Prendendo spunto da un’analisi fatta da Marco Giaffreda nel novembre 2006, (un anno dopo l’affermazione di Nichi Vendola nella competizione elettorale dell’elezioni regionali del 2005,ndr), mi avvalgo per tale motivo nel tentare di descrivere quello che è stato a tutti gli effetti un fenomeno politico,sociale e culturale, sia nel panorama pugliese che nazionale che ha cambiato le sorti della Puglia. In questo articolo si narrano i fatti e personaggi principali di quella che è ritenuta ancora oggi una vittoria inaspettata che ha dato vita alla cosidetta stagione della “ Primavera Pugliese”.
Le elezioni regionali del 3-4 aprile 2005 in Puglia possono essere annoverate di diritto tra quelle di maggior interesse politologico sia per gli aspetti innovativi presenti, sia per il sorprendente esito. In una complessa tornata elettorale,per la prima volta in Puglia, un candidato alla carica di presidente della Regione è stato scelto attraverso elezioni primarie che hanno coinvolto la base dei partiti del centrosinistra, fornendo, una delle chiavi per il successo finale.
Inoltre, dopo le elezioni del 2000, come del resto prevedeva il lungo processo di decentramento delle funzioni amministrative e di maggiore autonomia degl organi periferici dello Stato, si era aperta nella Regione una fase riformatrice che ha portato all’approvazione del nuovo Statuto regionale e di una nuova legge elettorale per l’elezione del presidente e del consiglio. Sul fronte strettamente elettorale i due principali candidati, Nichi Vendola per la Grande alleanza democratica (GAD), formata dall’Ulivo più Rifondazione comunista, e Raffaele Fitto, per la Casa delle Libertà (CDL), hanno dato vita ad una campagna fortemente personalizzata e speculare in cui sono emerse le profonde differenze tra i due e tra due modi (e concezioni) diversi di fare politica. La vittoria di Vendola, tutt’altro che scontata ma in qualche modo prevedibile, ha rappresentato, inoltre, un forte elemento di discontinuità rispetto al passato e alla tradizione politico-elettorale della Puglia. Per tutti questi motivi, quindi, sulle elezioni pugliesi si sono accesi i riflettori dei mass media nazionali.
Dopo le elezioni europee e le provinciali del giugno 2004 che avevano visto anche in Puglia la netta affermazione dei candidati e dei partiti del centro-sinistra su quelli della Casa delle Libertà, si era aperto un profondo dibattito nella coalizione ulivista intorno al possibile candidato da opporre alle regionali del 2005 a Raffaele Fitto. La storica affermazione in roccaforti della destra come Taranto o Brindisi nelle elezioni provinciali, che permetteva al centrosinistra di governare ormai tutte e cinque le province pugliesi e la conquista del Comune di Bari nelle elezioni comunali, faceva sperare ai responsabili locali della coalizione una vittoria alle regionali che solo qualche tempo fa sarebbe stata clamorosa o, addirittura, inimmaginabile. La distanza tra le due coalizioni diminuiva sempre di più ed, inoltre, in linea con il trend nazionale, il consenso a FI era in netto calo (rispetto alle politiche del 2001 nelle europee 2004 aveva perso per strada circa dieci punti percentuali, pari a circa 311.000 voti).
Fin dal settembre 2004, tuttavia, il possibile candidato proposto dalla Margherita ed accettato da tutti gli altri componenti della coalizione tranne PRC e Verdi era stato Francesco Boccia, assessore al bilancio del comune di Bari. Contro la candidatura di Boccia, PRC, Verdi e “movimenti” avevano lanciato la candidatura di Nichi Vendola con la ferma intuizione di rompere l’alleanza se non si fosse giunti ad un accordo. A fine novembre 2005, la rosa si era ristretta solo a questi nomi, ma allo stesso tempo le posizioni erano molto irrigidite. Si aprì così un duro braccio di ferro che, in alcuni momenti sembrò condurre alla rottura dell’alleanza. Così, il 13 dicembre 2004 si svolse a Bari un’assemblea allargata (2.000 delegati) ad iscritti e simpatizzanti (compresi movimenti ed associazioni) di centrosinistra per la scelta del programma da proporre agli elettori, ma ormai la partita si stava spostando a Roma tra Prodi e Bertinotti. In questa sede nacque l’idea di far svolgere elezioni primarie allargate a tutti gli elettori di centrosinistra, coordinate a livello nazionale da Arturo Parisi, per uscire dalla fase di stallo provocata dal radicamento delle due contrapposte posizioni.
Le ” Primarie del centrosinistra”.
