L’Italia dell’inseguimento c’è, e tocca il cielo con un dito. L’Inseguimento a squadre uomini torna sul tetto del mondo, e nel primo turno del torneo olimpico, contro la Nuova Zelanda, stampa il nuovo record (3’42″307) e completa un inseguimento di oltre 20 anni. Era, infatti, il 31 agosto del 1996 quando Adler Capelli, Cristiano Citton, Andrea Collinelli e Mauro Trentini fissavano a Manchester il limite mondiale di 4’00″958.
A distanza di 25 anni torniamo ai vertici di questa specialità che disegna anche lo stato di salute complessivo di un movimento. All’IZU Velodrome, alla presenza del presidente Dagnoni, l’Italia del ciclismo si conferma grande protagonista. Lo fa con i quattro moschettieri Francesco Lamon, Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna, magistralmente condotti da Marco Villa.
Lo fa anche con il quartetto dell’inseguimento femminile che oggi ha nuovamente limitato il record italiano, portandolo a 4’10″063. Solo cinque anni a fa a Rio questo tempo avrebbe significato oro. Oggi invece Letizia Paternoster, Elisa Balsamo, Rachele Barbieri e Vittoria Guazzini hanno dovuto lottare per un sesto posto finale, in un torneo, quello femminile, che ha messo in mostra una Germania incontenibile, in grado di abbassare il record mondiale ogni volta che è scesa in pista. Il trenino tedesco in finale ha battuto la Gran Bretagna e corso in 4’04″242.
Il trenino femminile (Foto Bettini)
Per il gruppo di Dino Salvoldi, con un’età media di 22 anni a dimostrazione dei grandi margini di miglioramento, un’Olimpiade altamente positiva. Con l’obiettivo, tra tre anni a Parigi, di limare ancora il differenziale con le formazioni leader. “Dispiace il sesto posto perché forse contro l’Australia abbiamo perso la quinta piazza per distrazione. Nel complesso sono soddisfatto, abbiamo corso sui tempi previsti. Ci siamo ulteriormente migliorati ed era difficile poter ambire ad una medaglia visto il valore delle avversarie, che sapevamo essere molto alto. Siamo in una fase di crescita. Sappiamo quali sono i nostri valori ed anche quali sono le cose sui cui possiamo migliorare. Tra tre anni a Parigi saremo sicuramente in grado di lottare per una medaglia.”
Per quanto riguarda l’inseguimento maschile, il lavoro degli azzurri non è ancora concluso. Domani, alle ore 11:06 (ora italiana, diretta RAI2 e Discovery) scenderà nuovamente in pista per l’oro. Si troverà di fronte l’avversario più logico, quella Danimarca favorita della vigilia, ex detentrice del record del mondo, e che oggi ha combinato un mezzo disastro nella quarta batteria del primo turno. Contrapposta alla Gran Bretagna, dopo 3000 metri il primo componente del trenino danese ha travolto l’ultimo componente del terzetto britannico, in evidente difficoltà ma regolarmente in gara. Sono finiti per le terre entrambi e la gara è finita in quel momento. Data l’eccezionalità dell’evento, non previsto dal regolamento, la Giuria ha deciso di cristallizzare il risultato al momento della caduta: Danimarca quindi in finale per l’oro.
“Avevo caricato la tensione dei ragazzi soprattutto sugli ultimi 5 giri – rivela Marco Villa -. Non ci sono commenti, il tempo realizzato parla da solo: stratosferico. Pensavo ci fossero 5 o 6 team su questi tempi. Invece c’è molto stress e gli incidenti lo dimostrano. L’attesa di 5 anni ha generato tensioni extra. Il nostro percorso è iniziato a Rio, quando mancammo la finale per una manciata di centesimi.. La nostra partenza è iniziata lì.
Sono dei ragazzi fantastici, che hanno costruito qualcosa di importante, superando anche momenti difficili. Adesso guardiamo a domani: sappiamo che ci sarà bisogno di un’altra grande prova, ma siamo abituati e consapevoli dei nostri valori”.
Il pensiero di Villa va anche oltre la finale dell’inseguimento e guarda ad un’Olimpiade che si chiuderà solo sabato: “Non perdiamo la concentrazione, ricordo che poi ci sarà l Omnium con Elia.”