“La mia gara a Parigi è il 1° agosto? È una data che va onorata, la 20 km delle Olimpiadi è il mio ‘main goal’ per la prossima stagione”. I Giochi Olimpici in riva alla Senna inizieranno proprio con la marcia, e in particolare con la ‘venti’ del campione in carica Massimo Stano, in programma in una data molto più che simbolica per l’atletica italiana, quello stesso 1° agosto che due anni fa consacrò Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi nei magici quindici minuti di Tokyo. “Non voglio farmi carico di pressioni, a Parigi voglio divertirmi dopo la lezione che ho preso quest’anno ai Mondiali di Budapest – spiega Stano nella puntata settimanale di AtleticaTalk – Ho pensato a fare troppe cose, inseguire troppi obiettivi. Ma sono sicuro che tutto il lavoro fatto non è stato sprecato”.

L’azzurro delle Fiamme Oro, che ha abbinato al titolo olimpico il trionfo mondiale di Eugene 2022 nella 35 km, delinea i suoi orizzonti per il prossimo anno, partendo proprio dall’appuntamento a cinque cerchi. “L’idea è quella di fare due gare alle Olimpiadi, con la ‘venti’ come obiettivo principale ma anche nella staffetta. Il nuovo format va a vantaggio mio e di Antonella Palmisano, anche se mi dispiace davvero tanto per gli specialisti della ‘cinquanta’ e della ‘trentacinque’ che non avranno opportunità. Credo che al mondo, a essere sinceri, poche squadre possano essere competitive come un’Italia con Stano e Palmisano: penso alla Spagna, la Cina, forse l’Australia. È un’occasione ghiotta. Possiamo portare un’altra medaglia e stavolta insieme. Per qualificarci dovremo passare dai Mondiali a squadre di Antalya a fine aprile”.

Inevitabile, parlando proprio della campionessa olimpica, una riflessione sul recente cambio di guida tecnica. “Mi dispiace che Antonella non faccia più parte del mio gruppo con Patrizio Parcesepe, perché per me è stata importante, una vera leader – aggiunge Stano – Ma questo non significa non sentirsi e non vedersi più: ci incontreremo spesso in pineta e ci sosterremo durante gli allenamenti. Ognuno fa le proprie scelte, se inizia a arrugginirsi il rapporto è giusto che si provi a cambiare. È chiaro che nell’anno olimpico è un po’ complicato ma ho visto che in questo periodo va abbastanza di moda. Io vado controcorrente”.

E poi c’è Roma 2024: “Ne parlavo pochi giorni fa con Maurizio Damilano, che entrò da vincitore allo stadio Olimpico ai Mondiali del 1987. Quando ho gareggiato a Pechino 2015 sono arrivato ventesimo ma l’emozione di fare ingresso in quello stadio strapieno era pazzesca. Non immagino cosa significhi entrare per primi all’Olimpico: sarebbe fantastico, perché l’Europeo è l’unico titolo che mi manca”.

Un testimonial della marcia, per la ricerca e per diffondere i valori del tacco e punta. È stata un successo l’iniziativa in tre tappe “The Walking Stano” che si è conclusa domenica scorsa a Palo del Colle con una parata di stelle: “Non ho mai visto così tanti campioni olimpici insieme – osserva il marciatore pugliese – Mi sembrava un’utopia, poi tutti mi hanno detto ‘sì, vengo volentieri’. Sono orgoglioso di questo progetto che ci ha permesso di raccogliere 4 mila euro per la ricerca sulla fibrosi cistica”.

Per la piccola Sophie, quasi tre anni, amore di papà, le parole più dolci ed emozionanti: “Ci sarà il suo nome sulle mie scarpe da gara. Oltre a tutto il lavoro svolto con Patrick, ho vinto le Olimpiadi perché è nata lei. Ma la vittoria di Tokyo, in confronto a una figlia che ti corre incontro quando rientri a casa, non è niente”.