Un presidente per il Club Italia, aumento delle risorse per il VAR e maggiore attenzione al calcio giovanile e dilettantistico: 27 pagine per un cambio di rotta.
A pochi giorni dall’assemblea elettiva della Federcalcio, in calendario lunedì 29 gennaio a Roma, e a oltre due mesi da quello che è stato il punto più basso nella storia del calcio azzurro da 50 anni a questa parte, l’estromissione dalla partecipazione ai prossimi Mondiali per mano della Svezia, sono noti i programmi dei protagonisti per la corsa a 3 alla poltrona più importante: quella di presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio.

A sedere su quella poltrona sarà uno tra il presidente della Lega di C Gabriele Gravina, il numero 1 della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia e il presidente dell’Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi. L’appello ai social lanciato da quest’ultimo a una settimana dalla chiusura delle candidature al suon di #cambiamoilcalcio ha dato i suoi primi frutti. E le bruciature del ko contro la Svezia tornano vive in coda al suo programma:
” Nei prossimi anni Italia-Svezia ci tornerà spesso in mente. L’estate 2018 sarà una pagina difficile da digerire per il calcio italiano: per questo dobbiamo cancellarla, pretendendo da noi stessi il massimo impegno.”
L’ex centrocampista della Roma ha presentato un programma di 27 pagine, spalmate su 13 distinte aree d’intervento, dal titolo significativo: Palla al centro. Chiaro l’intento di mettersi alle spalle in maniera inequivocabile il passato. Tra i punti chiave del programma di Tommasi, oltre ad aree vaste come calcio femminile, giovanile, dilettantistico e calcio a 5, due novità assolute: un modello sostenibile e funzionale per le seconde squadre e una Coppa Italia ispirata al modello inglese, sempre più “Coppa degli italiani”.
Elezioni Figc, il programma di Tommasi: come cambia il Club Italia

Una delle incognite principali delle precedenti gestioni ha toccato il Club Italia. Una struttura possente nelle idee, pesante nei fatti. Dal settembre del 2016, momento del rinnovo del quadro che collega quattro strutture operative (Area Medica, Performance e Ricerca, l’Area Scouting e l’Area Match Analysis) l’intento di supportare l’attività delle Nazionali, questa sinergia ha prodotto ben pochi benefici. Per Tommasi, una carenza legata alla mancanza di un organigramma che coordinasse l’apice del percorso sportivo nazionale. Si ripartirà da tre punti fondamentali:

Strutturazione secondo il modello di un Club professionistico;
Possibilità di coinvolgere i componenti del Club Italia nelle decisioni tecniche;
Coinvolgere operativamente e strategicamente gli ex campioni delle Nazionali;
L’intenzione è quella di ispirarsi a un club professionistico, con presidente al capo, direttore generale e uno staff articolato, che supportino il Commissario Tecnico e il responsabile delle nazionali giovanili. Basterà per una filiera virtuosa?
Coppa Italia rivoluzionata: si segue il modello inglese

A pagina 24 del programma stilato da Tommasi, ecco la Coppa Italia. Ambita nei proclami da ogni squadra, ma snobbata da big e tifosi anche per la sua formula scarsamente attraente: nei fatti, a una delle prime 8 classificate della Serie A dell’annata precedente basta passare per quattro partite prima di approdare in finale. Come restituire appeal a una competizione che sembra figlia del suo blasone?

Allargamento del format attuale alla partecipazione delle squadre dilettanti;
Costruzione di una fase preliminare che coinvolga i club dalla Terza Categoria alla Serie D;
Inclusione dal primo turno dei club qualificati in un tabellone che coinvolga tutte le formazioni del calcio professionistico;
Sorteggio (da valutare con la Lega di A) del campo di gara nei turni ad eliminazione diretta;
Una via ispirata alla FA Cup, che in Inghilterra garantisce ogni anno storie da custodire e sorprese sul campo, in grado di offrire ai club dilettantistici un’occasione sportiva inedita. Una Coppa degli Italiani, più che una Coppa Italia, con l’intenzione di valorizzare le piccole realtà con l’arrivo di grandi club: una partita che diventa una festa.
Via libera alle “seconde squadre”

Lo sguardo ai campionati esteri tocca anche un altro tema spesso dibattuto nei confini nazionali: l’avvento delle cosiddette “seconde squadre”. Il punto focale della discussione è la Spagna, con alcune statistiche elaborate da Tommasi e staff. Il 55% dei calciatori spagnoli di Primera e Segunda Division hanno giocato almeno un anno negli ultimi 3 in Segunda B, l’equivalente della Serie C italiana. Ogni club di Primera ha una “seconda squadra” nei campionati inferiori, una via per farsi le ossa. Che funziona. Nella Spagna campione del mondo, ad esempio, 20 calciatori in rosa avevano militato in una “seconda squadra”. In Italia, invece, solo il 23% dei calciatori passati nel campionato Primavera tra il 2013 e il 2014 oggi sono tra i “pro”. Come superare questo scoglio?

Squadre da inserire nel campionato di Lega Pro, con possibilità di promozione e/o di retrocessione ma con il limite di non poter accedere al campionato di competenza della Prima Squadra;
Limitazione dell’eta dei calciatori da tesserare (U23 o U21) con possibilità di fuori quota;
Possibilità di impiego con la Prima squadra durante la stagione di calciatori tesserati per una “seconda squadra” (nr. limitato di partite) solo per gli U23 o U21;
Esclusione delle «seconde squadre» dalla distribuzione della mutualità e di qualsiasi altro incentivo federale o di Lega nonché dal diritto di voto nell’assemblea della Lega di pertinenza;
I benefici possibili di un modello sostenibile e funzionale? Tecnici, con la conseguente ottimizzazione nell’utilizzo delle strutture sportive di allenamento da parte dei club di alto livello e nella formazione dei giovani, e in termini di marketing, con l’approdo nella terza serie del calcio italiano dei marchi sportivi delle rispettive prime squadre.
Tecnologia e calcio giovanile

Dalle seconde squadre al panorama globale del calcio giovanile italiano il passo è breve. La parola d’ordine per Tommasi è qualità. Un fine da perseguire per le prossime tre stagioni calcistiche, ritenute la base per la semina delle novità. Un processo di qualificazione che dovrà essere sostenuto da un incremento dei percorsi di formazione. Passare dal sapere al saper fare è la ricetta.

Maggiore qualità all’attività di base sul territorio;
Costituzione del primo percorso di formazione “obbligatorio” per responsabile di settori giovanile o responsabilità delle attività di base;
Un test di valutazione previsto ogni due anni per monitorare competenze e applicazione da parte di ogni allenatore;
Inevitabile toccare il capitolo-tecnologia, in grado di mutare profondamente il punto di vista del calcio in particolare con l’adozione della tecnologia VAR. Tommasi si dice un convinto sostenitore di questa innovazione, ormai indispensabile, e fissa tra gli obiettivi della Federazione quello di trovare risorse per investire sulla tecnologia anche in Serie B e in Lega Pro. Un’inversione di marcia a tutto tondo, almeno sulla carta, contenuta in un programma di 27 pagine.
Fonte: FoxSports.it

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