Moduli infallibili, fuoriclasse acquistati a suon di milioni e grandi investimenti? Niente di tutto questo. Nel calcio che conta, e giocato dai più piccoli, si investe prima di tutto nella prevenzione e nella sicurezza. “Paola”, il gancio perfetto che collega la rete a pali e traverse delle porte da calcio, è nato così. Si tratta di un’idea che girava in testa da molto tempo al suo inventore, o innovatore. Perché, per essere considerati innovatori, non è sempre detto che si debba essere giovani. Per esempio, Angiolino Marangoni, veronese di Castel D’Azzano, di anni ne ha 67, e brevetta innovazioni per il calcio (ma non solo) da più di trent’anni.
Portieri più sicuri se “presi al gancio”
Da quando ha fondato una squadra calcistica giovanile, la Jovanese, con tanto di campetto: «Non volevo che i mie due ragazzi, Jesse e Giuliano, giocassero per strada, rischiando la vita tra auto e motorini», ricorda. Il gancio “Paola Universal”, di plastica e non di ferro, come i precedenti, che non si possono sostituire se danneggiati, porta il nome della signora Marangoni («Ho chiamato col nome di mia moglie, dei miei figli e del mio nipotino tutte quante le innovazioni calcistiche», spiega): è universale, compatibile con qualsiasi tipo di porta o rete, ed è soprattutto un dispositivo antinfortunistico progettato per la sicurezza.
Le linee del campo che più bianco non si può
Nei centri sportivi Paradiso e Veronello, sede degli allenamenti delle due squadre (Hellas Verona e Chievo) della città dell’Arena, questi ganci sono già stati montati sulle porte. E pare che ne abbiano fatto richiesta altre grandi società di calcio della serie A. Del resto, uguale sorte è toccata alla porta “Alessandro”, dedicata al nipote di Angiolino, il figlio di Angelica, il cui nome è stato prestato al “bianco ecologico e atossico” osservabile tutte le domeniche sui campi di calcio: è il colorante utilizzato per tracciare le linee del campo.
Addio vecchi sacchetti, basta un serpentone
“Alessandro”, invece, è la porta trasportabile dotata di un sistema antiribaltamento, e composta da tre pezzi smontabili. Ma è soprattutto il serpentone, detto “Anaconda” (e stavolta non c’è nessun parente coinvolto nella scelta del nome da affibbiare al brevetto, ndr), la garanzia di sicurezza. Per due motivi. «Il primo è che al posto dei tradizionali sacchetti posti in basso, sulla parte posteriore della porta, ‘Anaconda’, infilato a zig zag lungo i quadri della rete, permette di dare stabilità alla porta», dice Marangoni. Ma Anaconda è garanzia di sicurezza anche per il portiere, «che non rischia di sbattere contro le pericolose intelaiature», conclude l’inventore delle macchine pulisci pallone e scarpini. Anche queste sono innovazioni approvate dalla Fifa.
La targa parlante
L’invenzione che sta più a cuore al tenace Angiolino è il dispositivo “Elvia 98”. Elvia è il nome della mamma di Marangoni, scomparsa a 98 anni. «Si tratta di un sistema elettronico che comanda le tre scritte visibili sul porta targa anteriore e posteriore dell’auto: “rallenta”, “attenzione”, e “aiuto pedoni”, leggibili “a seconda del pericolo incontrato e delle condizioni di visibilità», spiega Marangoni. Cosa c’entra col calcio tutto questo? Nel Veronese, alcune squadre di calcio giovanile hanno allestito il loro pullmino col “Elvia 98”. «Insomma, altro che tattiche: nella vita, come nel calcio, la prudenza non è mai troppa». Parola di Marangoni.
fonte: www.corriere.it