L’amara analisi di coach Dalmonte dopo il brutto scivolone nello scontro diretto

Il bilancio della trasferta di Chiusi è pessimo. La sconfitta (87-77 per Umana), il vantaggio sui toscani ormai ridotto a sole due lunghezze (con San Giobbe che deve recuperare un match), la mancanza di personalità, la debolezza mentale e atletica. La sensazione è che Hdl riesca a giocarsela sul piano tecnico con le avversarie del girone salvezza, sino a quando non diventa una questione di carburante nel motore, di morsi e di artigli. Quando le partite diventano corride e sale l’intensità, il Toro si perde, in preda alla paura. Consapevoli di giocarsi la stagione in questi scontri diretti, gli uomini di Dalmonte probabilmente smarriscono l’equilibrio, non tirano sereni, commettono falli evitabili, perdono palle pesantissime. Non ci voleva, lo stop in Valdichiana complica la corsa salvezza regalando tuttal’inerzia a una squadra più fresca e più coraggiosa. Non sono bastati i 42 punti dei due americani, non è bastato nemmeno il rientro di Iannuzzi, che nonostante le condizioni non ottimali ha giocato 20 minuti, conditi da 5 punti e 5 rimbalzi. Il centro di Avellino servirà eccome nelle prossime partite da dentro o fuori, ma evidentemente non basterà solo lui.    

“I meriti vanno a Chiusi – ha commentato coach Luca Dalmonte – perché è riuscita a trovare punti importanti dentro al campo e perché è riuscita ad assecondare un giocatore come Stefanini. I demeriti nostri, di cui io per primo necessariamente mi assumo la responsabilità, sono relativi al fatto di non aver cercato di trovare delle potenziali soluzioni. Ci siamo affidati a una responsabilità individuale che non è andata a buon fine. Poi mi fermo qui e non faccio considerazioni che non mi spettano e non mi riferisco alla mia squadra. Quanto al futuro, dobbiamo spendere le energie mentali sul fatto che mancano sei partite. A Chiusi ne mancano sette, per cui è ancora lunga. È chiaro adesso che il margine di errore si riduce e quindi dobbiamo alzare l’attenzione”.  

“Una partita ruvida – è stata la definizione del coach di Chiusi Giovanni Bassi – le due squadre hanno dimostrato che sentivano la posta in palio. Non è stata bellissima, ma onestamente non poteva esserlo. Siamo stati bravi a riordinare le idee dopo la fine del primo tempo. Abbiamo giocato i primi venti minuti con grande energia, ma anche grande disattenzione, e questo ci ha portato a essere pari invece che avanti di qualche punto. Nel secondo, invece, siamo stati molto attenti in difesa. Pochissimi errori, concessi solo canestri di talento e siamo riusciti a non soffrire troppo in fase di rimbalzo difensivo. Poi abbiamo cavalcato Stefanini, giornata molto calda per lui e noi bravi comunque a non fermare la palla”.

Il margine di errore per Hdl, più che ridotto, è prossimo allo zero. Conteranno relativamente nome e motivazioni dei prossimi sei avversari. Serve solo raddrizzare la rotta e l’unica via è vincere. A cominciare da domenica, a Lecce, con la battistrada Cento, a cui manca forse solo una vittoria per tagliare il traguardo.