Il sorteggio per i gruppi di qualificazione di Euro ’92 si tenne a Stoccolma, il 2 febbraio 1990. A quel punto il Muro di Berlino era già crollato e il Cancelliere della Germania Ovest Helmut Kohl aveva annunciato un programma di dieci punti volto all’aumento della collaborazione tra la Repubblica Federale Tedesca (Germania Ovest) e la DDR e che aveva come ultimo intento la riunificazione dello stato. Poiché la riunificazione non era ancora stata formalizzata, la nazionale della Germania Orientale fu inserita nel sorteggio. Per un incredibile casualità, la Germania dell’Est venne estratta nello stesso gruppo della Germania Ovest, insieme a squadre come Belgio, Galles e Lussemburgo. Ma è ben prima dell’inizio dei turni di qualificazione che la Fine della Storia decide di intromettersi bruscamente.

La cultura calcistica nella Patria Socialista

Prima del 1992, come si può facilmente immaginare, il primato di vittorie negli scontri tra la due nazionali di Germania Est e Ovest era sporporzionatamente a favore di una delle due squadre. Ciò che stupisce è che la detentrice di quel primato fosse proprio la Germania Est. Alle Olimpiadi del ’72, a Monaco, l’Est sconfisse l’Ovest per 3-2 durante una partita della seconda fase a gruppi e terminò poi il torneo condividendo la medaglia di bronzo con l’Unione Sovietica. Due anni più tardi le due squadre si incrociarono nuovamente su un palcoscenico molto più prestigioso: la Coppa del Mondo. Ancora una volta il match si tenne in terra tedesca, precisamente ad Amburgo. Con un risultato del tutto inatteso, la Germania Est sconfisse gli ex-compatrioti per 1-0, una vittoria che venne prontamente sfruttata dai propagandisti della Germania Orientale. Nonostante questa vittoria (e il loro primo posto nel gruppo), fu il capitano della Germania Ovest, Franz Beckenbauer, ad alzare la Coppa al cielo due settimane più tardi.

Il calcio non riuscì mai a ingraziarsi i favori delle autorità sportive in Germania Est. La Repubblica Democratica Tedesca era una superpotenza olimpica quando bisognava mettere in campo ginnasti, atleti e nuotatori, ma se si esclude quella famosa vittoria ad Amburgo le loro prestazioni calcistiche in campo internazionale erano del tutto trascurabili e la qualificazione al Mondiale del 1974 rimase la loro unica partecipazione ad un grande torneo internazionale. Manfred Ewald, Ministro per lo Sport della Germania Est e Presidente del Comitato Olimpico del paese affermò che “il calcio si fa portatore di valori molto precisi: l’individualismo e il fanatismo sono più forti della disciplina e del razionalismo.”

Erano valori impopolari in uno stato socialista dove il collettivo era molto più importante del singolo individuo. Quando il futuro Pallone D’oro Matthias Sammer cominciò a mostrare una certa predisposizione al comando come giocatore della primavera della Dynamo Dresden, i suoi superiori si affrettarono a scoraggiare quell’atteggiamento che ai loro occhi sembrava uno dei tratti più distintivi della decadenza dell’occidente capitalista. Come ricorda Sammer: “Un giorno distribuirono dei nuovi scarpini ai giocatori… il mio paio era l’unico con la misura sbagliata. Erano di tre taglie troppo grandi. Pura e semplice vessazione. L’individualismo non era tollerato“. Dopotutto, come diceva Ewald: “lo sport non è divertimento privato, è educazione sociale e patriottica.”

A dire il vero la Germania Est raggiunse un modesto successo sul palcoscenico europeo. L’FC Magdeburg sconfisse il Milan nella finale di Coppa delle Coppe del 1974 e Carl Zeiss Jena perse di pochissimo la finale della stessa competizione contro la Dinamo Tblisi sette anni più tardi. Ma l’integrità della DDR-Oberliga venne irrimediabilmente compromessa quando la Stasi decise che la squadra sotto il loro patrocinio, l’FC Dynamo Berlin, avrebbe dovuto dominare la lega di football orientale senza soluzione di sorta. Dopo che la Dynamo Dresden riuscì ad afferrare il titolo di lega nel 1978, il Ministro per la Sicurezza di Stato e Capo della Stasi Erich Mielke, secondo quanto riportato, fece una visita allo spogliatoio dei giocatori del Dresden e li informò che era arrivato il momento di lasciare vincere Berlino. La Dynamo Berlin, malignamente soprannominata “elf schweine” (gli undici porci), vinse i dieci titoli che seguirono senza neppure tentare di mantenere una qualsivoglia illusione di correttezza. L’arbitraggio a loro favore era così spudorato che gli organi di stampa, i funzionari pubblici e persino i tifosi – negli anni ’80 il numero medio di presenze precipitò da 15.000 a 5.500 – dichiararono pubblicamente il loro biasimo, senza ricevere alcuna risposta.