Le elezioni avrebbero avuto luogo il 16 gennaio 2005. Il regolamento, composto da 12 articoli, prevedeva che: le elezioni fossero aperte a tutti gli elettori pugliesi (art. 2) che per esercitare il loro diritto di voto si sarebbero recati presso uno dei 112 seggi sparsi su tutta la regione, allestiti presso le sedi dei partiti della coalizione e con i segretari di sezione per presidenti di seggio (art. 4) ;
– in ciascuna sezione sarebbero presenti, altresì, quattro scrutatori, 2 in quota Vendola e due in quota Boccia (art. 4);
– né nei seggi elettorali né nelle immediate vicinanze sarebbero potuti essere esposti manifesti e bandiere di partito (art. 6);
– gli elettori avrebbero dovuto sottoscrivere, su apposito modulo fornito dal presidente di seggio, con firma leggibile, dichiarazione di condivisione del progetto politico dell’alleanza e versare una somma indicativa di 1 euro per contribuire alle spese organizzative (art. 8). Essi si sarebbero dovuti presentare al seggio con un documento di riconoscimento e con la tessera elettorale. Ciascuna sezione avrebbe avuto l’elenco degli aventi diritto al voto, in modo da evitare che qualcuno votasse più volte in seggi diversi. Il voto sarebbe stato esercitato soltanto nella sezione che comprende il quartiere di residenza dell’elettore o, nei comuni non capoluogo, nel comune di residenza. Gli elettori dei comuni in cui non si fossero potute allestire sezioni elettorali avrebbero potuto votare in uno dei comuni del proprio collegio della Camera o del Senato;
– sarebbe stata istituita una commissione regionale di garanzia formata dai segretari regionali dei partiti del centrosinistra (art. 9) che ha il potere di decidere su eventuali contestazioni (art. 11).
Inutile dire che, alla vigilia, in molti davano il risultato scontato in favore di Boccia, visto che era il candidato più moderato, espressione dei partiti della coalizione che raccoglievano il maggior numero di voti.
La campagna elettorale per le primarie ha visto confrontarsi due modi diversi di intendere la politica tipici dei partiti di riferimento dei due candidati. Da un lato, Boccia incentrò i sui incontri con gli elettori su temi economici e di sviluppo industriale. Dall’altro, Vendola fece suoi i temi della giustizia sociale, della sanità, degli emarginati raccogliendo, fin dalla fase iniziale, un grande seguito tra i giovani 16 e i ceti medio-bassi. Con il passare dei giorni, si raccolse intorno alla figura di Nichi Vendola un numeroso gruppo di simpatizzanti provenienti dai18 “movimenti”, dalla società civile, dal mondo universitario e dei centri sociali. Una forte mobilitazione, che caratterizzerà in seguito la campagna del centrosinistra.
Il 16 gennaio 2005, contrariamente ad ogni previsione di scarsa partecipazione, 79.296 elettori del centrosinistra si recarono nei 112 seggi distribuiti in tutte le province pugliesi per esprimere il proprio voto per uno dei candidati presidenti .
I risultati delle elezioni primarie , sovvertendo ogni pronostico della vigilia, sancirono la vittoria di Nichi Vendola e lo proiettarono all’inatteso scontro con Raffaele Fitto. Il candidato di Rifondazione Comunista ottenne 40.140 voti (50,8%), contro i 38.894 del suo avversario (49,2%), appena 1.246 voti in più; è plausibile sostenere che la provincia di Bari risultò determinante, e ciò grazie al forte radicamento del candidato Vendola in quella zona.

Le ” Elezioni regionali del 2005″.
Il 3 e 4 aprile 2005 del 2005 alle elezioni regionali Nichi Vendola si impose con
1.165.536 voti pari al | 49,84 | % |
contro la coalizione di centrodestra rappresentata da Raffaele Fitto attuale vice presidente esecutivo europeo che ottenne
1. 151 405 voti pari al | 49,24 | % |
Il 7 maggio 2005 Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola ufficializzò la rosa dei 14 assessori che avrebbero governato la Puglia nei prossimi anni. Il molfettese Guglielmo Minervini, della Margherita, come già detto, che riuscì a spuntarla e portò a casa l’assessorato alla trasparenza e alla cittadinanza attiva, con deleghe alla gestione delle risorse umane, agli affari generali, ai contratti e agli appalti, al contenzioso, al demanio marittimo, allo sport e alle politiche giovanili. Di lui si ricordano i programmi “ Bollenti Spiriti” e “ Principi Attivi”. Nichi Vendola si riservò le deleghe al coordinamento della politica estera, ai rapporti istituzionali, agli enti locali e decentramento ed alla protezione civile. Vice presidente della giunta fu nominato il diessino Sandro Frisullo con delega a sviluppo economico, attività produttive, industria, industria energetica, artigianato, commercio, innovazione tecnologica, fiere e mercati. I Ds avevano tra le proprie fila altri 2 assessori: Mario Loizzo, ai trasporti e vie di comunicazione ed Elena Gentile alle politiche sociale e flussi migratori. La Margherita fu rappresentata anche da Enzo Russo alle risorse agroalimentari negli anni a seguire fu presidente del Nardò calcio.
