Il calcio, così come l’attività sportiva in generale, può giocare un ruolo importante nel superamento di alcuni limiti fisici e psicologici, derivanti da disabilità di varia natura.
La prima impressione che si ha quando ci si avvicina al tema della “inclusione sportiva” dei disabili è che numerose iniziative vengano fatte e portate avanti in questa direzione, ma si sappia ancora poco a livello prettamente informativo e generale. Esperienze anche molto significative sono, infatti, troppo spesso conosciute solo dai famigliari degli interessati o al più da una cerchia ristretta di altre persone, con il rischio che le competenze e i benefici rimangano così a beneficio di pochi. L’attività motoria e lo sport possono rappresentare per tutti gli individui dei “canali privilegiati” che consentono di affermarsi e valorizzarsi, così come esplicitato dalla Carta Europea dello Sport e dal Codice di Etica Sportiva. Ciò è particolarmente significativo se consideriamo le persone con disabilità, che possono trovare nello sport un campo in cui emergere e percepire il proprio valore.
È ormai assodato dagli studi e dalle ricerche scientifiche che l’attività motoria è alla base della costruzione dell’identità di un individuo e del suo sviluppo cognitivo, soprattutto durante le prime fasi evolutive, per cui la pratica sportiva può diventare fondamentale per la crescita psicologica, emotiva, sociale e fisica della persona con disabilità e per favorire la sua autonomia, l’autoconsapevolezza e la sua integrazione e inclusione sociale.
UN PO’ DI STORIA
La partecipazione delle persone disabili alle attività sportive ha avuto inizio nel 1944, quando, su richiesta del Governo britannico, il dott. Ludwig Guttmann, neurologo e neurochirurgo immigrato dalla Germania, creò un Centro per Lesioni Spinali presso l’ospedale di Stoke Mandeville in Gran Bretagna. Egli introdusse lo sport come attività ricreativa e riabilitativa per giovani appartenenti alle forze armate britanniche che avevano riportato lesioni midollari per cause belliche. Nel 1948 si tennero i primi Giochi di Stoke Mandeville per atleti disabili.
Successivamente gli eventi sportivi per le persone con disabilità divennero sempre più frequenti, finché si tennero le prime Paralimpiadi a Roma nel 1960. La parola “Paralimpico” deriva dal prefisso greco “Para”, che significa “parallelo”, e il termine “Olimpico”, per indicare appunto che le Paralimpiadi sono un evento “parallelo” alle Olimpiadi.
Subito dopo, nel 1968 negli Usa, Eunice Kennedy Shriver propose ed organizzò allenamenti ed eventi per persone con disabilità intellettiva , fondando così gli Special Olympics.
Nel 1990 si costituì la Federazione Italiana Sport Disabili (FISD) come risultante dell’unificazione delle tre federazioni sportive competenti in materia di disabilità; oggi invece è il Comitato Italiano Paralimpico (CIP), a curare, organizzare e potenziare lo sport italiano per disabili.
Sicuramente, è stato sulla scorta di queste considerazioni che sono stati stipulati dal MIUR i protocolli d’intesa con il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (C.O.N.I.) e con il Comitato Italiano Paralimpico (C.I.P.). L’educazione motoria dovrebbe infatti assumere un ruolo importante sin dall’inserimento scolastico dell’alunno disabile. Un dato che ha portato a ciò è la mancanza di collegamento tra associazionismo sportivo e organizzazioni socio-educative e assistenziali: mondi che non si conoscono, comunicano poco, e ancor meno collaborano insieme.
L’ATTIVITÀ FISICA ADATTATA
Proprio per agevolare la sopra citata comunicazione e connettere i due ambiti, il Settore Giovanile e Scolastico della FIGC da più di un decennio promuove progetti psico motori con Enti per disabili garantendo alle società dilettantistiche e professionistiche il riconoscimento di scuola calcio qualificata e oggi Elite.
La metodologia comunemente usata in questo ambito è l’AFA (Attività Fisica Adattata), un termine ombrello internazionale che raggruppa i diversi tipi e metodi di pratiche sportive per persone disabili. L’Attività Fisica Adattata consiste nell’ “arte e la scienza di gestire le variabili pertinenti permettendo di raggiungere i risultati voluti.” (Sherrill, 1997). Dunque, le AFA si riferiscono all’arte e la competenza di gestire fattori personali e ambientali promuovendo la partecipazione di persone con condizioni limitate di salute nelle attività fisiche. Si tratta di un’attività fisica che adatta, modifica il programma, i compiti e/o l’ambiente, in modo che tutti gli allievi possano partecipare pienamente all’educazione fisica. L’AFA rende possibile l’espressione e la valorizzazione delle potenzialità delle persone con disabilità e l’acquisizione di nuove abilità, nonché l’integrazione sociale in un contesto di relazioni significative (Van Coppenolle, 2012).
Sono svariati i motivi per stimolare l’attività fisica ad una persona disabile, per esempio fornisce una maggiore conoscenza di se stessi e delle proprie reali possibilità e limiti, delle proprie capacità e incapacità; un graduale passaggio dalla non conoscenza del proprio corpo alla elaborazione dello schema corporeo; l’autoespressione, l’autorealizzazione, l’autocontrollo e quindi un’indipendenza psicologica che comporta autostima e quindi autoaccettazione di Sè; la condizione di vita di gruppo, che facilita un adeguato adattamento alla realtà e alle esigenze dell’ambiente. Motivi indubbiamente validi, senza dimenticare quello che più rientra nella sfera emotivamente personale, ovvero la canalizzazione di tendenze aggressive e masochiste in azioni socialmente produttive facendo così stimolare positivamente l’intelletto e la creatività.
Approfondimenti > SPECIAL OLYMPICS
Special Olympics Inc. è l’associazione sportiva internazionale che organizza, con cadenza quadriennale,i Giochi Olimpici Speciali. L’associazione è membro di SportAccord e riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale. Predispone un programma internazionale di allenamento sportivo e competizioni atletiche per 2.500.000 ragazzi ed adulti con disabilità intellettiva. Nel mondo sono 180 i Paesi che adottano il programma Special Olympics, e più di tre milioni di membri di famiglie ed 1.000.000 di volontari aiutano a realizzare ogni anno circa 23.000 grandi eventi. In Italia è riconosciuta dal CONI come Associazione benemerita dal 2004 e dal CIP dal 2008. Ogni anno organizza Giochi Nazionali e Regionali in 10 discipline sportive; annualmente una rappresentativa italiana viene chiamata a partecipare alternativamente ai Giochi Mondiali (Invernali o Estivi) o a quelli
Europei.
> COMITATO ITALIANO PARALIMPICO
Il Comitato Italiano Paralimpico (CIP), è un’organizzazione nata il 16 marzo 2005, con lo scopo di curare, organizzare e potenziare lo sport italiano per disabili. È, di fatto e di diritto, la Confederazione delle Federazioni e Discipline Sportive Paralimpiche, sia a livello centrale che territoriale, alla stregua del CONI per le discipline olimpiche, e riconosciuta dal Comitato Paralimpico Internazionale.