Considerando l’evidente manipolazione di risultati e la completa mancanza di competitività nell’Oberliga, molti dei tifosi in Germania Est cominciarono a volgere lo sguardo al di là della Cortina di Ferro. La televisione, e il suo accesso ai canali occidentali, permise ai fans di seguire una squadra della Bundesliga piuttosto che rassegnarsi alla futilità del tifo per una squadra locale. Un tifo troppo entusiasta, però, tendeva ad attirare l’attenzione della Stasi. Nel libro “Calcio contro il nemico” Simon Kuper racconta la storia di Helmut Klopsfleisch, un residente di Berlino Est che coglieva ogni occasione per viaggiare nei paesi del Blocco Orientale a fare il tifo per “qualsiasi squadra occidentale che giocasse contro una orientale“. Soprattutto se la squadra orientale in questione era la sua amata Hertha Berlin, da cui si era dovuto separare per via del Muro di Berlino. Klopsfleisch si era reso protagonista di un tifo talmente fanatico che la Stasi aveva un intero dossier dedicato a lui e nel 1989 gli permise persino di emigrare a Ovest, a testimonianza di che razza di spina nel fianco fosse diventato per le autorità tedesche.

Il fatto che a Klopsfleisch venne permesso di emigrare era un chiaro segnale di cambiamento. Nel maggio del 1989 l’Ungheria rimosse le recinzioni dai confini e centinaia di tedeschi della Germania Est in vacanza colsero l’occasione per scappare in Austria; la Cortina di Ferro subì uno primo sfondamento. Dopo mesi di protesta, finalmente il Muro di Berlino crollò nel novembre del 1989. Ma il collasso del Muro non fu sinonimo di riunificazione immediata poichè il processo costituzionale di assorbimento della DDR nella Repubblica Federale Tedesca avrebbe richiesto quasi un anno. Per questo motivo la Germania Est, ancora legalmente considerata come stato sovrano, si trovò con una squadra nazionale che doveva continuare a partecipare alle competizioni ufficiali.

Nel frattempo il monopolio della Dynamo Berlin nella DDR-Oberliga venne finalmente interrotto nel 1988-89 con la conquista del titolo da parte della Dynamo Dresden, undici anni dopo l’inizio delle restrizioni imposte dalla Stasi. Il potere e l’influenza della Stasi cominciò a vacillare: non riuscì più a truccare risultati e a minacciare gli arbitri con lo stesso grado d’impunità. La Dynamo Berlin, intuendo i grossi cambiamenti in atto, decise di cambiare nome in FC Berlin durante la stagione 1989-90. Il club FC Karl-Marx-Stadt seguì il loro esempio e diventò Chemnitzer FC pochi mesi dopo. Il Dresden riuscì a difendere il titolo l’anno seguente, ma la stagione che seguì sarebbe diventato l’ultimo campionato ufficiale della DDR-Oberliga. Alle prime due classificate della stagione 1990-91 sarebbe stato garantito l’accesso alla Bundesliga dell’anno seguente. L’Hansa Rostock vinse il suo primo campionato DDR ed entrò nella Bundesliga assieme alla Dynamo Dresden.

Una generazione irrealizzata, o dell’arrivo del capitalismo

E’ nei tardi anni 80′ che la Germania Est può approfittare di una generazione di giocatori dal livello quasi stellare. Al Campionato Mondiale di Calcio Under-20 del 1987 in Cile i tedeschi dell’est, guidati da Matthias Sammer e Rico Steinmann, si classificarono primi nel loro gruppo e sconfissero per 2-0 la Bulgaria nei quarti. Vennero poi battuti di misura in semifinale dai futuri campioni della Jugoslavia, ma rimediarono una medaglia di bronzo vincendo contro i padroni di casa ai rigori nella gara per terzo-quarto posto. Poi, in coda alle qualificazioni per il Mondiale del ’90, la nazionale A riuscì a rimontare e a vincere contro l’Unione Sovietica per 2-1 e a raggiungere un ultimo scontro con l’Austria dove una vittoria sarebbe bastata a qualificarsi. Ma non ci fu verso.

