“Abbiamo letto ieri mattina con grande interesse l’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Siamo rimasti positivamente colpiti dalla volontà espressa dal Presidente di voler far ‘ripartire’ il Paese, pur con le doverose attenzioni e le nuove regole da definire nel prossimo ‘Decreto agosto’. Da persone responsabili non possiamo che essere d’accordo. Ma da uomini e dirigenti sportivi, ugualmente responsabili, siamo rimasti delusi dal fatto che il Presidente Conte non ci abbia fornito una parola di speranza per quanto riguarda la ripresa dei nostri Campionati interrotti e annullati a seguito dell’esplosione dell’emergenza Covid-19 e delle decisioni conseguenti assunte dal Governo”, afferma Mauro Fabris, Presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile.

“Da allora permane di fatto il blocco a qualsiasi ripartenza normale delle nostre attività. Unica alternativa per allenamenti congiunti e competizioni: adottare il Protocollo approvato dal CTS per il calcio di Serie A. Ma a costi insostenibili per tante discipline pur di vertice e olimpiche come la pallavolo. In queste condizioni le nostre 31 Società, con migliaia di atlete e centinaia di squadre giovanili, e i Campionati della Serie A Femminile di Pallavolo non ripartiranno, con il rischio di desertificare e poi azzerare un Movimento che oggi vede le squadre italiane detentrici in carica di tutte le Coppe Europee (Novara, Busto Arsizio, Monza) e del titolo di Campione del Mondo (Conegliano)”.

“Rivolgiamo dunque – conclude Fabris – un appello al Presidente del Consiglio Conte, al Ministro Spadafora, al quale esprimiamo sostegno in queste ore per lui complicate, conoscendo l’impegno che ha sinora dimostrato per risolvere i problemi da noi sollevati, affinché nell’imminente definizione del ‘Decreto agosto’ trovino spazio nuove regole anche per il mondo dello sport che ci consentano di mantenere in vita, ai livelli di eccellenza internazionale raggiunta, la pallavolo femminile italiana. Diversamente in pochi mesi saremo costretti a chiudere”.

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