Il Toro si arrende presto alla squadra di Dell’Agnello e perde partita e settimo posto

Hdl Nardò Basket si fa schiantare anche a Rimini allungando una crisi di gioco e di risultati che non sembra finire. Nella terzultima della regular season del girone Rosso di A2 Rivierabanca è scesa in campo con i suoi problemi e con l’umore sotto i piedi, ma ha approfittato di un avversario allo sbando che si è arreso prestissimo. Stavolta gli uomini di Di Carlo tradiscono un po’ tutti (inutile fare distinguo), appaiono spaesati e demotivati e perdono di nuovo con un passivo non trascurabile (-18). Nella città di Federico Fellini l’immortale regista stasera avrebbe dedicato ai granata il bellissimo I Vitelloni, la storia di un gruppo di giovani che vive nell’eterna attesa di diventare adulti.    

La cronaca. In riva all’Adriatico è una domenica amara sin da subito. Di Carlo si affida all’inizio a Maspero, Smith, Ferrara, Stewart jr. e Iannuzzi per provare l’assalto alla fortezza dei Malatesta. Ma l’uomo più importante di Rimini, Justin Johnson, parte a razzo con 10 punti in meno di quattro minuti. Un piccolo show dell’americano che porta avanti i padroni di casa. Hdl si affida soprattutto a Iannuzzi e Stewart jr, che cercano di contenere il passivo del primo quarto. La squadra di Dell’Agnello ha percentuali molto confortanti (ad essere severi) al tiro, ma spesso i granata si scordano di difendere dall’arco. Di Carlo prova a mischiare le carte con gli ingressi di La Torre prima e Parravicini poi, ma il grande assente di questa prima frazione è Russ Smith (zero punti e 0/3 al tiro da due). Il time out del coach di Santa Maria Capua Vetere non sveglia il Toro, anzi negli ultimi 90 secondi Rivierabanca prende il largo e chiude sul 27-13.

Il secondo quarto si apre con il solito copione: Grande colpisce ancora con una tripla. Nikolic intanto ha preso il posto di Smith. Ma per Rimini adesso è tutto, troppo, facile contro un avversario inerme. Il vantaggio cresce addirittura a 21 punti. Servono più di tre minuti per il primo canestro ospite (con Donda in penetrazione), ma le difficoltà realizzative restano tutte. Nardò Basket al tiro ci arriva pure, la palla non entra. Rimini può permettersi di controllare senza patemi. Smith entra nel tabellino con i suoi primi cinque punti, è un fiammifero in una notte buia come poche. Il finale del secondo quarto è tristissimo: 47-26. Nardò non c’è in difesa e non c’è in attacco con i suoi 10/31 da due e 1/4 da tre.

Dal riposo di metà match esce un Toro, forse, un po’ diverso, almeno sul fronte offensivo. Vanno a segno Nikolic (tripla), Smith e Stewart jr., ma Rimini non sta a guardare e risponde canestro su canestro (e va a +22). Gli appunti sui compiti difensivi, evidentemente,sono rimasti negli spogliatoi. Si fa male ad un ginocchio Justin Johnson sugli sviluppi di un corpo a corpo sotto il tabellone, il Palaflaminio va in apnea. Dalla sua apnea di gioco e di punti, invece, Nardò non riesce proprio a uscire. Tre liberi consecutivi di Smith e un canestro di Maspero in terzo tempo facile erodono un po’ il gap (-15). Dell’Agnello, memore dei brutti finali di Rimini, chiama il time out. Johnson, intanto, rientra. I granata rubano un altro pallone a Tomassini e mandano Maspero, di nuovo, all’appoggio comodo. È l’ottimo Grande (bomba dall’angolo) a spezzare l’inerzia di questa fase, ma Rimini ha perso smalto. Il terzo quarto finisce 63-49.

Nel quarto Dell’Agnello risveglia Marks, sonnacchioso sin qui, che mette a segno subito quattro punti. Poi La Torre e Tassinari colpiscono in rapida successione dalla linea dei 6,75. La svolta, per chi ci crede ancora, non arriva e il finale è una malinconica passerella per i granata. Rivierabanca ringrazia e si tira su con due punti pesanti. Il finale è 83-65, la piadina è indigesta. 

Una vittoria in quasi due mesi per Hdl è troppo poco per stare sereni, a prescindere dal cammino degli altri. Che, peraltro, non stanno a guardare. Perché da ieri sera anche il settimo posto è un ricordo (l’aggancio di Cento ammazza-Fortitudo vale ai ferraresi proprio la settima piazza per la differenza canestri dei due scontri diretti). Nulla è perduto, ma bisogna in qualche modo cambiare rotta.