Una settimana prima della data dell’incontro, il Muro di Berlino crollò. Quattromila tifosi dell’est si precipitarono a Vienna per assistere al match, anche se non è chiaro quanti di questi tifosi si fossero messi in viaggio per sostenere la squadra nazionale e quanti invece volessero semplicemente approfittare dell’improvvisa facilità di espatrio. I giocatori della nazionale Est erano appena arrivati in hotel quando “vennero sommersi di attenzioni da parte di agenti, scouts e allenatori di squadre della Bundesliga“, tutti evidentemente a caccia di talenti da rubare alla DDR. Non è chiaro se questa marea di attenzioni abbia influito sull’umore dei giocatori o meno, fatto sta che la Germania Est perse per 3-0 e buttò al vento l’unica occasione di partecipare per la seconda volta a un torneo mondiale. Pochi giorni dopo Sammer, Steinmann e Andreas Thom erano già sotto contratto con squadre della Bundesliga.

La Germania Ovest, nel frattempo, si qualificò senza problemi e dopo aver dominato la fase a gruppi riuscì a sconfiggere l’Olanda, la Cecoslovacchia e l’Inghilterra prima di raggiungere la finale con i campioni in carica dell’Argentina. Molti “Ossis” (dalla parola tedesca “Ost”, vale a dire “Est”, ndt), come venivano comunemente chiamati i tedeschi orientali, tifarono apertamente per la Germania Ovest, a quel punto liberati dalla paura di istigare una reazione da parte della Stasi. In una scena memorabile del film Goodbye, Lenin! un Ossi si dispera nel far funzionare un disco satellitare in tempo per vedere la semifinale contro l’Inghilterra. Frustrato dal fallimento dell’impresa, si precipita nell’appartamento del vicino di casa. La finale, una partita incredibilmente trucida, venne decisa da un rigore molto discusso assegnato all’ottanticinquesimo minuto e realizzato da Andreas Brehme. Sulla carta, questa era la terza Coppa del Mondo per la Germania Ovest ma in realtà era un vittoria per tutti i tedeschi, sia Wessis che Ossis, separati per 44 anni da una barriera sia fisica che culturale. Non si trattò di un secondo Wunder von Bern, ma fu certamente un evento fondamentale che si guadagnò da subito un posto nel folclore popolare calcistico, più per la sua valenza simbolica che per la prestazione in campo.

Così scompare una squadra nazionale…

Che destino aspettava la nazionale della Germania Est? La DDR rimase, almeno in nome, uno stato sovrano per tutta la durata del lento processo legale di riunificazione, pertanto la sua nazionale dovette continuare ad adempiere agli obblighi sportivi internazionali. La prima partita dopo la sconfitta per 3-0 con l’Austria venne disputata all’interno di un torneo amichevole svolto in Kuwait, dove i tedeschi persero nuovamente per 3-0 contro una Francia guidata da Eric Cantona. Questo risultato divenne l’ultima sconfitta calcistica nella storia della Germania Est. Batterono il Kuwait per 2-1 nell’ultima partita del torneo e poi, il primo di aprile, sconfissero gli Stati Uniti per 3-2 al Berlin Sportforum, il campo della Dynamo Berlin, in un partita ormai priva di tutti quei sottotesti politici che solo un anno prima avrebbero inevitabilmente oscurato l’atmosfera dell’evento. La settimana successiva vinsero per 2-0 sull’Egitto al Ernst-Thälmann-Stadium di Karl-Marx-Stadt. All’arrivo dell’estate Karl-Marx-Stadt decise di ribattezzarsi col suo vecchio nome, Chemnitz, e lo Ernst-Thälmann-Stadium, chiamato così in ricordo di un leader comunista che visse durante la Repubblica di Weimar, venne rinominato Sportforum Chemnitz.

