La storia che vi raccontiamo oggi è un concentrato autentico di storia, politica, irredentismo ed identità italiana. È la storia di come sia nato e si sia sviluppato lo sport più bello del mondo in delle terre tormentate e martoriate dall’epoca dei nazionalismi e dei conflitti mondiali. Stiamo parlando infatti del calcio in Istria, in Dalmazia e a Fiume. E neanche farlo apposta la diffusione del football coincide con l’epoca più dura della civiltà istriana. Il calcio diventa quindi uno strumento per affermare lo spirito della propria gente oppure in altri casi per ribadire la propria natura italiana in un’impero, quello asburgico, che di certo non impazziva per l’etnia italiana colpevole in modo sacrosanto di esaltare la propria identità nazionale.

È il caso, ad esempio, del Forza e Coraggio della veneta Ragusa(con buona pace dei turisti italioti che vanno in crociera a Dubrovnik), capace di battere la Società ginnastica e scherma Zara nella prima e storica competizione dalmata del 1911 e sciolto poco più tardi dalle autorità austriache per timore di irredentismo. E sarà proprio la città di Zara a diventare la massima espressione calcistica italiana in Dalmazia, con l’omonima squadra capace di arrivare fino all’antesignana della nostra serie c. A Spalato invece, la squadra della minoranza denominata Il Calcio, cambiò nome in Edera prima di cedere il passo allo strapotere della croata Hajduk, fondata nel 1911 e tutt’oggi nel gotha del calcio croato.

Ma se il calcio in Dalmazia non riscuote grandi risultati, altrettanto non si può dire del pallone nelle vicine Pola e Fiume. È qui che una volta per tutte calcio e ideale politico di fondono indissolubilmente, e per rendersene conto basta dare un’occhiata alla nascita del calcio polese e fiumano. A Pola, nel 1918, nel fascio autonomo cittadino viene fondato il Gruppo Sportivo Fascio Giovanni Grion Pola, in onore ad un istriano caduto in guerra sul carso. Il colore scelto per le maglie da gioco è il nero, addobbato da una stella bianca sul petto come il Casale campione d’Italia pochi anni prima. Ma il significato di tali divise non va associato alla squadra piemontese, bensì ad un fatto che ha a che vedere più con l’orgoglio italiano che con il pallone. Succede infatti che nel 1919 dei marinai americani scendono dalle proprie navi attraccate in porto e, ubriachi fino al midollo, girovagano per la cittadina istriana molestando ragazze e attaccando banconote italiane sui muri della città in segno di scherno verso la popolazione civile. E così per rappresaglia alcuni arditi, con l’inconfondibile maglia nera, assaltano una nave americana. Uno di questi riesce a rubare una bandiera americana, scucendone una stella per attaccarla sul petto. Nasce così la maglia nerostellata del Grion Pola. Dal punto di vista sportivo, il Pola disputa numerosi campionati di terza serie riuscendo nel 1932 a raggiungere la serie cadetta dove rimarrà tre anni, prima di ricadere in serie c fino allo scioglimento forzato del 1945 a causa della guerra mondiale e dell’Esodo istriano. Va segnalato inoltre che negli anni venti i nerostellati lanciarono molti giocatori, dei quali il più famoso è sicuramente quell’Antonio Vojak capace di detenere il record di segnature in una sola stagione con il Napoli fino al 2011, quando venne superato da Edinson Cavani.

Tuttavia, la squadra più forte d’Istria non era il Grion Pola. Nel 1926 venti il regime fascista congiuntamente alla FIGC di Leandro Arpinati stila la carta di Viareggio, per programmare una riorganizzazione dei campionati favorendo eventuali fusioni tra squadre di una stessa città in nome della pace sociale tanto cara al duce. È in questo contesto che il 2 settembre 1926 viene fondata l’Unione Sportiva Fiumana, nata dalla fusione tra l’Olympia, maglie bianconere, e il Gloria, maglie giallo-amaranto. Come colori sociali della neonata compagine vengono scelti il rosso cardinale, l’azzurro e il giallo. Tutto ciò rimanda al tricolore della Reggenza del Carnaro , per quello che è l’ennesimo legame di sangue tra calcio e irredentismo in Istria. Con la riforma dei campionati la fiumana partecipa alla Divisione Nazionale del 28-29, arrivando quattordicesima nel girone nord e guadagnandosi quindi l’accesso alla prima Serie B a girone unico del 1929-1930. I risultati dei rosso-giallo-blu ma in quegli anni i quarnerini lanciano nel calcio che conta giocatori come Volk, storica punta della Roma, Kregar, Loik e Varglien, campione d’Italia per cinque volte con la Juventus.

Ed oggi? Oggi di quel calcio istriano è rimasto ben poco. Nel 2011 venne organizzato un triangolare del ricordo tra nipoti e figli degli esuli di Pola, Fiume e Zara, vinto dalla Fiumana. Tra le varie curiosità vanno ricordati gli Istriani Gialloblù, gruppo di tifosi del Verona che all’interno del proprio striscione vede lo stemma dell’Istria con l’inconfondibile capretta. A Torino invece, è nato nel 2008 un progetto per iscrivere la Fiumana in Lega Pro anche se i vari tentativi non hanno prodotto alcun risultato significativo. Chissà, sarebbe bello un giorno vedere la Fiumana trionfare a Bologna o Venezia dove i nostri esuli ricevettero in dono uova e sputi dalla popolazione locale.

Sarebbe la rivincita perfetta, il riscatto di un popolo che ha perso tutto. Quasi tutto, perché la dignità istriana riecheggia nell’eternità!

Tratto da:panecalcioekren

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