È enorme la felicità di Gianmarco Tamberi dopo la medaglia d’oro nel salto in alto ai Mondiali di Budapest. “Pazzesco – esclama – e non riesco neanche a sentirmelo dire che sono campione del mondo! È una sensazione unica, riuscire a battere atleti che sembrano superiori. Quando sono entrato nello stadio ho visto quanti italiani c’erano, quanto erano carichi, e mi sono detto: ‘è la tua serata’… Sapevo di star bene, anche se domenica ho fatto una qualificazione orrenda, ma ho archiviato tutto e ho cercato quello che dico nei miei discorsi da capitano agli azzurri: credere che tutto è possibile e sognare in grande, alla fine è successo. Prima della gara ho fatto un ottimo riscaldamento, uno dei migliori della mia vita, e avrei potuto solo distruggere tutto con la mia testa. Conosco gli avversari, sapevo che poteva servire più di 2,38 per vincere. Ho cercato di essere me stesso in pedana, di rimanere concentrato, e a 2,36 mi sono reso conto che era un possibile match point. Se c’è un’opportunità, devi mettercela tutta e ho avuto l’ennesima conferma che quando conta riesco a tirare fuori la parte migliore di me. È bello raggiungere quello che si sogna. Mi sento ripagato di tutti i sacrifici fatti, so quanto ho investito nel mio team e questo non è uno sport individuale, se c’è un lavoro di squadra che richiede tanta dedizione. Quando si cambia guida tecnica dopo dodici anni si esce dalla comfort zone e la paura è tanta, mi sono caricato di tante responsabilità.

Mio papà Marco mi ha insegnato a saltare, quello che ho fatto oggi è anche grazie al percorso condotto insieme a lui. Non è stato facile separarmi da lui, digerire un cambiamento del genere, non ci parliamo da tanto tempo ma è merito anche di quello che mi ha insegnato. Devo ringraziare Giulio Ciotti e Michele Palloni per come si sono approcciati a questa nuova sfida, un team affiatatissimo. Fa piacere sapere di ispirare i giovani, spingere i ragazzi ad avvicinarsi ai campi di atletica: è bellissimo, sono loro a darci la forza”.

È la medaglia numero 50 della storia azzurra in 19 edizioni dei Mondiali: per il momento a Budapest l’Italia è a quota 3 grazie anche all’argento di Leonardo Fabbri nel peso e al bronzo di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia. Nella quarta serata di gare, spicca anche il record italiano in 53.89 di Ayomide Folorunso che diventa la prima azzurra di sempre a entrare in una finale iridata sui 400 ostacoli, l’undicesimo posto di Ludovica Cavalli nei 1500 con il personale di 4:01.84 per siglare lo standard olimpico, mentre Daisy Osakue è dodicesima nel disco con 61,13 come Marco Fassinotti a 2,20 nell’alto d’oro di Tamberi.