Gli scontri con gli Stati Uniti e l’Egitto furono gli ultimi a venir giocati in casa, ma l’interesse che circondava la Nazionale Est era andato scemando da molti anni. Negli anni ’70, la Germania Est chiamava a raccolta folle nell’ordine delle decine di migliaia; una volta si presentarono persino in 100.000 al Leipzig Central Stadium, nel 1971, per assistere alla sconfitta in casa per 2-1 durante un match di qualificazione a Euro 1972, contro la Jugoslavia. Ma verso la fine degli anni 80′ la nazionale faticava a riempire gli stadi. Solo 16.000 persone furono testimoni di una grande vittoria della DDR per 2-1 sull’URSS in un match di qualificazione a Italia ’90. I numeri delle presenze alle ultime due partite in casa sono pietosi. Solo in 4.000 si presentarono per un’amichevole con gli USA e appena 1.000 seguirono l’ultima storica partita in casa. Nel mese di maggio, la Germania Est venne invitata a una amichevole al Maracanã di Rio de Janeiro, per permettere ai brasiliani di scaldare i muscoli in vista del Mondiale. La nazione ospitante pagò per il viaggio e l’alloggio dell’intera squadra tedesca che si rese poi protagonista di un impressionante rimonta, passando dal un passivo di 3-1 a un sorprendente risultato finale di 3-3.

L’amichevole contro il Brasile si giocò il 13 di maggio. Cinque giorni più tardi, il Cancelliere della Germania Ovest Helmut Kohl e la sua controparte per la Germania Est Sabine Bergmann-Pohl, cofirmarono un trattato per l’unificazione sociale ed economica tra Est e Ovest. Purtroppo le date per le qualificazioni a Euro ’92 erano già state decise e la Germania Est doveva cominciare la sua campagna di qualificazione fuori casa, contro il Belgio, il 12 settembre. La riunificazione era ormai imminente e il match venne trasformato in una semplice amichevole. Nell’ultima partita della sua storia, la Germania Est battè il Belgio per 2-0 ad Anderlecht e il suo capitano, Matthias Sammer, segnò entrambe le reti. In anticipo sui tempi, Sammer aveva già cominciato a giocare per un club della Bundesliga, il VfB Stuttgart.

Il 3 ottobre la Repubblica Democratica Tedesca cessò di esistere. Il match tra Germania Est e Ovest si sarebbe dovuto disputare il 21 novembre a Leipzig, ma prima di quella data la Germania Est sarebbe finalmente confluita nella Nazionale Ovest. Così, le autorità sportive decisero di trasformare l’incontro di qualificazione in un match amichevole per celebrare la riunificazione, in maniera non dissimile da quanto fatto durante la partita dell’amicizia tra Germania e Austria dopo l’Annessione di quest’ultima da parte dei tedeschi. A Matthias Sammer era già stato promesso un posto nella Germania Ovest che avrebbe partecipato a Euro ’92, ma il giocatore promise ai suoi ex-compagni che si sarebbe presentato per un ultima presenza con la maglia della Germania Est.

Il match non venne mai disputato. L’hooliganismo e i movimenti naziskin che avevano occupato gli stadi dell’Oberliga negli anni ’80 rappresentavano già un fenomeno dilagante. Canti neonazisti e antisemitici erano diventati una circostanza comune. Sul finire degli anni ’80, gli arresti correlati al calcio avevano raggiunto quota 1.000. In un incidente particolarmente odioso, centinaia di skinheads avevano marciato attraverso Berlino prima della finale di FDGB-Pokal del 1988 (FDGB-pokal, Coppa Nazionale della Germania Est, ndt), per poi esibirsi in canti neonazisti durante tutta la partita. Le autorità della Germania Ovest, temendo disordini ai danni dei giocatori, annullarono la partita tra Germania Est e Ovest. La nazionale Est, come il paese che rappresentava, cessò di esistere. La sua storia non si concluse con uno schianto, ma con un lamento: un decisione burocratica fatta come reazione all’hooliganismo.

