Si alza sui pedali, prova ancora lo scatto Marco Pantani, semina i suoi avversari.
Sembra quasi di risentire la voce mitica di Adriano De Zan che racconta le imprese sportive del Pirata. Lo scalatore più forte di tutti i tempi, l’ultimo capace di vincere nello stesso anno, il 1998, Giro d’Italia e Tour de France. Forse anche uno degli ultimi ciclisti capaci di emozionare i tifosi con i suoi scatti improvvisi, le ascese solitarie. Non solo tecnica, quella capace di fargli scalare il Mont Ventoux in 46 minuti o l’Alpe d’Huez in 36 minuti e cinquanta, ma la dote innata di entrare nel cuore dei tifosi, di regalare loro un’emozione, uno spettacolo ogni volta nuovo e appassionante. Un inferno di fatica affrontato con classe e determinazione, con il cuore, quello che più ti avvicina alla gente.
Lui, nato a Cesena, nel cuore della Romagna, sapeva come affrontare la fatica, come portarsi addosso i suoi angeli e i suoi demoni, con cui scalare le cime più impervie, con cui allontanare gli avversari più arcigni. Pantani è stato uno sportivo che sapeva come rialzarsi, anche dopo le cadute più tremende e gli incidenti che avrebbero tagliato a fette le ambizioni più solide. E’ caduto ed ogni volta si è rialzato, fino a quando non si è sentito solo ed isolato come nella notte del 14 febbraio 2004.
Per lui, solo nello sport poeticamente più solitario, quello che ti chiama a continue sfide con te stesso, ancor prima che con gli altri, quando il terriccio si mischia con l’asfalto, in mezzo a folle deliranti che sfidano la neve, la vittoria era un sorriso con cui schiantare la sofferenza, il risultato della determinazione che vince contro il fato nefasto.
Ed è un po’ quella sensazione che oggi vivono le popolazioni colpite dall’alluvione: tutto distrutto, sommerso dall’impeto dell’acqua che straripa, traborda, allaga, seppellisce.
Un’intera vita, un lavoro, una casa persi dall’oggi al domani. Frutto non del fato, o non solo, ma di un clima impazzito a causa delle esagerazioni umane. E mentre ti chiedi perché proprio a te, quando tutto sembra finito, bisogna rimettersi in moto, ognuno con i propri tempi, tutti con la stessa voglia di rialzarsi, con la determinazione tipica della Romagna che non molla mai e magari con un sorriso che abbatte la fatica.
Non soli, ma insieme nello sport più bello che coinvolge il Paese Italia, quello della solidarietà.