Al torneo di Gallipoli passano ai quarti 7 formazioni su 8 tra quelle che hanno scelto l’iniziativa de La Giovane Italia in Campo: autogestirsi, con gli allenatori che vanno in tribuna. Ottimi segnali dai giovani U14 del Milan, e in un momento di estrema difficoltà del calcio italiano, questo dev’essere considerato un vanto dal club rossonero.
I risultati del settore giovanile del Milan sono sotto gli occhi di tutti. E per risultati non si intende tanto la recente finale di Primavera Tim Cup centrata. Quanto avere portato in questi anni in prima squadra ragazzi cresciuti nel viavio come Donnarumma, Calabria, Locatelli e dulcis in fundo Cutrone. Oltre ad una seconda generazione che promette bene con i vari Plizzari, Zanellato, Gabbia e Bellanova.
In un momento di estrema difficoltà del calcio italiano, questo deve essere veramente considerato il vanto del club rossonero. Permettersi la crescita (proteggendone errori fisiologici) di profili svezzati in casa e poi lanciati nel calcio che “scotta”. Significa responsabilizzarsi (e non traumatizzarli) anche quando il Meazza “ringhia” più di Gattuso. Uno che non a caso, dopo due titoli consecutivi col Perugia Primavera, a 18 anni era già a 10 presenze in A.
Il processo di crescita dei propri milgiori elementi è un capitale fondamentale che un club d’elite (anche europeo) si deve poter permettere. Sappiamo tutti delle varie Academy inglesi e olandesio delle cantere spagnole. Recentemente il segnale che ha lanciato il Bayern Monaco, dotandosi di un centro simile costato sugli 80 milioni di euro, dovrebbe far riflettere ulteriormente sul trend delle big.
Il Milan attuale (cui non manca certo l’organizzazione e lo scouting di livello) ha quindi una grande chanche rispetto ad altre realtà vincenti del nostro movimento (barcollante). Dare un concreto esempio che , una volta portati al professionismo, i giocatori italiani di un vivaio di un top club possono e devono poter rimanere in casa a recitare un ruolo da protagonisti.
La storia del Milan conforta in tal senso. E’ forse il miglior momento storico per riprendere quel discorso. E naturalmente, nel seguire con curiosità e speranza questo processo, ci piacerebbe aver contribuito in maniera infinitesimale anche noi de La Giovane Italia in campo.
Se sbagliare con la propria testa significa crescita, ecco, lasciare saltuariamente in mano a 14enni “assatanati” la gestione delle proprie gare, gestendo cambi, risorse fisiche e anche “turandosi” le orecchie quando da fuori campo (o dentro) arriva di tutto, potrebbe essere uno step molto vicino al rendersi immuni dal contorno poco educativo di molti palcoscenici.
E chissà, come ha dimostrato recentemente Gattuso, tirando dritto per la propria strada, a furia di ignorare i fischi, potresti arrivare più rapidamente al ricevere applausi. Anche al Meazza. Pronti a smentirci che il prossimo talento di A sarà passato per questo nostro laboratorio?
Fonte: SportSky.it