LA STORIA DELLA NEW ENTRY BIANCOAZZURRA, IL PLAYMAKER AMERICANO JEREMY SENGLIN.


Un matrimonio sportivo desiderato, cercato, voluto e alla fine celebrato! Quello tra Jeremy Senglin e la Happy Casa Brindisi si è finalmente compiuto nell’estate del 2023 per la stagione sportiva 23/24 tra Lega A e vista sull’Europa attraverso il Qualification Round di Basketball Champions League.
Circa cinque mesi di mare in burrasca e grande gioia finale a Reggio Emilia, arrivato a fine gennaio 2022 per risolvere una situazione di classifica piuttosto critica. Dall’ultimo posto in classifica passando per la grande vittoria all’esordio contro Milano e una salvezza conquistata all’ultima giornata di campionato, anche grazie alla vittoria della Happy Casa su Trieste poi retrocessa in Legadue a causa della classifica avulsa. Segni del destino, di un destino a tinte biancoazzurre
Avevo fatto pochi allenamenti coi compagni ma ero carichissimo, me la ricordo quella vittoria contro Milano. E per come è finita la stagione, decisa dalla classifica avulsa, è stata anche una vittoria fondamentale, oltre che piacevole da vivere.
Quattordici punti con 2/3 da due, 3/5 da tre, 1/2 ai liberi, 4 rimbalzi e un assist in 23 minuti di gioco. Impatto decisamente positivo nel campionato italiano, per lui che in Europa ha calcato palcoscenici importanti in Germania (cinque partite nel finale di stagione a Ludwigsburg), Francia (due anni da protagonista a Nanterre) e nella Liga ACB spagnola nel biennio ad Andorra e prima parte della scorsa stagione al Fuenlabrada. Con vista sempre sull’Europa tra Basketball Champions League (quasi 14 punti di media a Nanterre nel 2018/19) ed Eurocup (9.6 punti ad Andorra nel 2021/22)
“Mi piace la Serie A, un torneo duro e competitivo in cui è divertente poter sfidare avversari e squadre di alto livello in cui l’equilibrio regna sovrano. La lega spagnola è più tecnica, quella francese più fisica e l’Italia credo sia un mix di entrambe – spiega Jeremy – un po meno tecnica dell’ACB, ma più della LNB, un po’ meno fisica e atletica di quella francese ma più di quella spagnola.
Il nativo di Arlington, Texas, inizia a praticare il football americano prima di seguire gli amici e dedicarsi alla pallacanestro all’età di dodici anni. Vive quattro stagioni collegiali (2013-17) a Weber State. In 124 partite disputate (123 da titolare), ha una media di 16,7 punti, 3,2 rimbalzi e 2,8 assist in 33,7 minuti a gara. Conclude la sua carriera come miglior realizzatore di tutti i tempi della scuola (2.078 punti), oltre a finire secondo per tiri realizzati (665), terzo in assist (343), quarto in percentuale da tre punti (%42.2) e ottavo in rubate (110). Senglin, che ha guadagnato due volte gli onori della Big Sky All-Conference, è andato in doppia cifra realizzativa in 104 delle sue 124 partite in carriera collegiale.
“Tutto quello che ho fatto è stato lavorare sodo e volevo solo vincere. Sono grato e benedetto per questo. Mi piace vedere il mio nome in alto, ogni premio che ricevi è destinato a essere battuto prima o poi, anche se sinceramente spero che rimanga per un tempo piuttosto lungo” dichiara dopo aver scritto il suo nome nella storia di Weber State University, battendo un record che durava da ben trentasette anni.
L’allenatore dei Wildcats – Randy Rahe – attribuisce i successi di Jeremy a un particolare aspetto: la volontà di vincere: “Tutto ciò che fa per cercare di diventare un giocatore migliore è perché vuole vincere. Per me, questo lo separa da molti altri ragazzi. Non gliene poteva fregare di meno delle statistiche o dei premi individuali. Avrebbe scambiato sempre una vittoria di squadra per uno di questi riconoscimenti. Questo è ciò che lo rende davvero speciale”.
Non viene scelto al draft ma riesce a firmare un contratto da rookie con i Brooklyn Nets per poi trascorrere la stagione in G-League ai Long Island Nets. Coccolato a Nanterre, trova il modo di esprimere al meglio le sue qualità in campionato e Champions League raggiungendo i quarti di finale contro la Virtus Bologna, squadra che vincerà la manifestazione europea.
Dalla Francia raccontano un aneddoto particolare: prima di convalidare definitivamente il contratto del playmaker americano, il club ha dovuto inviare le foto della sua futura casa a sua madre, Irene Senglin, che voleva essere sicura che suo figlio avrebbe avuto una sistemazione ottimale. Rassicurata, diede il via libera. Daltronde sul petto di Jeremy compare a caratteri cubitali una frase che riassume in poche parole un concetto molto più ampio: “Family for Ever” e le iniziali dei nomi dei suoi genitori. Amante dei videogiochi (ho il livello di un giocatore professionista) dedica gran parte del suo tempo a libera ad Alani, la figlia di tre anni, e la moglie sempre al proprio fianco. Discreto cuoco, è pronto ad assaporare le altre specialità del nostro paese. Questa volta nel Sud Italia, a Brindisi.
Il talento di Jeremy Senglin per la Happy Casa.