Voglio ancora una volta dare comprensione a una persona che rappresenta di essere in difficoltà e forse viene mal consigliato. Ma non posso non dirmi stupito e rammaricato per le ultime parole del presidente del “Taranto F. C. 1927” Massimo Giove, non nuovo a queste sceneggiate in verità. Stupito perché a lui e, per il tramite del vicepresidente della società sportiva, l’avvocato Vincenzo Sapia, l’amministrazione comunale ha fornito ogni supporto possibile in questi mesi, in ultimo con degli incontri dedicati, anche quando ricambiati molto miseramente in termini di riconoscenza e rispetto istituzionale. Rammaricato perché nella mia veste di imprenditore ritengo che l’incapacità di gestire ad alto livello una realtà, sia essa sportiva o economica, non andrebbe scaricata in maniera così ricorrente e grossolana sui ruoli altrui. Ma siccome a differenza di quello che afferma il presidente Giove a ciascuno di noi interessa il calcio a Taranto e la serenità dei tifosi tutti, andando al sodo, lo invito a chiarire presto cosa intenda tecnicamente per società in autogestione e se, come si intuisce dalle sue parole, egli non ha più la forza di andare avanti, eviti di prolungare l’agonia del club, eviti di strumentalizzare le questioni, generando per altro allarme sociale di cui si prenderà la responsabilità.
Sulla scorta delle sue preoccupazioni, verosimilmente generate non soltanto dagli ultimi accadimenti e di certo non attribuibili a questa amministrazione, metta a disposizione il titolo sportivo, precisi cortesemente una volta per tutte le criticità della società e le sue condizioni relative a una eventuale massa debitoria e vedrà che faremo il meglio per il futuro dei rossoblu.
Ha ragione senz’altro il presidente Giove: l’Italia è piena di bravissimi sindaci, e tanti di loro mi raccontano di avere persone a modo alla guida delle società di calcio.