Nardò ha blindato la A2. Le parole di Tommaso Greco e Luca Dalmonte

Via alla festa, legittima. Meritata. Anche se in verità il campionato non è ancora finito, manca l’ultima inutile giornata del girone salvezza, che Hdl Nardò Basket disputerà domenica sul campo di Sella Cento. Ma lo sforzo fisico e mentale del finale di stagione e della partita con Chiusi in particolare, chiedono uno sfogo. Dopo le urla e le lacrime liberatorie di ieri sera, anche solo pochi attimi serve chiudere gli occhi e rivivere le istantanee della stagione e di una notte indimenticabile. La sfida con San Giobbe, atroce e bellissima, è già nella storia della pallacanestro neretina.  

È stato un torneo massacrante (con quella di domenica saranno 42 le partite disputate in totale), con un finale quasi insostenibile di 10 partite in 35 giorni per Nardò e per le altre pretendenti alla salvezza. Alla fine l’hanno spuntata Cento e Nardò, rispettando i pronostici che la classifica iniziale della poule suggeriva. Ma è stato tutt’altro che scontato, soprattutto per il Toro, che si è guadagnato il diritto al quarto consecutivo torneo di A2 solo con l’ultimo possesso di Tilghman gettato alle ortiche e raccolto da Parravicini. Il play di Varese, decisivo protagonista di queste ultime partite, ha difeso quel pallone come fosse la cosa più preziosa del mondo, correndo all’impazzata verso la linea di fondo e “mangiandosi” gli ultimi secondi prima della sirena.

“Ieri sera – dice oggi il presidente Tommaso Greco – è stata una sofferenza incredibile, per noi è stato come vincere lo scudetto, alla fine mi sono commosso. Non dimenticherò mai questa notte”. Poi lo sguardo del numero uno del club di via Volta va all’intera stagione e anche al futuro. “Abbiamo sofferto più del preventivato, ma c’è da dire che è stato un campionato difficilissimo, con tantissime squadre ambiziose e attrezzate. La squadra ha avuto momenti difficili, il cambio di allenatore è stato uno di questi, però alla fine ha avuto la forza per tagliare il traguardo. L’aspetto positivo, oltre alla salvezza, è che abbiamo fatto un anno di esperienza e oggi siamo più forti per programmare il prossimo campionato”. Un campionato, quello di A2, in cui Nardò troverà anche Brindisi, la compagine pugliese finita al “piano di sotto” dopo una sfortunata stagione in serie A. “L’anno prossimo – dice – troveremo anche Brindisi, che ha una storia cestistica più importante della nostra. Ho massimo rispetto per la piazza, per la società, per il presidente, che conosco personalmente. La mia idea è che tra pugliesi dovremmo collaborare e spero si trovi il modo di farlo. Con l’obiettivo, naturalmente, di rendere la nostra regione più forte nella pallacanestro. Sono uno a cui piace allargare gli orizzonti, guardare lontano. Anche Nardò dovrebbe farlo, diventando la squadra di basket del Salento. La passione e gli spazi ci sono”.   

Con le gambe a pezzi e la mente fragile, la differenza ieri sera l’ha fatta il cuore. Dei 1500 tifosi sulle tribune, con gli occhi sbarrati, la gola secca, le vene pulsanti. Dei giocatori, che hanno dato davvero tutto, oltre la tecnica e gli schemi. Del coach, un uomo che pochi mesi fa ha preso una squadra non sua e l’ha portata al traguardo, nel contempo calandosi con umiltà e intelligenza nel contesto di una città che ne ha subito compreso le doti umane e professionali.  

“Ho giocato tante partite, alcune vinte e altre perse – ha detto Luca Dalmonte – ma tra quelle vinte questa è la vittoria del cuore. Il cuore che ho cercato di mettere nel quotidiano, che ho cercato di mettere al servizio dei giocatori, della comunità e della società. Ci sono partite, ci sono esperienze, che hanno differenti significati. Questa la identifico nell’annata del cuore e nella salvezza del cuore”. Condottiero navigato, curriculum importante, Dalmonte prima di tutti sa cosa significhi la A2 per Nardò e il Salento. “La pallacanestro non riconosce le metropoli, le grandi o le medie città, ma riconosce la passione. Dobbiamo essere consapevoli che con il nuovo campionato Nardò è tra le 20 squadre della seconda lega, forse sarà il centro più piccolo e questo deve essere motivo d’orgoglio pazzesco. Per chi comanda, per chi gestisce e per chi vive da professionista questa esperienza. Io credo che sia importante che oggi chiunque si presenti per una prossima stagione a Nardò, così come ho cercato di assorbire io, comprenda il significato di fare pallacanestro a Nardò. Perché c’è questa emotività, accompagnata da una figura ben precisa che tiene legati tutti. Chi viene qui deve sapere riconoscere tutto questo e deve sapere dov’è”. Ogni vittoria ha una dedica. Il coach di Imola non scorda i compagni di viaggio di questi mesi memorabili. “La dedica – chiude – è a tutti coloro che mi hanno accompagnato nel quotidiano, giorno per giorno, a una proprietà che vive con grande emotività e con grande passione, in generale a tutti coloro che sono stati al mio fianco e mi hanno aiutato, supportato e sopportato. Vedere felici tutti loro e tutti quelli che partecipano emotivamente alle nostre vicende, è stato davvero bello”.

Ora si va a Cento a chiudere la stagione 2023/2024. Poi sarà tempo per guardare oltre, al quarto campionato in A2 della “piccola” Nardò.