Stare lassù, tra molte delle più forti saltatrici al mondo, le fa un certo effetto: “Quando guardo la graduatoria mondiale ho una sensazione stranissima. Ma io ci vado cauta, non voglio bruciare le tappe. Tra loro mi sento ancora un ‘cucciolo’ che deve fare tantissima esperienza e so perfettamente che l’atletica dei grandi è come una gabbia di leoni. Bisogna arrivarci pronti”. Cucciolo o non cucciolo, Larissa Iapichino ha già tirato fuori gli artigli. Ha chiuso la stagione al quinto posto mondiale dell’anno nel salto in lungo con la misura di 6,80 a pari merito con la serba Ivana Spanovic: non una lunghista qualunque, ma la campionessa del mondo (ed europea) al coperto, “che per me è veramente un idolo, fino a poco tempo fa la guardavo in tv”. Gradualità, è la parola d’ordine. Un passo alla volta. Con la necessaria calma. Senza affrettare una crescita che nel 2020 è proseguita e si è consolidata a suon di risultati (titolo italiano assoluto e under 20, i record italiani di categoria indoor e outdoor), di rivoluzioni tecniche (riuscite) come il passaggio al “due e mezzo” nella fase aerea del salto, e di una nuova maglia da indossare, quella del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle.

Della “generazione Roma 2024” che avrà il privilegio di vivere gli Europei in casa all’Olimpico, è una perfetta interprete: “Sono già emozionata – ammette – martedì appena finito l’allenamento ho aperto i social e sui profili della Federazione ho letto la notizia. Sono stata felicissima. Nel 2024 mi aspetto di essere un’atleta più consapevole, più esperta, e più capace di immergermi nell’atletica che conta”. La reazione generale, tra gli azzurrini, e tra chi ambisce a indossare quella maglia così preziosa, è stata di estrema euforia: “L’abbiamo accolta tutti con moltissimo entusiasmo, è vero. È un’occasione unica che probabilmente non si ripeterà”. Come arrivarci, quindi? E come prepararsi a un 2021 ancora avvolto da dubbi visto il contesto internazionale. Su questo stanno lavorando Larissa e il suo coach Gianni Cecconi: “Tecnica e forza, questi i due aspetti che stiamo curando di più in questa fase – racconta la saltatrice 18enne cresciuta nell’Atletica Firenze Marathon – il mio allenatore si è meravigliato di come sia riuscita ad acquisire rapidamente una stabilità tecnica, quasi senza pensarci troppo. E devo dire che anch’io ne sono rimasta sorpresa. Per di più averlo fatto in una stagione “monca”, certamente non tutta rose e fiori, e mentalmente non semplice, può dare buone speranze per il futuro”.

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