi approfondita. Intanto è da impazzire la prova di Warholm (quarto tempo di ogni epoca dopo il suo 45.94 di Tokyo, il 46.17 di Rai Benjamin alle Olimpiadi e il 46.29 di Dos Santos a Eugene 2022). Lo stesso Alison Dos Santos,brasiliano, debutta con 47.66 e precede lo statunitense Cj Allen (47.84).

CRIPPA FUORI, EMOZIONE CARRARO – Serata ‘no’ per Yeman Crippa (Fiamme Oro) ritirato nei 5000 metri che offrono la tripletta etiope di Hagos Gebrhiwet (12:42.18), Berihu Aregawi (12:42.58) e Telahun Bekele (12:42.70), seguiti dallo spagnolo Mohamed Katir che con 12:45.01 sfila a Jakob Ingebrigtsen il record europeo stabilito dal norvegese al Golden Gala di Firenze nel 2021 (12:48.45). “Ho sentito fastidi vari e non aveva più senso continuare. Ora torniamo ad allenarci in vista dei Mondiali e cerchiamo di capire cosa stia accadendo”, le parole di Crippa. Che emozione per Elena Carraro (Atl. Brescia 1950) al debutto assoluto in Diamond League, ottava con 13.28 nei 100hs, pur lontana dai suoi migliori crono stagionali (12.89) ma felicissima di aver esordito in un contesto così lussuoso come quello del 12.30 di Nia Ali (Usa), miglior tempo mondiale dell’anno, un centesimo più veloce dell’altra statunitense Kendra Harrison seconda con 12.31.

IMMENSA KIPYEGON 4:07.64– Finiti gli aggettivi, bisognerebbe coniare neologismi per raccontare la siderale impresa di Faith Kipyegon, entusiasmante primatista mondiale dei 1500, dei 5000 e da stasera anche del miglio. La keniana aggiunge elementi a supporto di chi la considera già la più grande mezzofondista di tutti i tempi: il 4:07.64 è un crono mostruoso che sposta di quasi cinque secondi i limiti umani, fissati dall’olandese Sifan Hassan a 4:12.33 nel 2019 sempre sulla pista monegasca. Le ‘pacer’ Kristie Schoffield (Usa) e Winnie Nanyondo (Uganda) la pilotano a 1:01.76 nel primo giro e 2:04.10 nel secondo, dopodiché inizia lo spettacolo della fenomenale 29enne keniana, mamma della piccola Alyn. Guardarla correre è un piacere per gli occhi: 3:06.66 ai 1200, sessantuno secondi scarsi per completare gli ultimi 409 metri. Il vuoto, tra lei e le avversarie: 4:14.58 per l’irlandese Ciara Mageean. Non più Faith, chiamatela leggenda.

DUPLANTIS SCONFITTO, OMANYALA 9.92 – La notizia, se ce n’è una, è la sconfitta dello svedese Mondo Duplantis, finito addirittura fuori dal podio nell’asta: quarto, con 5,72 a bersaglio, due errori a 5,92 e uno a 6,02. Ne approfitta lo statunitense Chris Nielsen che agguanta la prima posizione con 5,92. Si continua a non strafare nei 100 metri: Ferdinand Omanyala (Kenya) si impone in 9.92 (+0.6) nel derby d’Africa con il botswano Letsile Tebogo (9.93). World lead per il keniano Wyclife Kinyamal (1:43.22) negli 800 metri con sei atleti sotto l’1:44.

4×100 PRONTA PER BUDAPEST: “DIMOSTRATO FINALMENTE IL NOSTRO VALORE”
“È andata anche meglio delle aspettative – le parole di Roberto Rigali, primo frazionista azzurro dopo il 38.04 di Grosseto che blinda i Mondiali di Budapest per la staffetta 4×100 italiana – considerando che con Filippo Tortu non ho cambiato tante volte. Ma ci siamo trovati subito ed è anche il frutto di tanti raduni, iniziati cinque anni fa, e quindi anche se non si prova tante volte riusciamo a capire cosa cerca il nostro compagno”. Prima volta in terza frazione per il campione olimpico Lorenzo Patta: “Era da un po’ che sognavo di farla, e sono veramente contento per un risultato che aspettavamo da tempo e finalmente è arrivato. Felici di averlo corso qui, a Grosseto, a casa nostra”. Poi il boato del pubblico a gioire con Samuele Ceccarelli all’arrivo: “Davvero uno spettacolo! Siamo riusciti a dimostrare quello possiamo valere e che il gruppo sa fare. È il frutto del lavoro con il settore tecnico della Federazione, sempre attento alle esigenze degli atleti, ma anche dell’affiatamento tra noi, che scherziamo e ci prendiamo in giro, però quando è il momento di correre siamo concentrati e rispondiamo presente per dare il massimo”. “Abbiamo cercato, voluto e sognato talmente tanto questa qualificazione ai Mondiali – racconta Filippo Tortu in un post social – che quando ho scoperto che ce l’avevamo fatta, ho esultato come mai in vita mia… forse troppo, perché per l’esultanza mi è uscita la spalla. Fa male, ma fa meno male se penso che si va a Budapest! Grazie ragazzi, per quello che abbiamo conquistato e per il senso di appartenenza a questa maglia che ogni volta dimostriamo insieme”.

PRESIDENTE MEI – Il primo a festeggiare gli azzurri è il presidente FIDAL Stefano Mei: “Era giusto correre questa gara di fronte al pubblico italiano e perciò abbiamo deciso di farla qui, in uno stadio pieno, in mezzo a tanti giovani. Questo gruppo ci fa ben sperare per i Mondiali, e anche per le Olimpiadi, con atleti sempre disponibili che stiamo mettendo nella condizione di poter ottenere i risultati e con tante possibilità per la squadra da schierare in campo. Un lavoro che nasce dalla magia della notte di Tokyo”.

DT LA TORRE – “Il risultato di Grosseto esprime il valore – sottolinea il direttore tecnico Antonio La Torre – e allo stesso tempo l’enorme potenzialità di questa staffetta, ancora di più quando potrà essere al completo, anche in vista di Parigi 2024. A dimostrare lo spessore della velocità azzurra c’è poi il quartetto under 23 che a distanza di una settimana ha superato di nuovo la migliore prestazione italiana di categoria: c’è presente e futuro, oltre alla metodologia che ci ha condotto fin qui”.