LA MERITOCRAZIA NEL CALCIO GIOVANILE: “Il modo migliore per ottenere ciò che si vuole è meritarselo”
Iniziamo con il definire cos’è la MERITOCRAZIA:
Meritocrazia = Sistema di valutazione e valorizzazione degli individui, basato esclusivamente sul riconoscimento del loro merito.
Ma cosa significa merito? Come si fa a valutare chi merita di più? Analizziamolo insieme per ogni ruolo:
CALCIATORI:
Partiamo dall’attività di base, quindi età compresa tra i 5 ed i 12 anni. E’ una fascia in cui parlare di meritocrazia potrebbe sembrare prematuro, tuttavia ritengo che non sia così. Chiaramente bisogna specificare bene che il criterio di valutazione del merito è diverso rispetto a quello che si utilizza nel settore agonistico. In questa fascia di età personalmente identifico il merito principalmente in base al comportamento (educazione e rispetto), alla presenza in allenamento e soprattutto in base all’impegno, sia in allenamento che in gara. In queste categorie il regolamento prevede che su 3 tempi ogni bambino giochi almeno un tempo in maniera continuativa. Io credo che salvo casi particolari (comportamento molto scorretto, assenze agli allenamenti non giustificate ecc…) i bambini vadano sempre tutti convocati e si garantisca a tutti quindi almeno un tempo di gioco. I tempi però sono 3, ed è questo che ci permette di insegnar loro la meritocrazia: chi si impegna più di tutti, ci mette il cuore, da sempre il massimo, si comporta bene ecc… giocherà 2 tempi interi o anche tutti e 3 tempi, mentre chi invece passeggia in mezzo al campo, non ascolta, non aiuta i compagni ecc… si farà giusto il suo tempo completo che gli spetta da regolamento e nulla più. Sono ESTREMAMENTE CONTRARIO a ciò che un amico ha definito “comunismo sportivo”, ovvero che in queste categorie tutti i bambini debbano giocare esattamente lo stesso tempo, indipendentemente dal merito. E’ una cosa che io come allenatore non permetterò mai, perché nella vita nessuno gli regalerà nulla, e quindi dovranno imparare già da piccoli che più si impegnano e più ottengono. (Ci tengo a specificare che non ho parlato di merito in quanto a qualità tecniche, ma sulla base di comportamento, presenza ed impegno)
Passiamo al settore agonistico: qui comincia ad entrare in gioco anche l’aspetto del risultato, per quanto sia ancora secondario perché si parla sempre di settore giovanile. Qui oltre ai 3 parametri di comportamento, presenza ed impegno, inizia ad avere importanza anche il parametro del rendimento in campo. Questo significa che la formazione comincerà ad essere decisa in base al rendimento, ovvero che giocheranno coloro che SUL CAMPO dimostreranno di essere i migliori. Iniziano quindi a definirsi i ruoli di titolari e riserve, ruoli che è importantissimo rispettare. Chiaramente questi ruoli possono cambiare nel tempo in base al miglioramento dei ragazzi, ma non deve mai succedere che qualcuno pretenda di giocare titolare soltanto perché paga la retta o perché magari il padre porta uno sponsor o per qualsiasi altro motivo che non sia “devo giocare io titolare perché sto rendendo di più e quindi me lo merito”. I titolari hanno il compito di dare sempre il massimo per mantenere il loro status, le riserve hanno il compito di dare sempre il massimo per conquistarsi il posto da titolare (quando lo meriteranno) e per fare in modo di sostituire degnamente i titolari a partita in corso. Una squadra in cui regna questo clima, diventerà sicuramente una squadra vincente, perché tutti si impegnano al massimo.
ALLENATORI:
Passiamo ora alla categoria degli allenatori: nel settore giovanile, il merito di un allenatore si valuta in base alla crescita dei propri giocatori, dal punto di vista tecnico, tattico, fisico, psicologico ed anche sotto l’aspetto educativo. Il nostro compito è quello di educare e formare i ragazzi, prima come uomini e poi come calciatori. Se i ragazzi si divertono, ma non migliorano, l’allenatore non sta facendo bene il proprio lavoro. Se i ragazzi vincono tutte le gare, ma non crescono individualmente, l’allenatore non sta facendo bene il proprio lavoro. Se i ragazzi vincono e migliorano, ma sono scostumati, non rispettano avversari, arbitri, compagni ecc… l’allenatore non sta facendo bene il proprio lavoro.Come vedete, è molto più difficile allenare nel settore giovanile che nelle prime squadre, perché bisogna tenere conto di molti più aspetti. C’è una cosa per cui sicuramente non si valuta il merito di un allenatore di settore giovanile: i risultati delle partite. L’obiettivo di un allenatore di settore giovanile è quello di tirare fuori il meglio da ogni ragazzo, facendogli sviluppare al massimo il proprio potenziale ed allo stesso tempo insegnargli dei valori. Se riusciamo a fare tutto ciò, presto arriveranno anche le vittorie, ma a prescindere da esse, avremo già vinto!
