Per il presidente del Centro Sportivo Italiano capire come e quando potranno riprende l’attività le società dilettantistiche è la domanda del secolo: «stiamo aspettando di capire cosa accadrà con la scuola. Ma ormai c’è poco tempo: non è solo un problema economico ma sopratutto di speranza. Se subentra lo scoraggiamento è finita», sottolinea il presidente Bosio
Il tema più sentito in questa seconda fase dell’emergenza Covid è la ripresa della scuola. Ma c’è un altro ambito del mondo educativo che è in grande difficoltà e che invece è stato dimenticato. Si tratta del mondo delle società sportive dilettantistiche che non sanno ancora quando e come potranno riprendere le proprie attività. Ne abbiamo parlato con il presidente del Centro Sportivo Italiano, Vittorio Bosio.

Quando ripartirà l’attività sportiva dilettantistica?
È la domanda del secolo. Non abbiamo alcun riferimento, certezza o mezza certezza. Siamo in attesa. Il tema naturalmente è quello della sicurezza. Faccio fatica a capire che ripartano la Promozione e l’Eccellenza e noi no. La verità è che non sembra esserci attenzione

Ma se riparte la scuola perché non far ripartire anche lo sport dilettantistico?
Non lo so. Penso che non ci sia la consapevolezza che non si tratta solo di un hobby, di un passatempo. Siamo un’agenzia educativa come la scuola e la famiglia. Se qualcuno pensa di aprire la scuola e poi, per il resto del tempo, chiudere i ragazzi a casa non ha capito l’importanza della socialità per i giovani

C’è però un enorme tema sanitario e di sicurezza…
Ma salvaguardare la salute non vuol dire chiudersi in casa però. Nessuno pensa di ripartire senza avere preso tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei giovani. Per questo stiamo lavorando con fatica giorno per giorno insieme alle istituzioni per costruire i protocolli. I problemi sono tanti. Ma da parte nostra c’è la volontà di ricominciare

Avete la convinzione che si possa ripartire in sicurezza insomma…
Certo, perché lo abbiamo dimostrato. La marcia di Verbania, che abbiamo organizzato, dimostra che, magari faticando di più e spendendo di più, si può ripartire anche con le nostre attività

Quanta possono ancora resistere chiuse le società sportive?
Pochissima. Ma non è un discorso solo economico. Tutti pensano che il problema dell’autonomia sia legata ai soldi. Non è così. Se subentra lo scoraggiamento è finita. Una ambiente come il nostro che si nutre di speranza e spesso si regge sul volontariato non può fare a meno della benzina che viene dall’ideale. Oggi la malattia più pericolosa per noi è la sfiducia.

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