È la prima agenzia di rating del calcio, ed è italiana. Si chiama PlayRatings ed è nata quasi per gioco, a Roma, da un gruppo di economisti dell’Università di Tor Vergata e della Banca Mondiale, che hanno adattato un algoritmo da loro ideato, per la valutazione degli asset di mercati complessi, per stimare il corretto prezzo di vendita dei calciatori. In soli quattro anni è entrato nei computer di presidenti e direttori sportivi di club di Serie A, Premier e Liga, procuratori e istituzioni internazionali sportive, che utilizzano la piattaforma di PlayRatings per stabilire la congruità del prezzo di un trasferimento o di un salario. Tecnicamente, l’algoritmo simula modelli econometrici atti a stimare il range di prezzo atteso sul mercato di una determinata performance in un determinato momento, e di simulare il valore netto atteso di un determinato calciatore in una determinata squadra in base a contratto, salario, prestazione attesa e molti altri parametri. Per esempio: un attaccante che segna venti gol nella Juventus, ed è richiesto da Barcellona e Manchester City, avrà un valore differente da uno che ne fa 20 col Benevento ed è richiesto dal Genoa o dal Chievo. Ovvero, lo stesso calciatore, a parità di performance, è in grado di generare un valore economico assai diverso sulla base del club che lo acquista.
IL CASO DI SALAH
Ancora, lo stesso calciatore, trasferito in un certo club può produrre un valore economico significativamente differente in base al suo salario, alla sua performance attesa e futura, come anche sulla base della durata del suo contratto. Pensiamo a Salah: quando fu trasferito al Liverpool era l’acquisto più caro di sempre del club inglese. Secondo la piattaforma, se avesse continuato a performare come per la Roma sarebbe stato un acquisto assai azzardato, ma le prestazioni in maglia “Reds” dell’egiziano hanno accresciuto il suo valore del 230%. PlayRatings, a differenza di altre piattaforme attualmente in sviluppo dagli organi di controllo calcistico, non nasce per limitare i prezzi gonfiati dei calciatori, ma per tradurre gli scenari possibili di performance in scenari economici e ottenere indicatori di convenienza e di rischio utili per arrivare in trattativa preparati, e per ridurre i rischi di investimenti che nel calcio, a volte, rasentano l’irrazionalità. Il Cies, su mandato della Fifa, sta sviluppando una propria piattaforma per individuare eventuali storture nelle trattative calcistiche. Il sistema di valutazione messo a punto dal Cies, però, oltre a non legare le prestazioni dei calciatori ad una specifica società sportiva (con il suo contesto di fatturato, patrimonio e potenziale di audience), offre valutazioni poco attinenti alla realtà. Evidentemente, battezzare un valore unico di mercato per ogni calciatore può risultare un esercizio azzardato. Altre ne nasceranno, ma l’Italia – anche questa volta – segna la strada.

Fonte : Il Messaggero.

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