Arriva direttamente da Ferrara, una bella storia di calcio e di tifo.

A raccontarla è il giornalista Luigi Pansini de “Il Resto del Carlino” che, nei giorni scorsi, ha narrato la passione per la Spal del signor Renzo Rimessi, non vedente ma assiduo frequentatore della curva Ovest allo stadio Paolo Mazza.

Una passione nata sin da piccolo, quando “da bambino ero all’istituto per non vedenti di Reggio Emilia, e cominciai ad andare allo stadio. Vedevo ancora qualcosina. Abbandonata la Reggiana e tornato a casa, ho cominciato ad andare alla Spal fino agli ultimi anni di Donigaglia. Vedere un decimo per me era tantissimo: il curvone scoperto, il curvino in legno distante dal campo. Le discese di Donati, i cross per Pezzato o Gibo; Mongardi che giocava con Boldrini. Le trasferte pionieristiche, anche da solo in treno a Vicenza. La Spal di quegli anni era un’emozione che sto rivivendo solo adesso”. Motivo per cui ha deciso di rinunciare alla più comoda tribuna per far parte della curva, non senza qualche difficoltà iniziale: ” In tribuna c’era la possibilità dell’abbonamento disabili, ma non mi piaceva. Ho deciso volutamente la curva, anche pagando l’intero, perché la curva è tutto, ma non me lo volevano fare. Dopo un’ora di rimostranze, gli addetti hanno consultato Mattioli che ha dato l’ok. Mi sono sentito in dovere di dare fiducia a questa società che ci ha creduto sin dall’inizio”.

Il tutto con l’aiuto di alcune persone speciali come Andrea Buzzoni e Simone Loco “che mi accompagnano tutte le volte che giochiamo in casa e m’aiutano a veder la partita. Con loro sono stato a Cesena. Senza, non saprei come fare. È la mia emozione, l’euforia; i cori, sentir gli umori, le urla. Sciarpa, felpa e giubbone. Pur di viverla in questa maniera ho rifiutato la radiolina. Se vedessi la partita davanti a uno schermo ci sarebbe il cronista, non l’atmosfera”.

Emozionanti le parole che accompagnano la gioia di un gol: “È una botta sulla spalla, un gomito che si muove contro. A volte un cenno sotto il braccio che si smorza come il gol; a volte me lo sento e quando arriva vado fino in fondo nell’esultanza. Non sono mai impazzito come al pareggio di Cesena al 93′ o al 3-2 contro la Salernitana”. Un’immagine nitida che il signor Rimessi conserva dentro di sé, per esempio per un gol di Floccari: “Come col Carpi quando entrò Cerri, ho detto che avrebbe segnato. È salito in alto e ci è rimasto il giusto tempo per colpire; per dire ‘io la metto là’. È uno che fa la differenza e si è visto subito. È un’immagine dentro di me, un sentore che non si può descrivere, un sogno. Anzi, speriamo, il sogno!». Il sogno che si chiama serie A.

fonte: Il Resto del Carlino

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