Le Lotte del Post-Riunificazione

Matthias Sammer venne convocato e successivamente schierato con la Germania (non più Ovest) che partecipò a Euro ’92, assieme ad altri Ossis come Thomas Doll e Andreas Thom. Sammer diventò in seguito uno dei migliori giocatori tedeschi della sua generazione. Vinse l’Europeo 1996, giocando dal primo minuto tutte le partite fino alla vittoria per 2-1 nella finale contro la Repubblica Ceca. Vinse il premio come Miglior Giocatore del Torneo e l’anno seguente potè aggiungere il Pallone D’oro al suo impressionante bottino personale, dopo aver capitanato il Borussia Dortmund fino alla vittoria in Champions League.

Ma una carriera di successo come quella di Sammer è un’eccezione alle regola per i giocatori della Bundesliga arrivati dalla Germania Est. A 22 anni di distanza dalla riunificazione, ancora oggi il divario tecnico tra il calcio tedesco dell’Est e quello dell’Ovest rimane vastissimo. La squadre orientali non erano equipaggiate per reggere il colpo della transizione a una economia di mercato. I giocatori più forti vennero frettolosamente venduti a club occidentali. La corruzione era dilagante e dirigenti dei club ne approfittarono per riempirsi le tasche di denaro piuttosto che reinvestire nel futuro della loro squadra. La Dynamo Dresden lottò in zona retrocessione per l’intera durata della sua permanenza nella Bundesliga, fino all’inevitabile capitolazione durante la stagione 1994-95. A quel punto la squadra si era talmente indebitata da costringere le autorità a negar loro i permessi per partecipare al campionato di seconda divisione. Vennero retrocessi in Regionalliga Nord, la quarta divisione tedesca. Non sono mai riusciti a tornare in Bundesliga. La Dynamo Berlin, oggi, compete in quinta divisione, attirando un pubblico di circa 900 tifosi irriducibili.

Oltre alla Dynamo Dresden, gli unici club orientali ad aver giocato nella Bundesliga sono l’Hansa Rostock, l’Energie Cottbus e il VfB Leipzig. Tra queste la squadra che ha registrato i risultati più convincenti è l’Hansa, piazzatosi per due volte al sesto posto. L’Energie Cottbus non si è mai piazzato sopra il tredicesimo posto, mentre il Leipzig si è classificato ultimo nella sua unica stagione in massima divisione. Nel 2004 il Leipzig, la prima squadra nella storia tedesca ad aggiudicarsi il titolo nazionale, ha dichiarato bancarotta. Da allora il club è stato resuscitato da un gruppo di tifosi appassionati e ribattezzato col nome che la squadra portava durante l’era socialista, 1.FC Lokomotive Leipzig. La squadra più importante della città oggi è il Red Bull Leipzig.

La disparità calcistica tra Est e Ovest rimane enorme. Come scrive Uli Hesse in “Tor!“: “Ben lungi dal diventare il giardino in fiore promesso dal Cancelliere Helmut Koh, la vecchia DDR si stava velocemente trasformando in una terra desolata del calcio“.
Molti campi di gioco rimangono decrepiti, il razzismo dilaga e i numeri di presenze registrati sono pessimi. La differenza è palpabile anche quando si esamina la squadra nazionale: la Germania dell’Europeo 2012 aveva tra le sue fila solo due giocatori nati nella vecchia Germania Est: Toni Kroos e Marcel Schmelzer.

La Fine della Storia portò alla caduta sia della Repubblica Democratica Tedesca che del calcio della Germania Est. La DDR non diventò mai una superpotenza calcistica in grado di competere con la sua controparte occidentale, ma riuscì a costruire una orgogliosa tradizione calcistica tutta sua. Alcuni dei suoi club più importanti oggi si affannano per sopravvivere nella categorie più basse e sono davvero pochi i giocatori nati nell’Est a venir convocati nella Nationalmannschaft. Ci sono però ragioni per essere ottimisti. Le infrastrutture stanno gradualmente migliorando, nuovi stadi sono in fase di costruzione e “il futuro potrebbe fornire un’occasione a queste squadre dalla tradizione solida e dal seguito entusiasta per tornare ai fasti di un tempo“. Ciononostante, gli effetti distruttivi che la Fine della Storia ha avuto sulla nazionale della Germania Est e sul calcio di cui si faceva portatrice non possono essere sottolineati abbastanza.

Eppure, se la caduta della Germania Est ha portato alla scomparsa di una squadra nazionale, spostandoci ancora più a est potremo vedere la creazione di una nazionale tutta nuova…

Fonte: questoluridogioco.wordpress.com

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