Ieri 23 ottobre si è svolto a Palazzo Chigi l’incontro tra il neo Presidente della FIGC Gabriele Gravina ed il Sottosegretario alla Presidenza con Delega allo Sport Giancarlo Giorgetti, il Presidente del Coni Giovanni Malagò ed il Vice Presidente FIGC Cosimo Sibilia.

«Un incontro proficuo. Abbiamo condiviso necessità e urgenza di realizzare profonde riforme per il calcio italiano, dalla giustizia sportiva al semi-professionismo, alla revisione dell’organizzazione federale». Così il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti al termine dell’incontro con Gabriele Gravina, Giovanni Malagò e Cosimo Sibilia. «In particolare – aggiunge Giorgetti – il governo auspica una rapida autoriforma della giustizia sportiva, come prevista dal decreto già in vigore della giustizia amministrativa e sportiva così da superare e rendere superflua la conversione del decreto stesso».
Gravina all’uscita da Palazzo Chigi dopo aver incontrato il sottosegretario allo Sport Giorgetti e il presidente del Coni Giovanni Malagò, ha spiazzato i cronisti.
«Una triste immagine del calcio italiano»

«Certo che ho visto Report. Altrimenti che presidente della Federcalcio sarei? Ben consapevole che si è trattato di un programma di approfondimento giornalistico e non certo di un processo. Ben consapevole che il processo, anzi ben due, si è svolto e che in nessun caso un dirigente della Juventus è stato indagato. Ben consapevole che la giustizia sportiva ha fatto il suo corso, è meritoriamente andata fino in fondo in questa vicenda. Parliamo, non dimentichiamolo mai, della Juventus, ossia del club più titolato d’Italia. Quindi stiamo parlando dell’immagine del nostro Paese. Perché la Juventus rappresenta l’Italia. E ieri sera gli italiani hanno purtroppo avuto una triste immagine del calcio italiano».
«Non è il calcio che sogno»

Gravina prende fiato. «Rigetto con fermezza ogni tentativo di strumentalizzare campanilisticamente questa vicenda. Ma quel che posso e voglio dire è che la mia idea di calcio è una idea diversa. Soltanto in un incubo potrei aver associato al calcio strani suicidi, rapporti di contiguità tra società e ultras per consentire il bagarinaggio. O, ancora peggio, il terribile episodio degli striscioni di Superga. Non è il calcio che io voglio, non è il calcio che io sogno. Ma dico no a qualsivoglia processo sommario. E dico che il calcio deve fornire un sostegno club, sostegno effettivo, concreto. I club non possono essere lasciati soli, in balia di violenti che intendono lucrare sulla passione di tanti italiani».
«Convocherò i presidenti»

Gravina annuncia: «Nei prossimi giorni convocherò i presidenti dei club, ascolterò le loro relazioni sui rapporti con i tifosi soprattutto – ma non solo – per quel che riguarda il passaggio di biglietti. Dopodiché riferirò al ministero dell’Interno. Non è più accettabile che l’immagine del calcio italiano esca così infangata. Perché, ripeto, esce infangato tutto il calcio italiano. Epperò, epperò, devo anche qui dire che ci sono anche testimonianze felici, rapporti virtuosi con la tifoseria. Ci sono in Italia club che hanno rotto ogni rapporto malsano con chi si rapporta al calcio al solo scopo di guadagnare o di dar vita a fenomeni estorsivi. E i loro presidenti sono sotto attacco da parte dei contestatori. Questo va detto con altrettanta fermezza. Perché non ci si ripari dietro l’ombrello del “così fan tutti”».

Gravina non si ferma: «Certamente, della malavita si occupa la magistratura ordinaria. Ci mancherebbe. Ma il calcio non può starsene con le mani in mano. Come se fosse gestito da ragazzini. Abbiamo una responsabilità e intendiamo esercitarla. Senza sconfinamenti, ma dobbiamo sapere cosa accade a casa nostra. E denunciare. Denunciare. Denunciare. Mai più debolezze che finiscono col legare il calcio italiano a pratiche punite dal nostro ordinamento giudiziario. Il mio obiettivo è far sì che durante la mia presidenza non ci siano più trasmissioni come quella di ieri sera, perché il calcio italiano non offrirà a nessuno materiale per realizzarle. Cambieremo e puliremo il calcio, tutti insieme».
Fonte: Il Napolista.

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