Il governatore indicò inoltre i “tecnici” Francesco Saponaro al bilancio e programmazione; Silvia Godelli al Mediterraneo, cooperazione economica sociale e culturale con le Regioni del Mediterraneo, attività culturali e pace; proprio con Godelli in qualità di assessore nacque la Fondazione “ Notte della Taranta”.
Angela Barbanente all’assetto del territorio, urbanistica e edilizia residenziale; Marco Barbieri al lavoro e alla formazione professionale. Proprio la promozione di Barbieri, ritenuto da Vendola in quota Pdci, scatenò delle polemiche nel partito, che aveva a garanzia soltanto di un appoggio esterno. Un assessorato a testa andò per Verdi (Paola Calducci), Sdi (Introna), Prc (Losappio), Udeur (Ostilio) e socialisti autonomisti, che con Alberto Tedesco si aggiudicò le politiche della salute (sanità). Il presidente del consiglio regionale fu Piero Pepe, della Margherita. Capo di Gabinetto fu nominato il compianto Denny Gadaleta.
La ” Primavera Pugliese”.
Come menzionato la” Primavera Pugliese” si connotò per un forte impulso per le politiche giovanili e culturali di enorme spessore. Il compianto Guglielmo Minervini ne fu il principale artefice.

Già sindaco di Molfetta, Da sempre attivo sui temi della pace, cittadinanza, solidarietà e dei giovani, era insegnante di informatica. Sposato con Maria, aveva due figli, Camilla e Nicolò.
Fu eletto consigliere regionale per la lista ” La Margherita” ottenendo 7.534 voti fu poi rieletto nel 2010 con la Lista “Noi a Sinistra per la Puglia”. Impegnato fin da giovane sui temi del sociale e della solidarietà, a partire dalle sue esperienze giovanili di scout, nel 1985 Guglielmo Minervini aveva fondato a Molfetta la “Casa per la Pace”, diventando anche come obiettore di coscienza uno degli animatori del movimento “Pax Christi”,( lo stesso in cui aderì un giovane NichiVendola,ndr) durante gli anni della presidenza del Vescovo di Molfetta, don Tonino Bello, del quale era stretto collaboratore. Di quegli anni anche il suo impegno per il riconoscimento dei diritti degli obiettori, che lo portano a pubblicare insieme a Diego Cipriani “L’abecedario dell’obiettore” (1991) e “L’antologia dell’obiettore” (1992). Promuove nel 1987 la nascita della casa editrice “La Meridiana”, di cui diventa Direttore editoriale, e sia con la sua attività giornalistica, soprattutto come condirettore di “Mosaico di Pace”, il mensile di Pax Christi, che di editore, porta avanti il suo impegno sul fronte dell’educazione, del pacifismo e del cattolicesimo democratico.
Nel 1993 è tra i principali animatori del movimento civico “Percorso”, nato con gli obiettivi di rinnovare radicalmente la politica cittadina e di allargare gli spazi della partecipazione democratica. Nel 1994 è il primo Sindaco di Molfetta eletto direttamente dai cittadini, carica per cui sarà riconfermato nelle successive elezioni. Resta in carica sino al 2000 e parte di questa esperienza è raccontata nel libro “Mar Comune” del 1997. Nel frattempo nel 1996 Minervini sarà tra i primi sindaci in Puglia ad aderire al manifesto di Prodi per “L’Italia che Vogliamo” e all’Ulivo, e sarà inoltre tra i promotori del movimento dei sindaci e amministratori ulivisti “Centocittà”, insieme a Rutelli, Cacciari, Orlando e Bianco. Minervini morì tra la notte del 1 e 2 di agosto del 2016 a 55 anni, a causa di un male incurabile.
“Vendola e lo Sport”.
In una tumultuosa seduta del Consiglio Regionale del 3 aprile 2006, il capogruppo del Partito Rifondazione Comunista Arcangelo Sannicandro si oppose allo stanziamento di 70 milioni di euro in favore degli impianti sportivi ecclesiastici all’interno del bilancio di previsione: Il Consigliere Sannicandro chiese che la somma venisse impiegata per altre urgenze. Giunta e partito di cui faceva parte lo stesso presidente Vendola si scontrarono sin quando non si giunse ad un accordo che assegnava le rimanenze dei fondi alle voci più impellenti.
Vendola motivò la sua scelta affermando che la Puglia era all’ultimo posto in Italia per numero di infrastrutture per lo sport non professionistico, L’ha spuntò lui, con l’introduzione della LEGGE REGIONALE 4 DICEMBRE 2006, n. 33 “Norme per lo sviluppo dello sport per tutti” pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia – n. 161 suppl. del 6-12-2006.
Questa è stata in gran parte la “mission” del primo mandato di Nichi Vendola negli anni 2005-2010, la stagione del cambiamento, denominata la “ Primavera Pugliese”.