Il Leverano da diverse settimane ha un nuovo allenatore, Diego Musca.
Musca ha già guidato al formazione Juniores Under 19 dei bianconeri, mentre in passato è stato viceallenatore della prima squadra del Brilla Campi, nel campionato di Promozione pugliese.
Il tecnico ha sostituito Gianluca Caragiuli, che si dimise subito dopo la sconfitta contro la Virtus Locorotondo (3-1) verso la metà di marzo scorso.
Leveranese doc, classe 1982, in possesso del patentino Uefa B sin da giovanissimo si è dedicato alla cura dei ragazzi nei vari settori giovanili in cui ha allenato.
Carattere mite ma deciso, predilige un gioco pratico e concreto, instaura rapporti umani con i propri calciatori che si protraggono nel tempo.
All’amico mister Diego Musca i migliori auguri di una brillante carriera.
Diego Musca nato agli inizi degli anni ottanta, come molti nascituri dell’epoca, gli venne dato il nome in segno di buon augurio e di fortuna di una stella nascente del calcio mondiale, quel Diego Armando Maradona da Lanus ( Argentina), campione del Barcellona fortemente voluto dal Napoli dell’ingegnere Corrado Ferlaino.
Una curiosità: nei sette anni trascorsi da Maradona a Napoli (1984-1991) 515 i bambini furono registrati all’anagrafe del Comune di Napoli in onore suo. Dodici papà si concessero il nome completo, spingendosi fino ad avere in casa un bimbo di nome Diego Armando. Uno riuscì a superarli tutti. Antonio Mollica uscì dall’ospedale di Torre Annunziata avendo in tasca un patto stretto con sua moglie.
Superati i nomi Roberto e Christian, quando il signor Mollica tornò dal Comune, disse che aveva apportato una piccola modifica. Il figlio del signor Antonio di nome fece Diego Armando Maradona, senza virgola. Questo era per tutti i tifosi del Napoli ma in più in generale per tutti gli appassionati di calcio il mito del “Pibe de Oro”.
Il futuro Pibe de Oro verrà acquistato dalla società partenopea grazie all’intuito ed al sostegno economico del Banco di Napoli presieduto all’epoca da Ferdinando Ventriglia e dall’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco democristiano l’ex ardente sindacalista Vincenzo Scotti.
Non fu certo un caso, che diversi esponenti democristiani, appartenenti alle varie correnti facenti capo ai grossi leader campani, a sedere nel consiglio d’amministrazione del club. E sempre non fu un caso, l’intercessione come detto di Vincenzo Scotti, figura di spicco della Dc nazionale e all’epoca primo cittadino di Napoli, che risultò determinante per convincere un insieme di banche (Monte dei Paschi, Banco di Roma, Banco di Santo Spirito e naturalmente Banco di Napoli) a fornire prestiti e garanzie bancarie adeguate per l’acquisto di Maradona. Alla fine come visto fu il Banco di Napoli ad esporsi per Diego.
A dispetto dei suoi problemi, la città viveva una condizione socio-economica problematica, segnata dall’impoverimento della struttura produttiva, da una forte deindustrializzazione a cui non seguirà un’adeguata riconversione economica, dai drammatici esiti speculativi della ricostruzione del post-terremoto.
Napoli poteva contare però su un potente gruppo politico a livello nazionale, espressione della Democrazia Cristiana partenopea, e su un istituto bancario che aveva una notevole influenza nel meccanismo finanziario del Paese.
Il suo arrivo alla corte del Vesuvio avvenne il 5 luglio 1984 – Diego Armando Maradona si presentò allo stadio San Paolo e fu accolto da circa ottantamila persone festanti, che pagarono la quota simbolica di mille lire per vederlo. Maradona arrivo a Napoli dopo un’estenuante trattativa con il Barcellona, conclusasi soltanto durante l’ultimo giorno di mercato.
Fu così che il 30 giugno 1984 , si narra con un abile stratagemma, Corrado Ferlaino riuscì a depositare in Lega Calcio il contratto di Maradona pochissimo tempo prima della chiusura dei termini. In conclusione il Napoli ebbe il suo campione, che in sette anni portò la squadra a vincere due campionati, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa.