L’analisi del coach granata dopo il ko di Verona, secondo consecutivo

Nardò a due facce quello visto a Verona domenica sera, stralunato e impreciso nel primo tempo (chiuso con Tezenis a +20), più solido ed efficace nel secondo, tuttavia incapace di rientrare concretamente in partita al cospetto di un avversario che rientra nella categoria “forti”, ma forse non in quella “ingiocabili”. In Veneto è arrivato il secondo ko consecutivo, anche stavolta pagando un inizio troppo soft che mette in fiducia gli altri e apre divari di punteggio poi difficilmente colmabili. Gli scaligeri hanno fatto tutto meglio per metà gara, in difesa, al tiro, a rimbalzo e su ogni “terreno” in grado di generare vantaggi. Quando il Toro ha raddrizzato la rotta, era troppo tardi riaprire la contendibilità della posta in palio. Bisogna approcciare le partite in modo diverso da Verona, da Udine, da Vigevano o da Piacenza. “Abbiamo subito i primi 5 o 6 minuti un parziale che ci ha condizionato – è l’analisi di coach Luca Dalmonte in sala stampa – ce lo siamo portati in carico praticamente per tutta la partita e questo non ci ha mai permesso di vedere la luce dal punto di vista del punteggio. Nel secondo tempo credo che siamo riusciti a giocare in una modalità molto più corretta. Abbiamo giocato cercando di fare le nostre cose contro un avversario importante nella qualità individuale e di squadra. Consapevoli di quello che hanno significato i primi venti minuti, ci teniamo stretti questi secondi venti minuti”. Dalmonte poi va oltre, richiamando un concetto già espresso in altre occasioni. Questa è una squadra che ha bisogno di tutti nel contesto dei 40 minuti, i passaggi a vuoto da parte di qualcuno compromettono tutto. “L’altro punto, molto evidente – ha continuato – è che noi siamo una tipologia di squadra che necessità di avere l’apporto di tutti e nel momento in cui ci sono delle “assenze” di uno o due giocatori durante la partita, per noi diventa molto più problematico essere competitivi. Non faccio nomi, perché facciamo sempre un discorso di squadra. Ma nel discorso di squadra, ribadisco, noi siamo costruiti in modo tale che l’apporto di tutti è necessario. Poi l’apporto non è così dipendente dalle statistiche, ma dalla presenza dentro al campo sicuramente sì. Ed è questo che a noi serve, cioè la presenza di tutti dentro al campo”. Servirà migliorare l’uscita dai blocchi, dunque, nonché la continuità dell’apporto dei singoli. Ragionamenti che valgono soprattutto in trasferta, dove in questa stagione si è visto un Toro solo a sprazzi all’altezza degli avversari. Ora il (fittissimo) calendario propone Torino in casa mercoledì e Avellino in trasferta domenica. In palio punti di fondamentale importanza, punti che valgono un patrimonio per la classifica e per il morale.

error: Contenuto Protetto