Acqua San Bernardo onora i pronostici e passa a Lecce, ma Hdl sbaglia troppo

Hdl Nardò Basket coraggioso e sciupone si arrende a Cantù nella terza giornata della fase a “orologio” del campionato di A2. Acqua San Bernardo, anche senza Moraschini compagine di grandissimo spessore, ha imposto il piglio della big mettendoci intelligenza e forza fisica, estrema fluidità offensiva e ottima organizzazione difensiva. Per Hdl una gara a rincorrere in modo costante e un guizzo finale che ha fatto tremare gli ospiti. Non mancano le conferme positive delle buone cose delle ultime settimane, purtroppo anche quelle negative. Un dato su tutti, il 9/19 dalla lunetta che ha stroncato stasera tutte le velleità granata.  

La cronaca. Il Toro indossa un “abito” speciale. Le canotte con il logo della Fondazione Nadia Toffa, autografate dai giocatori granata, finiranno all’asta su ebay per sostenere il reparto di Onco-ematologia Pediatrica del Polo San Giovanni Paolo II dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce. Nessuna novità invece nel quintetto di partenza: Parravicini, Smith, La Torre, Stewart jr. e Iannuzzi. Cantù ci mette subito muscoli e buona intensità, segnando con Young, Baldi Rossi e Bucarelli. Su Nardò pesa, come al solito, la scarsa vena dall’arco (e non solo). Dalmonte spedisce sul parquet Maspero e Nikolic, poco dopo anche Baldasso. Acqua San Bernardo arriva a dieci lunghezze di vantaggio. Nikolic rompe il monologo ospite con una bomba. Baldi Rossi da sotto fissa il 12-21 alla prima pausa. 

La sensazione è che serviranno gli straordinari per avere la meglio di un avversario attrezzatissimo. Per esempio, la mira di Wayne Stewart jr. dalla linea dei 6,75. L’uomo di Philadelphia irrompe così nel tabellino. Lo imitano Maspero e Baldasso, c’è partita. La penetrazione vincente di un superbo Maspero spiazza la difesa lombarda per il sorprendente -3 granata. Rimbalzi e pick and roll molto efficaci, però, tengono saldamente avanti la squadra di Devis Cagnardi, il Toro torna a sciupare molto, anche cose banali dal pitturato. Con gli americani appannati, è Baldasso a indossare i panni del bomber di giornata. Hickey apre la difesa come lama calda nel burro, la seconda metà del secondo quarto è un calvario. Cantù è a +11 prima di un nuovo raid di Maspero. È 32-41 al rientro negli spogliatoi.

Segnano subito Baldi Rossi e Smith. Ma il copione non accenna a cambiare. Cantù al tiro è semplicemente mostruosa. Hdl attende segnali dagli americani, ma se Smith si accende a sprazzi, Stewart jr. quasi nulla. La squadra ospite allunga ancora a +16, Dalmonte ordina il timeout da cui Nikolic esce con un bel canestro in sospensione. Dopo un passaggio di piena depressione, il Pala San Giuseppe si riaccende con un’altra bomba di Baldasso. Un fuoco di paglia, spento da una regolarissima Acqua San Bernardo. Hickey è evidentemente un giocatore di altra categoria. La terza frazione si chiude 55-67

Stewart jr. si riaffaccia nel match con una tripla dall’angolo. Il cuore granata impedisce a Cantù di dilagare, i granata ci mettono tanto agonismo più che qualità e precisione. Nikolic colpisce dall’arco per il -7. Maspero si mette i suoi sulle spalle con altre due incursioni letali, ma Cantù alza di nuovo gli argini. Ai granata non riesce mai il morso finale del pareggio. A 1’30” dalla fine Smith mette la bomba del -3 e, come da copione, Baldi Rossi fa la stessa cosa. Smith centra di nuovo il bersaglio dalla distanza, poi esce per cinque falli a 39 secondi dalla sirena. Baldi Rossi fallisce il colpo del ko e sul possesso del possibile pari Maspero viene spedito in lunetta. Ma il play granata da questa posizione è nella sua giornata peggiore (0/6). Nardò ha il possesso a -5 e 7 secondi dalla fine. Non cambierà nulla. Cantù la porta a casa (75-80).  

A Dalmonte l’eredità di una partita da cui imparare, con singoli ritrovati (su tutti Nikolic e Baldasso) e altri da ritrovare, con errori per cui mangiarsi le mani (sviste difensive, tiri liberi e qualche appoggio comodo da sotto fallito clamorosamente). Il campionato prosegue. Cantù ha dato più rimpianti di quelli che ci si poteva immaginare. Ma l’imperativo è guardare avanti.