DIRIGENTI:
Un buon dirigente è quello che riesce ad ottenere il massimo risultato in termini di crescita dei ragazzi, spendendo bene il proprio budget, riuscendo a mantenere un ambiente sereno e mantenendo sempre le promesse fatte, sia ai genitori, sia ai tecnici, sia ai ragazzi, sia al presidente. E’ un ruolo impegnativo, anche perché spesso dovrà programmare a lungo termine, cercando di trasmettere la sua VISION a tutti i componenti della società, in modo da incanalare gli sforzi di tutti verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Le scuole calcio non sono aziende, ma associazioni senza scopo di lucro, quindi a livello di bilancio l’obiettivo non è massimizzare gli utili (che appunto non esistono, in quanto è previsto il pareggio di bilancio) ma quello di investire sulla crescita della società, riuscendo a mantenere tutti gli impegni con tutti i dipendenti (presidente compreso).
GENITORI:
I genitori sono importantissimi nel calcio giovanile, perché sono coloro che permettono la stessa esistenza delle scuole calcio, portando i propri figli ad allenarsi, spesso con grossi sacrifici, non tanto economici, ma soprattutto organizzativi. Per questo motivo meritano sempre rispetto da parte della società, ma allo stesso tempo sono tenuti a rispettare le decisioni societarie e tecniche. Veniamo al merito: un genitore meritevole, è quello che sostiene sempre il proprio figlio ed i compagni, indipendentemente dai risultati, incoraggiando e sostenendo la squadra. Un buon genitore non cade mai in atteggiamenti violenti o intimidatori (neanche a livello verbale) nei confronti degli arbitri, degli avversari o ancor peggio dei figli e degli altri componenti della squadra. Un genitore meritevole non entra nel merito delle scelte tecniche, non critica l’allenatore davanti ai ragazzi, se non comprende qualche decisione ne discute in privato con il diretto interessato. Se il figlio gioca poco, un genitore meritevole lo sprona ad impegnarsi di più, senza trovargli sempre una scusa e senza dare la colpa agli altri, perché sa benissimo che è l’unico modo per farlo crescere. Non va a lamentarsi in direzione dicendo “mio figlio deve giocare lo stesso tempo degli altri perché pago la stessa quota degli altri”, anche perché in questo modo darebbe un pessimo esempio al bambino, che penserà che ogni volta che vuole qualcosa, anche se non se lo merita, basterà lamentarsi con i genitori per ottenerla.
RICAPITOLANDO:
GIOCATORI:
– Nell’attività di base il merito si valuta in base a comportamento, presenza ed impegno
– Fino alla categoria esordienti si convocano tutti (quando possibile), salvo casi estremi (comportamento scorretto, assenze ingiustificate ecc…), dopodiché i più meritevoli giocheranno 2 o 3 tempi, i meno meritevoli 1 o 2 tempi.
– Nel settore agonistico giocano coloro che dimostrano sul campo di essere i più bravi
– Chi è riserva deve conquistarsi il posto da titolare impegnandosi di più e diventando più bravo del compagno titolare
– Chi subentra deve sempre dare il massimo
ALLENATORI:
– Un buon allenatore è quello che riesce a tirare fuori il meglio da ognuno dei propri ragazzi, non solo dal punto di vista calcistico ma anche dl punto di vista educativo.
– Il valore di un allenatore di settore giovanile non si valuta in base ai risultati delle partite.
DIRIGENTI:
– Un buon dirigente riesce sempre a mantenere gli impegni presi con tutti, salvaguardando il budget e garantendo una crescita a tutti i componenti della società.
GENITORI:
– Dei bravi genitori incoraggiano sempre i figli ed i compagni, indipendentemente dai risultati
– Rispettano arbitri, avversari, compagni dei figli e tutti gli addetti ai lavori
– Non entrano nel merito delle scelte tecniche e societarie, quando hanno dei dubbi si rivolgono ai diretti interessati in privato chiedendo spiegazioni
– Spronano i figli che giocano poco ad impegnarsi maggiormente per meritarsi di giocare di più
– Non protestano in direzione per garantire ai figli benefici immeritati.
QUESTO E’ IL CALCIO CHE SOGNO, UN CALCIO IN CUI CHI MERITA VA AVANTI!
In foto: Mariano Bernardini, un ragazzo che ho visto crescere e conquistarsi il suo spazio nel calcio professionistico grazie al suo impegno ed alla sua determinazione, nel giorno dell’esordio in Lega Pro con la Paganese (in prestito dal Genoa).
Mr. Alessandro Zenone
Fonte: Tuttocampo.it

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