Sono passati ormai 29 anni da quelle ‘Notti Magiche’ cha hanno scaldato il cuore di ogni italiano ma, a distanza di ormai quattro lustri, ancora si discute circa il simbolo di quel mondiale, ossia la mascotte ‘Ciao’.
Capolavoro per alcuni, obbrobrio per altri, la tanto discussa mascotte disegnata dal pubblicitario Lucio Boscardin ha diviso per anni l’opinione pubblica italiana. Ma che cosa rappresenta realmente?
Lo ha spiegato lo stesso Boscardin che, nel corso di una sua intervista, ha dichiarato di aver avuto l’ispirazione davanti ad un semaforo. Lì, vedendo scattare il verde e il rosso della bandiera italiana, aggiungendo un tocco di bianco ha avuto la sua illuminazione.
‘Ciao’ rappresenta infatti un burattino snodato formato da segmenti (ossia elementi cubici di colore bianco, verde e rosso, appunto) che se scomposti formano la parola Italia. La testa del burattino è invece formata da un pallone, mentre il nome dello stesso fu scelto con un sondaggio sottoposto ai giocatori del Totocalcio (gli altri nomi in questione erano Amico, Beniamino, Bimbo, Dribbly).
La mascotte fu scelta da una giuria composta da 5 persone e presentata al Quirinale nel novembre del 1987 esattamente due anni dopo venne giù il Muro di Berlino: mascotte dicevamo scelta dal designer come Pininfarina e Zanuso, Franco Carraro (allora Ministro per il Turismo e lo Spettacolo), Armando Testa e il critico d’arte Federico Zeri. Al termine della presentazione nessun giornalista si fece avanti per porre domande a Boscardin tranne Candido Cannavò all’epoca Direttore della Gazzetta dello Sport che fece i complimenti all’interessato e gli disse “Sì proprio bello questo pinocchietto!”. “Ciao” fu scelta fra le oltre 50.000 proposte arrivate da tutta Italia al comitato organizzativo per i mondiali italiani, raccogliendo subito pareri entusiasti e critiche feroci (non ultime quelle di Gigi Riva).
Eppure Ciao ancora oggi si pone come un concetto diverso di ‘mascotte’ rispetto alle ‘colleghe’ degli altri mondiali: lo stesso Boscardin ha spiegato in più occasioni che il suo intento non era solo quello di creare un animaletto o un pupazzetto simpatico, ma raggiungere un vero e proprio intento comunicativo.
E Ciao, a dispetto della freddezza e della spigolosità che qualcuno gli rimprovera ancor oggi, è diventato comunque il simbolo di un’epoca -i primi anni ’90- ricordata ancora oggi come l’apice del movimento calcistico italiano.