Il “Velodromo degli Ulivi” di Monteroni di Lecce è stato un gioiello dell’impiantistica sportiva, non solo italiana. Lo ha ricordato molti anni fa chi partecipò, sebbene dall’esterno, alla realizzazione della maestosa struttura voluta nel 1972 dall’allora sindaco l’avv. Mario Marini, storico presidente del CONI provinciale, che ospitò dal 7 luglio al 10 settembre del 1976, i campionati del mondo su pista, vedendo affermarsi il campione Francesco Moser alla presenza del presidente del Consiglio dei Ministri l’On. Giulio Andreotti.
Il Salento in quegli anni aveva una classe dirigente di primissimo livello, sia per spessore culturale che umano; ricopriva un ruolo chiave e significativo nel panorama sportivo, sociale ed imprenditoriale.

Gli anni settanta, gli anni della costruzione del Velodromo sono impressi nella memoria di Filippo Montinari che si lega in maniera indissolubile alla figura del padre, Don Gino, che prese parte ai lavori. “Ricordo ancora quel giorno del collaudo quando fu accertato al 100% che l’anello interno era precisissimo, 333,33 metri lineari”.
Il presidente Giulio Andreotti, atterrò con l’elicottero direttamente nel Velodromo. Tutto il paese contribuì compatto per il successo dell’evento, si instaurò un vero spirito di squadra. I dirigenti delle nazionali furono entusiasti dei luoghi e dell’accoglienza ricevuta. Nacquero belle amicizie. Alcuni ritornarono anche a distanza di anni. L’avvocato Marini fratello di Renzo vecchia gloria del basket locale, che ai mondiali si occupò della logistica ebbe diverse intuizioni lungimiranti: Velodromo e quindi palazzetto dello sport, piscine e quant’altro. Organizzò un consorzio di società sportive a cui affidò l’intera gestione e in cui c’erano sia i democristiani che i comunisti. Poi questo consorzio negli anni successivi fu commissariato chissà per quali motivi e poi fallì. Una metafora che incarna un pò lo strano destino di questa terra.

A Monteroni è custodita la maglia azzurra con cui Moser trionfò al Velodromo. A conservarla da allora è la famiglia di Giuseppe “Pippi” Guido storico rappresentante della Federazione ciclista a quei mondiali. Faceva parte dell’organizzazione ed è stato lui uno dei primi ad abbracciare Moser.

Francesco Moser campione del mondo dell’inseguimento davanti all’olandese Schuiten al velodromo di Monteroni di Lecce nel 1976, nel ricordo del giornalista Rai, Beppe Conti: “Fu una sfida intensa, ma lo “Sceriffo” questo era il soprannome di Moser, riuscì a spuntarla. In semifinale superò abbastanza facilmente Dirk Baert, mentre la finalissima con l’olandese Roy Schuiten fu altamente spettacolare. Il velodromo era stracolmo di gente, anche Giulio Andreotti, l’allora Presidente del Consiglio sedeva sulle gradinate ad ammirare il campione. Cinque chilometri tiratissimi dove l’avversario di Moser era riuscito anche ad andare in vantaggio. La classe e la potenza del trentino però vennero tutti fuori nel finale: fu un trionfo, una rimonta epica che mandò in estasi tutto il pubblico di Lecce“.

Negli anni a seguire è stato un assiduo frequentatore del ” Velodromo degli Ulivi” di Monteroni di Lecce, l’ultima sua visita risale al 2016. A questa impetuosa struttura che sta vivendo una fase di una lenta rinascita, è legato sentimentalmente il campione trentino; molto probabilmente lo sarà per sempre.
Le foto pubblicate sono di Gerardino Quarta, il fotografo ufficiale dei mondiali su strada del 1976 insieme al fratello Marcellino.
Gerardino si è spento nel 2022; era un vero e proprio personaggio. Un’icona monteronese degli anni Sessanta e Settanta. «Classe pura, estro e fantasia. Fotografo e anche prestigiatore, illusionista. Uno che era troppo avanti per quei tempi», il ricordo del vecchio amico Gigi Madaro. Per i mondiali di ciclismo Quarta fece modificare una Fiat500 rendendola completamente decapottabile: una versione cabriolet ante-litteram quando le 500 avevano soltanto il tettuccio apribile. Fu la vettura del “servizio stampa” con la quale spesso scorrazzava proprio sulla pista del Velodromo. Era uno spirito libero.
