Il raccolto, frutto di una buona semina.

Oggi pomeriggio c’e stato l’esordio casalingo per la Virtus Neviano. Il battesimo di fuoco davanti al pubblico amico di casa.

La squadra di mister Domenico Cardinale ha affrontato il Cutrofiano dinnanzi al Comunale “Salvatore Imperiale” stracolmo in ogni ordine di posto.
Un pienone di tifosi, la maggior parte accorsi a vedere e sostenere i ragazzi del proprio paese che molto probabilmente sarà annoverato tra gli eventi sportivi di caratura storica per la comunità situata su uno dei colli delle Serre Salentine. La squadra nevianese è entrata in campo accompagnata dai piccoli fans, le note del proprio inno “Virtus Neviano Ale’ “, e fuochi pirotecnici a sigillare una coreografia degna dei campi blasonati dei professionisti, i protagonisti sugli spalti tutti rigorosamente con sciarpetta sociale al collo.

Un vero catino infernale, che in un primo momento ha messo un po’ di soggezione ai calciatori locali, non ancora abituati a tali atmosfere, ma che ben presto si è tramutata in forza emotiva positiva.

Ci ha pensato la presenza sugli spalti di Don Andrea Danese tifosissimo biancoazzuro, legatissimo a Neviano, a trasmettere metaforicamente a tutti la saggezza cristiana; la sua presenza è sempre sinonimo di fiducia e sicurezza. Il sigillo del secondo è definitivo gol della Virtus è ad opera del centrocampista Davide Gnoni, classe 2005 figlio d’arte.

Il padre Sandro, è stato calciatore negli anni ottanta e novanta militando nel Gallipoli e Galatina. Il suo è stato un gol liberatorio, frutto di tanti anni di amarezze per via dell’ assenza dalle scene. Nonostante la giovane età, Gnoni è considerato un talento sin da piccolo.

Purtroppo paga come tutti i suoi coetanei, lo scotto della pandemia da Covid, che per quasi tre anni ha tenuto bloccata nella preparazione e ripartenza agonistica quella generazione. Comunque lodevole il suo impegno in tal senso; il suo apporto e di altri coetanei, sta dando lustro all’avvio di questa nuova esperienza della Virtus Neviano. Risultato finale di oggi, 2 a 1 per la squadra di casa, prima vittoria da inserire negli almanacchi.

Tutti calciatori che hanno iniziato a tirare calci al pallone nella Polisportiva, quando dieci e passa anni fa, ancora non vi era il terreno in erbetta e la sera tra il vento di ponente e la polvere che si alzava tutto d’un tratto si respirava aria, di quella che si sente nei villaggi sperduti sudamericani, dove la “pelota” è l’amica di eterne giornate. Similitudini latine, quelle che la globalizzazione non è riuscita a spegnere.

Perché in fondo ogni calciatore ha il suo “Bombonera”.

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