Quarta sconfitta in cinque partite, Dalmonte chiede a tutti un esame di coscienza

“Houston, we have a problem”. Più di uno, a dire il vero, ma sembrano tutti conseguenze del peccato originale. La squadra granata ha un deficit caratteriale e forse di maturità, perché se perdi sistematicamente il braccio di ferro dell’intensità e dell’applicazione spasmodica (che servirebbe a cominciare dalla difesa), hai già fortemente compromesso la partita. Livorno a parte, non a caso con un esito finale diverso. La prestazione di ieri sera contro Elachem Vigevano è esemplare: i padroni di casa hanno avuto un inizio furioso, fatto di aggressività ed energia, tanto è bastato a sgretolare HDL Nardò Basket e a chiudere virtualmente il match dopo 10 minuti. 

Anche perché poi una reazione vera non c’è stata, soprattutto sul piano emotivo. I ragazzi di Dalmonte sono apparsi sfiduciati, quasi impietriti di fronte agli eventi. I numeri raccontano tanto di quello che è accaduto sul parquet pavese: 13% granata contro 41% gialloblu al tiro da tre, 47% contro 85% ai liberi, 31 rimbalzi contro 41, 6 assist contro 17. Quel primo quarto orribile (30-15) ha segnato irrimediabilmente il confronto, perché poi il Toro ha tenuto botta nella seconda frazione (14-15), ma ha arretrato definitivamente nella terza (28-19). L’ultimo quarto (12-19) quasi non fa testo.  

Coach Luca Dalmonte aveva previsto tutto, tranne l’inerzia dei propri uomini. “Fondamentalmente – è la spiegazione – la partita è stata indirizzata immediatamente dall’intensità e dalla voglia che Vigevano ha messo dentro al campo. Alle quali non siamo riusciti a rispondere. Il mio grande rammarico è che sapevamo che sarebbe stata una partita di questo tipo, sapevamo che dovevamo essere forti e duri per contrastare la loro aggressività, eppure non siamo riusciti a contrapporre l’intensità e il desiderio di lottare. Alla base di tutto c’è questo. Se sei latente o assente, tutto il resto non conta. Poi possiamo dire che con il 13% da tre e il 47% ai liberi è difficile essere competitivi, ma questa è la quinta pagina dell’analisi. La prima pagina è il desiderio di combattere che è mancato, a maggior ragione nel contesto che sapevamo di trovare. Sono aspetti non allenabili, peraltro, li dobbiamo autoprodurre da soli, prendendoci le responsabilità”. Il punto è chiaro, Dalmonte dettaglia la propria analisi. “Nei primi minuti – continua – ci hanno strappato la palla dalle mani almeno 3 o 4 volte, ci hanno deviato fisicamente senza alcuna contrapposizione, hanno creato un divario numerico figlio del contropiede, dopo di che la capacità di resettare non è pervenuta. Abbiamo continuato a subire, subire, subire. Ad un certo punto l’abbiamo messo su una bagarre più tecnica, giocando con cinque piccoli, cambiando un po’ su tutto, permettendoci di avere un respiro. Ma i minuti decisivi sono stati i primi, nei quali abbiamo subito fisicamente l’energia e la durezza di Vigevano”. Che fare adesso? “A questo punto è necessario che ci sia un grande esame di coscienza da parte di tutti. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità”. 

Reagire e farlo subito. Un calendario fittissimo non lascia modo di ragionare e di disegnare strategie più lunghe di un paio di giorni. Domenica si torna in campo a Lecce contro Fortitudo Bologna, un incrocio con la storia e con le contingenze granata di questo campionato. 

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