Nel 1984 Lino Banfi interpretò la figura dell’allenatore in un film di Sergio Martino.

La trama del film.

Oronzo Canà è un mediocre allenatore di calcio pugliese, con diverse esperienze in società di Serie B. Il grande desiderio di Canà è di avere, prima o poi, la possibilità di allenare in Serie A, ed il suo idolo è Nils Liedholm, del quale imita la postura e l’espressione ed ammira la freddezza, la flemma e le capacità tattiche. La grande occasione arriva quando il Commendator Borlotti, presidente della Longobarda, lo ingaggia per guidare la sua squadra, neopromossa nella massima serie.

Dopo la presentazione alla stampa del nuovo allenatore e le promesse di una grande campagna acquisti, il presidente e il nuovo allenatore Canà si recano a Milanofiori, dove hanno luogo le contrattazioni del calciomercato. Il presidente promette l’acquisto di grandi giocatori, ma alla fine non riesce ad ingaggiarne nessuno, ed anzi vende i due calciatori più promettenti della Longobarda, Falchetti e Mengoni, alla Juventus. Il tecnico Canà, nonostante la strampalata campagna acquisti, tenta in tutti i modi di mettersi in mostra nel grande palcoscenico della Serie A e, con il benestare del presidente, vola in Brasile accompagnato dall’improbabile osservatore Andrea Bergonzoni, alla ricerca di un nuovo talento per la sua Longobarda.

Giunti a Rio de Janeiro, Bergonzoni si mette in contatto con il socio Giginho. I due tentano inizialmente di imbrogliare Canà promettendogli l’ingaggio di alcuni fuoriclasse verdeoro: prima tentano di agganciare Éder, poi, ottenuto con una scusa l’autografo di Júnior, preparano un finto contratto, però Canà si accorge della truffa, infuriandosi. I due mediatori, a questo punto, tentano di agganciare Sócrates, confidando di poterlo intercettare all’ospedale, essendo il giocatore anche un medico, e fanno fingere a Canà un’appendicite perforata, ma il giocatore brasiliano è un ortopedico, mentre il chirurgo gastrico con il quale Canà si ritrova ad avere a che fare è soltanto un suo omonimo.

Canà finisce per essere veramente operato di appendicite e, quando si è ormai rassegnato a dover tornare in Italia a mani vuote, alla fine Giginho gli presenta Aristoteles, un giovane sconosciuto che gioca come attaccante in un piccolo campetto nel quartiere Maracanã, con il quale l’allenatore tornerà in Italia. Alla prima di campionato la Longobarda affronta la Roma: dopo aver segnato il primo gol, perde cinque a uno.

L’inizio di campionato è un disastro: la squadra di Canà perde anche con il Verona e la Cremonese e dopo sette partite ha totalizzato soltanto 3 punti. Canà sembra condannato all’esonero, ma il presidente Borlotti gli rinnova inaspettatamente la fiducia. Canà porta la squadra in ritiro, dove sono evidenti i problemi di adattamento del brasiliano Aristoteles, in quanto tutti i compagni di squadra non lo sopportano.

Canà riesce a rasserenare il giocatore, facendogli ritrovare la fiducia in se stesso. Dopo il ritiro, la squadra, grazie ai gol del suo attaccante brasiliano, riesce a risalire in classifica. A questo punto però Speroni, capitano della squadra e amante della moglie di Borlotti, geloso della fama raggiunta dal compagno di squadra sudamericano, durante la partita contro il Milan si scontra volutamente con lui durante il gioco, infortunando il giovane brasiliano alla caviglia e costringendolo ad un lungo stop; in virtù di questo, la squadra perde sette a zero con il Milan e riprende ad infilare risultati negativi, riportandosi in zona retrocessione.

Dopo varie partite sfortunate, si arriva all’ultima giornata con, in caso di vittoria, la matematica possibilità di restare in Serie A. Alla vigilia della sfida decisiva, contro l’Atalanta, Borlotti svela le sue vere intenzioni al suo allenatore: rimanere ai vertici del calcio italiano ha costi troppo elevati, quindi aveva ingaggiato Canà proprio per fare in modo che la società tornasse in Serie B dopo un solo anno di massima serie. Perciò il presidente pone Canà di fronte ad un ricatto: egli non dovrà schierare Aristoteles e non dovrà vincere la partita, in cambio conserverà l’incarico di allenatore nella stagione successiva. Inizialmente Canà segue le prescrizioni di Borlotti, ma, durante il secondo tempo, con la Longobarda già sotto di un gol, condizionato anche dagli incitamenti della figlia, con uno scatto d’orgoglio fa entrare in campo il brasiliano in sostituzione di Speroni. La mossa si rivela decisiva: infatti Aristoteles segna una doppietta e ribalta il risultato, regalando alla Longobarda la salvezza nella massima serie. Canà si ritrova quindi disoccupato, ma in compenso viene portato in trionfo dai tifosi.

Dedicato a Pasquale Zagaria alias Lino Banfi .

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