Gianmarco Tamberi è in finale nell’alto alle Olimpiadi di Parigi. Il campione in carica supera lo scoglio della qualificazione con 2,24 alla prima prova, dopo aver iniziato con un salto riuscito a 2,20, per poi sbagliare tre volte a 2,27. La misura realizzata basta per andare avanti, al sesto posto in classifica, a pari merito con l’altro azzurro Stefano Sottile. Appuntamento per entrambi alla finale di sabato sera alle ore 19 quando Gimbo, campione di tutto, oro olimpico, mondiale ed europeo, andrà in caccia di un’altra medaglia. Dopo i problemi delle ultime settimane, dall’edema al bicipite femorale di inizio luglio rinunciando ai meeting che aveva in programma, allo stato febbrile dei giorni scorsi con la partenza per Parigi posticipata a lunedì, in pedana Tamberi riesce comunque a trovare le energie per cogliere l’obiettivo. Per Sottile sarà invece la prima finale della carriera in una rassegna globale. Negli 800 metri Catalin Tecuceanu guadagna il pass per le semifinali piazzandosi secondo in 1:44.80 con una brillante azione sul rettilineo di arrivo, mentre Simone Barontini è quarto nella sua batteria (1:46.33) e dovrà ripresentarsi al via domani mattina nel turno di recupero. Due azzurre sbarcano in semifinale nei 1500 attraverso il round di ripescaggio: Sintayehu Vissa che si prende il successo con 4:06.71 e Ludovica Cavalli, seconda in 4:02.46 avvicinando il record personale nell’altra batteria dove invece viene eliminata Federica Del Buono (settima con 4:06.00), fuori dai primi tre posti utili per andare avanti.
PARLA GIMBO: “SABATO SARÀ TUTTO DIVERSO” – “Contento di essere in finale – racconta Gianmarco Tamberi – ma non del modo con cui ci sono andato. Salti terribili, non sono mai riuscito a sentire le giuste sensazioni. Devo ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine in questi giorni e non mi aspettavo così tanto affetto dagli italiani che mi hanno inviato messaggi di sostegno. Per me significa tantissimo. È da anni che lavoro per questo momento e arrivarci così, con quello che ho dovuto passare nell’ultimo mese, non è quello che avrei sperato. Ma bisognava andare in finale. Sapevo che sarebbe stata la gara più dura della mia vita, perché tre giorni fa ero in un lettino di ospedale e fra tre giorni sarà passato il doppio del tempo. Per assurdo sarà più facile la finale. Oggi non è andato niente, penso di non aver mai staccato. Sono entrato a 2,20 perché avevo poche energie da sprecare, è andata bene anche a 2,24, mentre a 2,27 ho provato a spingere un po’ di più per rimbalzare allo stacco e la gamba proprio non teneva. Sabato sarà completamente diverso, perché negli ultimi due giorni sono cambiato tanto: fino a due giorni fa avevo 38,5 di febbre, ieri e oggi non l’avevo, sto decisamente meglio ma è ovvio che il salto ancora è condizionato. In finale non sarà così perché in questi anni ho lavorato tanto e so di meritarmelo”. “È la gara della mia vita e continuerò a crederci nonostante quello che è successo. Non lascio nulla al caso e spero di farvi impazzire come tre anni fa. Spero che rivedremo lo stesso Gimbo che si è sempre fatto vedere in finale. Mi dispiace non essere riuscito a incontrare la squadra, per la prima volta da quando sono capitano, e a fare il discorso motivazionale che carica così tanto gli azzurri e anche me stesso. Di solito il giorno prima non guardo le altre gare, però Mattia Furlani non potevo perdermelo. È un fenomeno, ha una testa da campione, una dedizione unica. Ha capito cosa significa fare sport, non si è montato la testa e continua ad aver fame. Un vero campione, a diciannove anni ce ne sono pochi”.
STASERA 9 AZZURRI, DIAZ DEBUTTA IN AZZURRO – Nella serata saranno impegnati nove atleti italiani: Roberta Bruni ed Elisa Molinarolo in finale nell’asta dalle 18.15, poi il campione europeo Lorenzo Simonelli nelle semifinali dei 110 ostacoli, debutta in maglia azzurra Andy Diaz nella qualificazione del triplo con Andrea Dallavalle ed Emmanuel Ihemeje, semifinali per Alessandro Sibilio nei 400 ostacoli e per i campioni olimpici della staffetta Fausto Desalu e Filippo Tortu sui 200 metri.
STAFFETTA DI MARCIA: STANO E FORTUNATO SESTI
Finisce al sesto posto l’Italia nella staffetta di marcia alle Olimpiadi di Parigi. La squadra con Massimo Stano e Antonella Palmisano lotta a lungo per il podio nella nuova gara sulla distanza di maratona, in terza piazza provvisoria all’ultimo cambio, ma nella frazione conclusiva l’azzurra esce dalla zona medaglie a poco più di sei chilometri dall’arrivo e subisce il sorpasso delle avversarie. Oro alla Spagna di Alvaro Martin e Maria Perez che prendono il largo nella parte finale con il notevole crono di 2h50:31. Per entrambi è la seconda medaglia in questa edizione dopo aver conquistato rispettivamente bronzo e argento nella 20 chilometri di giovedì scorso. Al secondo posto l’Ecuador con il campione olimpico Daniel Pintado e Glenda Morejon in 2h51:22, terza l’Australia (2h51:38) di Rhydian Cowley e Jemima Montag, al secondo bronzo in questa edizione, poi arrivano Perù (2h51:56) e Messico (2h52:38) davanti all’Italia (2h53:52) con Palmisano che chiude con grande generosità pur non al meglio della condizione, abbracciata al traguardo dal compagno di squadra Stano. Due frazioni maschili (la prima e la terza), due femminili (la seconda e la quarta) con queste distanze: 11,395 km, 10 km, 10 km, 10,8 km.
“Ho contratto il covid – dichiara Antonella Palmisano – e sono sempre stata monitorata. Sapevo di andare incontro a una mancanza di forze, ma mi sentivo meglio rispetto alla gara individuale. Ci siamo detti di dare il massimo, nella prima parte sono anche andata bene, poi nella seconda ho pagato il conto. Purtroppo questa Olimpiade è andata così, ma so di aver dato tutto”. “Nella prima frazione non ho provato fastidio alla caviglia che mi aveva creato problemi nella 20 chilometri – commenta Massimo Stano – ma avevo proprio paura e allora perdevo metri in curva, cercando di rientrare in rettilineo. Poi l’ho detto allo staff sanitario, mi hanno risposto di andare tranquillo e così ho fatto. È uscita anche una vescica sull’altro piede, ma ho spinto al massimo”. “Non posso recriminare niente, anche se invece di ITA sul pettorale poteva esserci scritto zoppi – scherza – ma averla finita è già una grande cosa”.