Mister di Pinto sei riuscito a centrare l’obiettivo anche quest’anno, il terzo da quando sei tornato a Taranto, raccontaci un po’ come si è evoluto questo percorso?


Bisogna partire dal 2020, abbiamo costruito in tre anni qualcosa di solido nonostante le difficoltà: nel 2020 all’ultimo momento, l’anno del Covid, è venuta fuori questa idea di partecipare al campionato di A2 da parte della Presidenza, abbiamo costruito tutto molto velocemente da zero, centrando addirittura la promozione; il secondo anno proprio avendo ottenuto la promozione a fine maggio è stata costruita la squadra un po’ in ritardo, per il mercato ormai già avviato, e siamo riusciti a ottenere una salvezza, quest’anno l’obiettivo era di confermarsi, sempre un obiettivo comunque complicato, soprattutto dopo due anni di assenza del pubblico, e quindi puntavamo anche a riconquistare il territorio, riportare la gente di Taranto al PalaMazzola. Guardando al club anche dal lato manageriale, posso dire che la società abbia stravinto perché abbiamo terminato le ultime partite con un entusiasmo generale, la squadra è riuscita nell’intento di far sentire la gente del territorio coinvolta. La Puglia, ma direi anche l’intero meridione si è identificata con la nostra squadra.
Il pubblico è cresciuto e si è coeso proprio nel momento più importante.


Quest’ultimo obiettivo salvezza da cosa è passato?


Si doveva riuscire a fare un salto nella personalità del modo di giocare e nel modo di affrontare le partite; si sapeva che sarebbe stata un’annata quasi proibitiva difficilissima per noi, eravamo tra le candidate principali alla retrocessione sulla carta, quindi eravamo proiettati tutti ad un campionato di grandissima sofferenza che poi si è rivelato tale.


Ma questa abitudine alla sofferenza e alla resilienza nel gioco come si insegna?


Durante il campionato bisogna con una certa autorevolezza creare dei riferimenti di lavoro e diciamo riferimenti concreti in modo tale che tutte le difficoltà dell’anno finiscano in una continuità di gioco e di ritmo. Non è la stessa sofferenza di fare un play off per lo scudetto la lotta alla retrocessione è tutt’altro: nel play off per lo scudetto sei orientato a conquistare qualcosa di positivo, mentre qui devi salvarti da qualcosa di negativo quindi le sensazioni sono più grevi.
Sofferenza passata anche da alcuni infortuni e imprevisti.
Non è stata un’annata molto fortunata dal punto di vista del gioco, abbiamo perso durante il campionato due degli attaccanti più forti tra tutte le squadre, Stefani era il quinto attaccante più concreto e addirittura Loeppky era il secondo classifica come rendimento medio di un campionato. Ringrazio la mia società e la squadra e tutta l’equipe perchè siamo riusciti ad avere una continuità di gioco spaventosa rispetto alle potenzialità sulla carta, il che non ha significato sempre fare i punti. I punti si fanno anche in un modo diverso, abbiamo avuto una continuità di gioco che cresceva di partita in partita creando veramente un altissimo livello, ad un certo punto eravamo la terza squadra in attacco del campionato, una cosa incredibile per una squadra che si deve salvare. Ringrazio i ragazzi perché vuol dire che in ogni difficoltà e ogni situazione sono riusciti a andare ogni domenica in campo ad esprimere il nostro gioco


Senza guardare troppo più in là guardiamo a questi play off 5° posto, che obiettivi ci sono?


Sarà un’occasione per far giocare un po’ tutti per far fare esperienze diverse e anche per osservare meglio i nostri giocatori, sarà un modo per giocare a mente più serena e premiare tutti questi ragazzi che comunque hanno contribuito alla grande a questo risultato.


A chi vuoi dedicare questo bellissimo traguardo raggiunto?


La dedica mia personale è proprio alla Prisma, cominciando dal Presidente Bongiovanni ed alla Vice Presidente Elisabetta Zelatore, passando dall’ amico Direttore Generale Vito Primavera al segretario Stefano De Luca, alla bella scoperta della mia spalla, il team manager Simone Sardanelli che si prodiga affichè tutto funzioni al meglio per ogni giocatore. Sono orgoglioso del mio staff tecnico con Cristiano Camardese e Alessio Contrario, con il loro preziosissimo lavoro, ai fisioterapisti Maruzzella e al preparatore atletico Pascal.
Faccio i complimenti a tutto lo staff medico al partendo dal coordinatore Tombolini che ha fatto il solito grande lavoro di coordinamento. Quest’anno c’è stato l’eccellente ingresso di Matteo Schinaia nello staff comunicazione e marketing che ha fatto un gran lavoro sul territorio e la conferma nell’ufficio stampa di Linda Stevanato che ha seguito la squadra in tutta Italia non solo a Taranto, l’importante apporto di Fabrizio Giannico nell’organizzazione del palazzetto e nell’ufficio stampa.
Tutte queste persone hanno contribuito al raggiungimento dell’obiettivo e ci hanno aiutato a crescere come squadra e come società. A loro va il mio più grande ringraziamento.

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